Quando sul Monte Generoso c’era un impianto di risalita
«Molti giovani del Mendrisiotto, impossibilitati a portarsi sui campi di neve troppo lontani, hanno imparato sull’Alpe di Mendrisio a stare in equilibrio e a muoversi sugli sci». Così, nel 1969, gli scrittori Bächtold e Macconi ci lasciavano in eredità un ricordo che leggerlo ora fa sorridere, ma anche preoccupare. Una visione che al giorno d’oggi stride, parecchio, con quella di oltre mezzo secolo fa, quando sì, sul Monte Generoso si poteva sciare. E c’era anche uno scilift che veniva montato e smontato ogni inverno con l’accordo dei proprietari del terreno, la famiglia Casoni. Il ricordo delle peripezie sulla neve sotto Bellavista è presente in molti momò. Ma sebbene non siano trascorsi poi così tanti anni, sembra quasi una leggenda dai contorni non troppo definiti. E trovare informazioni in merito non è stato semplice. Qualcuno, però, gli sci sul Calvagione li metteva, in particolare al Prà da l’Alp. E dopo parecchie telefonate, siamo riusciti a rintracciare anche chi gestiva il piccolo impianto di risalita.
Da due a sedici ancore
Un vecchio annuncio pubblicitario recitava: «Scilift Bellavista-Monte Generoso in esercizio da lunedì fino a venerdì, compreso il pomeriggio. Sabato e domenica tutto il giorno. Neve buona, strade praticabili». L’avviso potrebbe risalire a metà degli anni Sessanta. Fotografie piuttosto recenti, inoltre, ci indicano che dei supporti per ancorare uno scilift vennero installati il 21 ottobre del 1961. Almeno quella è la data incisa sui basamenti di cemento al Prà da l’Alp. Da quell’anno, il piccolo impianto di risalita, che aveva solo due ancore, venne gestito «da un signore di Rancate, che di mestiere faceva il gelataio e in estate era pianta stabile vicino alla stazione di Mendrisio», ci racconta Giorgio Solcà, ex agente di polizia di Coldrerio e gestore dello scilift dal 1971 fino al 1986. «Il primo scilift è stato installato al Prà da l’Alp (nella zona prima di arrivare al posteggio dove oggi c’è l’osteria Peonia, ndr) ed era elettrico, quindi con la possibilità di allacciamento alla corrente, con due ancore, una che andava e l’altra che tornava. Ma era vecchio e non sempre funzionava correttamente – prosegue –. Abbiamo sciato un paio di stagioni, fino al 1974, quando d’intesa con i proprietari del terreno, i Casoni, ci siamo recati in un negozio di sport a Lugano ad acquistarne uno nuovo da sedici ancore». Solcà rileva la gestione dello scilift nel 1971 insieme a Giorgio Rezzonico e Primo Bolognini. Con l’arrivo dell’autunno, il gruppo di amici si recava sull’Alpe di Mendrisio per montarlo e smontarlo terminata la stagione invernale. L’ultimo anno di vita del piccolo impianto di risalita è il 1986, quando i Casoni decidono di portarlo al Monte Lema.
Polizia al Tira l’öcc
Un altro aneddoto curioso che ci racconta Giorgio Solcà è la dinamica del trasferimento di gestione dal «signore di Rancate» al gruppo di amici, avvenuta nel 1971. Un racconto dettagliato, forse anche per la delicatezza di quello che è successo a margine della trattativa. «Era il 31 maggio del 1971. Come corpo di polizia siamo stati allertati dalla segnalazione di un giovane precipitato in zona Tira l’öcc. Ci abbiamo messo due giorni a recuperare il corpo. Durante la pausa dalle ricerche, ci fermammo a mangiare al vecchio ristorante Bellavista. Quel giorno, abbiamo incontrato i fratelli Casoni e concordato di rilevare la gestione dello scilift».
Cabine telefoniche
Tra chi ci ha aiutato a ricostruire la storia dell’impianto di risalita momò c’è Luigi Brenni, che il Generoso lo conosce molto bene e che è stato anche sindaco di Somazzo. Anche lui ricorda un aneddoto legato alla pratica dello sci in zona Alpe di Mendrisio: «Rammento un giorno in cui si era fatto male un ragazzo ed era necessario chiamare l’ambulanza. Di cabine telefoniche però lassù non ce n’erano ed eravamo scesi fino al piano per domandare aiuto. Quando ero sindaco a Somazzo ho insistito molto per far installare delle cabine, a Bellavista non è mai arrivata, ma a Somazzo fortunatamente sì». Le cabine oggigiorno non le usa quasi più nessuno, ma il problema a Bellavista in fondo rimane: lì la copertura telefonica non c’è nemmeno oggi, come la neve.