Curiosità

Quando attorno a Locarno on Ice sfrecciavano ancora le automobili

Storia e successo di una manifestazione che è passata dai 60 mila visitatori della prima edizione agli oltre 150 mila di oggi
La prima pista di Locarno on Ice, la cui superficie era di 400 metri quadrati (oggi superano i 750) e sulla quale il ghiaccio si puliva ancora a mano. (foto Garbani)
Barbara Gianetti Lorenzetti
Barbara Gianetti Lorenzetti
28.12.2018 06:00

LOCARNO - Quando si pensa alla città durante il periodo invernale, viene naturale inserirla nel paesaggio. Difficile – se non impossibile – immaginare la piazza Grande natalizia senza la piattaforma su cui si appoggiano la pista del ghiaccio e i caratteristici igloo trasparenti. Ma chi ricorda le origini di Locarno on Ice? A molti parrà strano, ma, quando la manifestazione mosse i primi passi, nel salotto cittadino sfrecciavano ancora le automobili e nei bar era permesso fumare (gli organizzatori furono precursori in quest’ambito e fin dall’inizio l’area della ristorazione fu off limits per le sigarette). Si era nelle settimane a cavallo fra il 2005 e il 2006 e nel centro di Locarno prese forma quella che, con gli anni, sarebbe diventata una vera e propria casa dal cuore di ghiaccio. Un luogo dove sono in tanti a sentirsi a proprio agio. Ognuno a modo suo. Quel primo anno i visitatori furono 60 mila, dentro e attorno ad una pista che misurava 400 metri quadrati (e sulla quale il ghiaccio veniva formato e pulito a mano). Oggi si naviga sulle 150 mila presenze e la superficie ghiacciata supera i 750 metri quadrati. Ma la crescita, come racconta al Corriere del Ticino Samantha Bourgoin, una dei tre ideatori dell’evento, non è legata a manie di grandezza, quanto piuttosto all’esigenza di adeguarsi all’aumento di pubblico e alle sempre più numerose dimostrazioni di affetto.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo all’estate del 2005, alla genesi di un evento che è nato grazie ad un ritorno. Quello, dalla California, del regista e documentarista Jesse Alloua. «Per il quale – racconta Bourgoin, che con lui aveva frequentato il liceo – ripiombare negli inverni locarnesi fu un po’ un trauma. Soprattutto vedere la piazza Grande così viva e animata d’estate trasformarsi in una bella signora sola, triste e vuota. Decise dunque di trovare il modo per ravvivarla e riempirla». Lo sguardo si posò su diverse città del mondo, dove già da tempo manifestazioni del genere avevano preso piede. «Coinvolgemmo – racconta ancora la nostra interlocutrice, a quei tempi attiva nel settore dell’editoria e della comunicazione – il nostro amico Chris Ifanger, designer. L’idea prese velocemente piede, sfruttando le nostre competenze personali». Per partire era però necessario anche l’appoggio della Città, per cui fu chiesto un incontro con il Municipio di allora, a cui fu presentato un primo modello. «La reazione – prosegue Bourgoin, ricordando che a quell’epoca nell’Esecutivo sedevano ben quattro donne – fu da subito entusiasta. ‘Bello! – esclamarono a palazzo Marcacci – Facciamolo subito’». Dopo aver disegnato i contorni della pista, aver individuato online un possibile fornitore e aver mutuato dalle piste l’idea degli igloo «après sci», ci si rese conto che i fondi a disposizione erano minimi. «Mettemmo allora in movimento una sorta di catena umana delle amicizie, risalendo tutta la filiera dal produttore al fornitore, grazie alle nostre conoscenze». L’8 dicembre 2005 si tagliò il primo nastro e la pista rimase in piazza fino all’8 gennaio. Un vero successo, considerati i 60 mila visitatori del numero zero, in un cantone dove ancora non esistevano eventi di quel tipo. L’idea, insomma, di trasformare – come sottolineavano gli stessi organizzatori – «i difetti dell’inverno in qualità» si rivelò vincente. «Per molti motivi, secondo me – aggiunge Bourgoin –. Da una parte, forse, la popolazione ha recepito in modo positivo l’idea di farle un regalo speciale per le feste. Solo successivamente ci siamo resi conti delle potenzialità di Locarno on Ice anche come attrattore turistico. Poi c’è il fatto che in pista e attorno alla pista ci sono (e si sono sviluppate negli anni) attività adatte a tutti: dai bambini alle famiglie, dagli adolescenti agli adulti, per arrivare agli anziani. Ognuno, nei vari momenti del giorno, della sera e della settimana, può trovare qualcosa che gli interessa. E questo genera un’affluenza continua che dà forma all’altro aspetto positivo. Personalmente credo che uno dei mali peggiori della nostra società sia il sentimento di solitudine: la nostra piattaforma offre la possibilità di cancellarlo, proprio nel periodo dell’anno in cui la solitudine si sente di più».

Nel frattempo, come si diceva, l’evento è cresciuto (per tempo e dimensioni), mentre iniziative simili si sono moltiplicate come funghi. «Il che ci fa piacere – commenta la portavoce dell’associazione –, perché dimostra che abbiamo avuto ragione. Ma devo anche dire che una cornice così suggestiva come piazza Grande è difficile trovarla altrove...».

Mentre, in attesa del quindicesimo, si sta pensando a cosa aggiungere ad una formula ormai collaudatissima, molti gli aneddoti e i ricordi di queste 14 edizioni. «Ma credo che lo spirito dell’iniziativa – conclude Samantha Bourgoin – sia racchiuso nella lettera inviataci da un anziani che era rimasto vedovo da poco. ‘Caro Locarno on ice – ci scrisse –, ti sono grato perché grazie a te sono riuscito a superare indenne il primo Natale senza mia moglie’».