In aula

Processo Adria: la truffa traballa, ma tiene

Condannati a 5 anni e 9 mesi l’ex direttore di banca Wir Yves Wellauer e a 5 anni e 3 mesi gli imprenditori Adriano e Filippo Cambria – Cade, per motivi formali, l’accusa di amministrazione infedele per le spese pazze
Federico Storni
04.10.2024 16:57

Le continue picconate delle difese hanno scalfito, ma non frantumato, l’ipotesi accusatoria nel processo per il maxicrac di Adria Costruzioni. Banca WIR, ha sancito la Corte, è effettivamente stata pesantemente danneggiata dal suo direttore Yves Wellauer e dagli imprenditori immobiliari Adriano e Filippo Cambria, padre e figlio, per  circa 17 milioni di franchi. Non quanto prospettava l’accusa, non da tutti gli imputati (dalla fattispecie di truffa due dei sette sono stati infatti prosciolti), ma quanto basta per una condanna. Caduta invece l’ipotesi di amministrazione infedele ai danni del trio (l’accusa cioè di aver effettuato spese pazze e milionarie con i soldi delle società), per un motivo squisitamente tecnico: l’accusa non è stata sufficientemente circostanziata e in inchiesta si è incorsi in vizi procedurali non più sanabili. Tutto considerato, Wellauer (difeso dall’avvocato Eero De Polo) è stato condannato a 5 anni e 9 mesi, Filippo e Adriano Cambria (difesi dagli avvocati Carlo Borradori e Sabrina Aldi) a 5 anni e 3 mesi; e tre degli altri quattro imputati a pene comprese fra. Uno di loro, un 46.enne difeso dall’avvocato Elio Brunetti, è stato del tutto prosciolto. Ma non è finita qui. Che si andrà in Appello è già certezza. Il processo bis i tre principali imputati, condannati tra l’altro ognuno a rifondere tre milioni allo Stato, lo attenderanno a piede libero: la richiesta di carcerazione di sicurezza è stata respinte dal presidente della Corte delle assise criminali Marco Villa (giudici a latere Emilie Mordasini e Monica Sartori-Lombardi, con gli assessori giurati).

«Senza il direttore corrotto...»

Si è dunque chiuso con tre ore di motivazione della sentenza il primo capitolo del più «ingombrante» processo della storia giudiziaria recente di questo cantone. Ad assistere al momento, oggi, nella spaziosa sala del Consiglio comunale di Paradiso vi era in tutto quasi un centinaio di persone, e gente in piedi. Primo capitolo perché è praticamente certo che vi sarà un processo bis in Appello, soprattutto per i tre principali imputati. D’altronde chiedevano di essere assolti, le condanne a loro inflitte, sebbene dai fatti sia passato ormai un decennio, sono ingenti, e le parole della Corte nei loro confronti non sono state affatto tenere. Specialmente per quanto  riguarda Wellauer: «È una mela marcia nata e cresciuta all’interno di banca Wir - ha detto il giudice Villa. - Non ci fosse stato un direttore corrotto e disonesto, degli arrampicatori come i Cambria non avrebbero mai potuto mandare in fumo così tanti milioni in così poco tempo. Wellauer rappresentava la banca WIR in Ticino e il sistema bancario svizzero, uno dei piloni cardine del nostro benessere. Non possiamo dimenticarcene. Non vi è un aggettivo per qualificare la sua colpa». E per questo essa è maggiore di quella dei Cambria, la cui colpa è stata quella di volersi arricchire alle spalle della banca che aveva dato loro fiducia, delle altre imprese del settore edile e dell’intera società e dei suoi dipendenti. Nel fallimento di Adria  ballano infatti 2,4 milioni di oneri sociali, 1 milione di tasse non pagate e 1,6 milioni di stipendi mai versati.

La truffa ha tenuto

Le difese nei molti giorni di dibattimento avevano cercato più e più volte di contestare il ruolo di vittima della banca WIR, sostenendo che non potesse non sapere cosa stava succedendo e che, se non la sapeva, era per sue gravi mancanze. Di diverso avviso la Corte: «Non neghiamo che la Banca abbia mostrato una certa liberalità nel concedere i crediti, ma questo comportamento non è assolutamente sufficiente a considerarla responsabile di quanto è successo, né a prosciogliere gli imputati. L’aver sottaciuto alla Banca la provenienza dei mezzi propri necessari per ottenere i crediti di costruzione è sicuramente un inganno, ed è sicuramente astuto, in quanto il rapporto di fiducia, la realtà clientelare e la buona fede commerciale escludevano di principio la necessità di ulteriori controlli da Basilea». Per la Corte, dunque, si è trattato di truffa solo quando crediti di costruzione di altri cantieri sono stati utilizzati a mo’ di (finti) mezzi propri per accendere nuovi crediti, perché quei soldi erano vincolati alla costruzione di nuovi edifici. Ciò ha comportato alcune assoluzioni e ha ridotto di qualche milione il danno subito da WIR: 17 milioni, di cui «solo» 11 riconducibili anche a Wellauer.

Assolti per le spese pazze

L’inchiesta, forse si ricorderà, era stata complicata e prima di arrivare alla procuratrice pubblica Chiara Borelli era passata di mano due volte, così come due volte era stato rispedito al mittente l’atto d’accusa. Questa fragilità è emersa anche in sede di sentenza, dato che per importanti vizi formali la Corte si è in pratica trovata costretta ad assolvere gli imputati per alcune condotte che, meglio «inchiestate», avrebbero probabilmente portato a condanne. Proscioglimento è stato per esempio per gli episodi corruttivi, le mazzette - «È pacifico che i soldi ricevuti da Wellauer sono frutto di un atto di concorrenza sleale» - e soprattutto per le spese pazze compiute dai due Cambria con i soldi delle società (Ferrari, yacht, aereo, il lancio di una linea d’occhiali, sponsorizzazioni nel Motomondiale, spese personali) per quasi 13 milioni: «Anche tenuto conto degli scopi allargati delle società, per la Corte sarebbe stato perlomeno manifesto che diverse di queste spese potevano costituire amministrazione infedele aggravata, non avendo un rapporto diretto comprovato o sufficiente con gli scopi sociali. Tuttavia  gli imputati vanno prosciolti per una non più sanabile violazione del loro diritto di essere sentiti». Non sono cioè stati confrontati in modo sufficientemente dettagliato alle accuse a loro mosse.