Il caso

Promessa sposa per forza

Condannata una donna di origini asiatiche accusata di tentato matrimonio forzato: ha cercato di costringere una familiare a convolare a nozze con un connazionale – Spesso il fenomeno si nasconde nella violenza domestica e c’è chi non segnala per paura di perdere il permesso B
I matrimoni forzati in Svizzera sono vietati ed esplicitamente punibili dal 2013. © Shutterstock
Valentina Coda
16.12.2022 06:00

È un caso particolare quello approdato ieri in Pretura penale a Bellinzona. Uno di quelli che raramente prende la via della giustizia perché la percentuale di persone – solitamente giovani donne – che chiede aiuto alle autorità è estremamente bassa. In questa circostanza alla sbarra, davanti alla giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti, sarebbe dovuta comparire proprio una donna accusata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni di tentato matrimonio forzato per aver cercato, tra marzo 2018 e aprile 2019 in un comune del Mendrisiotto, di costringere una familiare a sposarsi con un connazionale utilizzando sia violenza che minaccia. Usiamo il condizionale perché l’imputata ha deciso di non presentarsi in aula. La prassi, in questi casi, vuole che la richiesta di pena proposta dalla titolare del decreto d’accusa venga applicata in assenza di una giustificazione di opposizione. L’imputata è stata così condannata a una pena pecuniaria sospesa di una settantina di aliquote giornaliere.

Con violenza e minaccia

Partiamo dal caso specifico per poi allargare il discorso alla presenza del fenomeno in Ticino. In aula, come preannunciato, sarebbe dovuta comparire (senza essere patrocinata da un avvocato) una 50.enne originaria di uno Stato asiatico che tra marzo 2018 e aprile 2019 ha tentato di costringere una familiare, che viveva sotto lo stesso tetto, a convolare a nozze con un connazionale ricorrendo a violenze e minacce, senza però riuscirci. Purtroppo, però, non è sempre così. Basti pensare al recente fatto di cronaca nera nella vicina Italia dove una diciottenne pakistana è stata uccisa da uno dei familiari perché si sarebbe rifiutata di sposare un cugino in patria. Tornando al di qua del confine, la 50.enne ha violato l'articolo 181a del Codice penale, secondo cui «chiunque, usando violenza o minaccia di grave danno contro una persona, o intralciando in altro modo la libertà d’agire di lei, la costringe a fare, omettere o tollerare un atto, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria».

Incastrate tra culture

Il Ticino, come visto, non è esente da questo fenomeno. I casi (pochi) che vengono segnalati ai professionisti oppure alle autorità si presentano sotto forma di violenza domestica. Facendo in seguito una radiografia più approfondita, sotto il grande contenitore dei maltrattamenti emerge un passato o un recente matrimonio coatto. Sara Bettini, referente del progetto «Matrimoni forzati» del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) ci spiega le difficoltà nel far venire alla luce situazioni simili. «I casi segnalati al Servizio per l’aiuto vittime di reati del DSS sono stati un paio negli ultimi due anni – osserva –, un dato che però non rispecchia la realtà ed è difficile da reperire. Sono situazioni che emergono a stento perché le vittime fanno fatica a riconoscerle. Parliamo anche di chi è già sposato, ma non può separarsi o divorziare perché subisce costrizioni da parte della comunità o della famiglia». Ma quali sono i casi tipo che vengono segnalati? Bettini ci parla di «giovani ragazze tra i 16 e i 18 anni, nate e cresciute in Ticino, che vengono costrette dai propri genitori a sposarsi con un parente che vive nel Paese di origine». Esistono però anche casi in cui le ragazze «si rivolgono ai servizi di aiuto perché subiscono violenze da parte dei familiari. Si ritrovano a dover rispondere a due culture di appartenenza». Snoccioliamo qualche dato. Nel 2014 i casi segnalati in Ticino sono stati cinque, nel 2015 nove, nel 2016 una decina e nel 2017 dodici. Nel 2019 era approdato sempre in Pretura penale a Bellinzona il tentato matrimonio combinato del richiedente l’asilo che rischiò di essere ucciso nel 2017 in una sparatoria a Giornico.

Da Berna al Ticino

La legge contro i matrimoni forzati in Svizzera è entrata in vigore nel 2013 e prevede tutta una serie di modifiche legislative. Prima di tutto si è inasprita la pena contro chi costringe, ed è inoltre stata applicata una modifica che riguarda il permesso di soggiorno. «Esistono persone già sposate che hanno paura a separarsi anche per il timore di perdere il permesso di soggiorno – prosegue –. In questo caso, se viene dimostrato che si tratta di un matrimonio forzato, il permesso può essere concesso o prolungato dopo lo scioglimento del matrimonio». Nel 2014 è stato lanciato il programma federale contro i matrimoni forzati, a cui hanno partecipato diciotto Cantoni, tra cui il Ticino, che ha inglobato tutta una serie di attività di sensibilizzazione svolte su più livelli. E ogni Cantone ha avuto il compito di monitorare la situazione. Il progetto federale è stato concluso nel 2018, ma «ancora oggi organizziamo diversi incontri di sensibilizzazione e distribuiamo il materiale che abbiamo prodotto in quattro anni sia ai professionisti che alla popolazione. Portiamo il tema sotto il cappello della violenza domestica in particolare alle comunità straniere che ne parlano in modo molto trasparente e conoscono persone che l’hanno vissuto o lo stanno vivendo», chiosa.

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