Primavera a secco, «piante molto stressate»
Piante che perdono le foglie, che non sviluppano la fotosintesi e che non riescono ad assorbire sostanze nutritive per il loro sviluppo. Benvenuti in quella che potrebbe essere la «bella stagione» 2022. Che potrà essere causata, in parte, anche da una primavera in preda alla siccità. Una stagione «a rischio», quella appena partita domenica. Sì, perché una pioggia come si deve manca da parecchi mesi. Addirittura si deve tornare indietro all'anno scorso, a novembre, per rilevare precipitazioni superiori alla media annuale di 119.7 mm (a 147 mm, sui dati di Locarno pubblicati online sul sito ti.ch/oasi). Da dicembre a oggi, calma piatta con valori che oscillano attorno a un decimo della media. Anche i laghi piangono, certo lacrime... secche e sabbiose. Gli scatti fotografici di nuove «isole» che sembrano emergere dagli specchi d'acqua «inondano» i media sociali. Come pure quelli delle spiagge improvvisamente «allungate».
Sempre sullo stesso sito, il segnaposto sul Lago Maggiore (media annuale di 193.2 metri) segna un triste «192.68». Rispetto al 2014, per esempio, siamo sotto di un metro abbondante (il dato, impietoso, dice «193.84»). I canneti delle Bolle, visibili dalla foce del Ticino sui banchi di sabbia emersi, riportano i segni del livello abituale, una sfumatura più scura rispetto alla parte alta, sempre più chiara e risecchita. Il grido d'allarme è lanciato proprio dalle piante, la vegetazione che si sta risvegliando in questa stagione più secca che mai.
Un inverno «siccitoso»
«Abbiamo avuto un inverno molto siccitoso», premette Marco Conedera, ingegnere forestale e ricercatore presso il WSL, l'istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio. «il che comporta una mancanza di riserva idrica sotto forma di neve. Questo ha già portato a degli incendi in situazioni inabituali—dice l'esperto, facendo riferimento ai recenti roghi, di proporzioni notevoli, sui monti del Gambarogno—. Di solito il periodo con più incendi partirebbe adesso, nel mese di marzo e nel mese di aprile, quando il Sole scalda di più».
«Il fatto che continua a non piovere, adesso che si sta risvegliando la vegetazione, diventa un problema supplementare in quanto, al momento della partenza vegetativa, le piante hanno bisogno di acqua per sviluppare le foglie, per crescere... il fatto che la falda sia bassa, come possiamo vedere a occhio con il livello dei fiumi, porta una carenza idrica che potrebbe dare uno stress supplementare a tutta la vegetazione, soprattutto a quella coltivata per la produzione».
Un altro aspetto che Conedera lega a doppio filo con la siccità è costituito dal caldo invernale. Una combinazione esplosiva per il verde: «Quando l'inverno è molto caldo, muoiono meno parassiti. E all'arrivo della stagione, la popolazione nociva di insetti tende a essere più alta e potremmo vedere un aumento delle calamità provocate da questi piccoli organismi».
Lo scienziato, tuttavia, non vuole cedere il terreno a gridi d'allarme catastrofisti. «Almeno sul fronte delle foreste, l'apparato radicale delle piante va molto in profondità e permette, in questo periodo, di riuscire a sopperire a questa temporanea mancanza d'acqua». Sì, ma poi? Cosa succederebbe se la situazione di crisi dovesse perdurare? «Se nei mesi estivi ci fosse ancora siccità, quando le piante con il caldo devono traspirare molto... beh, vedremo piante che perdono la chioma precocemente, che non riescono a sviluppare la fotosintesi e che vanno in carenza di sostanze nutritive e di riserve per il loro sviluppo».
Il terreno
Ma c'è pure un altro problema, che riguarda il terreno. «Quando inizia a piovere, il fenomeno non deve avvenire in modo massiccio. Piogge torrenziali su un terreno secco, poco incline ad assorbire l'acqua dopo mesi di siccità, possono causare lo scorrimento superficiale delle acque con erosioni, scoscendimenti e frane». Dobbiamo proprio incrociare le dita, sostiene l'ingegnere, in maniera che l'ecosistema sia pronto ad assorbire la quantità maggiore possibile».
E se dovessero presentarsi le condizioni peggiori? Il ricordo di Marco Conedera corre subito al 2003, quando le condizioni erano davvero difficili. «La ripresa della vegetazione ha richiesto parecchio tempo e in alcuni casi non si è ripresa affatto. Questo stress molto forte, combinato con i parassiti, all'epoca aveva causato morìe molto vaste. Ma al momento attuale non sussistono ancora questi rischi. Dipenderà molto da quel che succederà in aprile-maggio». Quando, si spera, il sistema dovrebbe riprendersi dopo l'arrivo dell'acqua.