Lugano

Prove di dialogo e d’occupazione

Gli autogestiti intendono restare nelle ex scuole di Viganello almeno fino a domani, ma probabilmente fino a quando si riunirà giovedì il Municipio - Quel giorno si dovrebbe discutere di possibili spazi da destinare loro: a differenza degli ultimi anni, sembra essersi instaurato un dialogo tra le parti
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Da un lato tra autogestiti e autorità sembra essersi socchiusa una finestra di dialogo che pareva blindata fino a venerdì scorso. Dall’altro l’occupazione delle ex scuole elementari di Viganello da parte di esponenti del SOA Il Molino ed eventuali simpatizzanti proseguirà ancora almeno qualche giorno. Sicuramente sino a domani sera. Interventi di Polizia permettendo, ovviamente. Sono questi i due principali fatti emersi in questo fine settimana in cui il tema spazi per l’autogestione è tornato prepotentemente alla ribalta in Città, vuoi per la notizia che l’inchiesta sulla demolizione due anni fa di parte dell’ex Macello è da rifare, vuoi (appunto) per l’occupazione messa in atto a Viganello dagli autogestiti. Non vi è, peraltro, nesso di causalità fra i due eventi: il presidio, descritto come temporaneo e inizialmente previsto sino a oggi, era stato organizzato già prima che arrivasse la sentenza che ha riaperto il caso giudiziario.

Palla al Municipio

Lo spiraglio di dialogo si è aperto sabato pomeriggio, quando la capodicastero Sicurezza di Lugano Karin Valenzano Rossi ha dialogato con alcuni autogestiti per alcuni minuti prima dell’assemblea popolare di questi ultimi (a cui non ha poi partecipato). Un incontro sul cui significato gli autogestiti hanno discusso ancora oggi, scegliendo di essere attendisti: aspettando, cioè, la prossima mossa della Città. In questo senso il tema sarà sui banchi dell’Esecutivo giovedì e la discussione dovrebbe vertere sul portare proposte concrete di spazi agli autogestiti. Al proposito, da noi contattata, Valenzano Rossi «non conferma e non smentisce» che proprio di questo abbia discusso con i molinari sabato. Resta in ogni caso da valutare come reagiranno questi ultimi e altri eventuali attori interessati. La proposta ventilata dalla Città dopo la demolizione dell’ex Macello - un depuratore in disuso di proprietà della Città stessa sul Piano della Stampa - era rimasta lettera morta e il Comune di Canobbio si era affrettato a dire no, preoccupato dai rumori.

Tanto dipenderà dunque dalle proposte, ma non solo. Se l’aria che si respira sembra cambiata è anche perché le parti hanno dialogato faccia a faccia. Non succedeva da anni.

Un primo passo è quindi stato compiuto. Anche la recente dichiarazione della neo consigliera di Stato Marina Carobbio (direttrice del DECS) di voler discutere della questione è stata accolta con un certo auspicio, nell’attesa di vedere se e come si concretizzerà.

In cerca di sostegno

Intanto l’assemblea degli autogestiti di questo pomeriggio - a cui ha assistito una cinquantina di persone - è stata anche piuttosto concreta. Da un lato è stato abbozzato un programma di eventi negli spazi occupati per i prossimi giorni, dall’altro il focus del SOA sarà capire se vi saranno forze e volontà per continuare l’occupazione. Sia perché l’edificio di tre piani è piuttosto grande e quindi «impegnativo da difendere», sia perché il desiderio è che l’occupazione non sia fine a se stessa. In altre parole: ha senso continuare se non vi è nessuno interessato a utilizzare gli spazi? In questo senso gli occupanti intendono ora sondare il terreno. «Questa occupazione è anche un segnale alle associazione», ha detto una persona. Anche perché, ha rimarcato un’altra, «non si può pretendere che noi si fa il lavoro sporco e poi arrivare ad accordi fatti». Oltre a ciò, gli autogestiti intendono prendere contatto con i residenti nel quartiere per presentarsi e spiegare le loro intenzioni. All’assemblea di sabato alcune persone residenti nei paraggi hanno chiesto rassicurazioni sui rumori molesti e le hanno ottenute. Oggi si è tenuto conto di questo aspetto nell’organizzare le attività dei prossimi giorni.

Queste, le intenzioni degli occupanti. Non è al momento noto come decideranno di agire Città e forze dell’ordine. Queste ultime hanno mantenuto una presenza discreta finora. Sull’arco dei tre giorni non sono stati segnalati particolari disordini.

Il luogo

Le ex scuole di Viganello sono sostanzialmente in disuso da alcuni anni. Proprio di recente il Consiglio comunale di Lugano ha votato un credito da una trentina di milioni di franchi per costruire un nuovo complesso scolastico sul terreno, cosa che comporterà la demolizione di quello attuale. Il progetto non è però prioritario. La Città, ci ha riferito la municipale Cristina Zanini Barzaghi, ha vacato gli spazi in quanto una perizia ingegneristica non lo considerava più sicuro a livello statico.

Quei quarantasette edifici potenzialmente occupabili

Fra i punti ancora da chiarire in merito alla demolizione due anni fa di parte dell’ex Macello v’è anche quello relativo agli edifici «a rischio occupazione» di Lugano. Un documento in questo senso esisterebbe in Polizia, in quanto sia l’oggi sindaco Michele Foletti che Karin Valenzano Rossi ne hanno fatto riferimento durante i loro interrogatori. Stando a quest’ultima riguarderebbe «ben 47 stabili in città, fra cui 23 probabili» per cui sarebbe stata prospettata, da parte della Polizia, «l’occupazione potenziale», in caso di sgombero dell’ex Macello.

Nell’economia dell’inchiesta viene suggerito di chiarire quali edifici disabitati erano monitori e individuati dalla Polizia siccome a rischio occupazione, nonché di chiarire quali misure erano previste allora in caso di occupazione. Le risposte che emergeranno, alla luce di quanto accaduto questo fine settimana e degli scenari futuri, risultano di rinnovato interesse. Le ex scuole di Viganello (o prima ancora lo stabile che un tempo ospitava la Caritas, occupato per una notte a fine anno scorso, o lo stesso Istituto Vanoni occupato la sera della demolizione dell’ex Macello) erano in questo documento? Le forze dell’ordine avevano semplicemente fatto un censimento dei possibili obiettivi o, perlomeno per quelli considerati «probabili», avevano preparato delle schede, dei piani d’azione?

Il progetto SPIN

Il numero di edifici «occupabili» in città può sembrare alto, ma sorprende fino a un certo punto. La Città negli scorsi anni ha cercato - concentrandosi in particolare sulle ex case comunali - di ridare nuovi scopi ad alcuni di sua proprietà. È il cosiddetto progetto SPIN (Spazi Insieme) per cui la Città ha stanziato 3,3 milioni di franchi. Riguarda 27 edifici non più utilizzati o sottoutilizzati. Si va da Villa Saroli all’ex casa comunale di Maglio di Colla.