Quanto è difficile riempire il serbatoio

Era da gennaio che, a bordo dei propri veicoli a motore, non si scorgevano prezzi così alti. Il costo della benzina e del diesel, negli ultimi giorni, è infatti cresciuto: talvolta di 10 centesimi al litro. Nel Mendrisiotto, salvo pochissime eccezioni – come ad esempio quella della stazione di servizio situata in via Carlo Maderno a Mendrisio – il prezzo della senza piombo è sopra l’1,90 franchi al litro e quello del gasolio sopra i due franchi. Analizzando le «microaree» del Distretto, tolte le pompe bianche, il carburante più a buon mercato viene venduto a Stabio e a Vacallo. A Chiasso e a Mendrisio, invece, i prezzi si situano attorno al franco e 96 centesimi per la benzina (con una variazione di 3-4 centesimi) e 2 franchi e 12 centesimi per il diesel. Alcune stazioni di servizio, inoltre, malgrado il cambio tra franco ed euro sia molto vicino al pareggio, applicano tariffe differenziate da 4 a 8 centesimi (con il pagamento in euro che diventa più conveniente). Alla luce dell’aumento vissuto negli ultimi giorni abbiamo provato a comprenderne le ragioni. «La premessa – ci spiega Luca Giampietro, membro del comitato dell’Associazione Ticinese Stazioni di servizio – è che nelle ultime tre settimane il prezzo di acquisto, la quotazione del prodotto finito, ha avuto un’impennata: è salito di circa il 30%». Le cause di questo repentino innalzamento, ci racconta, sono «diverse e difficilmente spiegabili». Di certo, però, v’è che «come ultimo anello della catena ci sono la distribuzione e i clienti, i quali subiscono maggiormente».
Tempi passati
Si alzano i prezzi, abbiamo visto. Per le stazioni di servizio bisogna inoltre fare i conti con i volumi di vendita, che non sono più quelli di una volta. «I volumi del 2019 ce li scordiamo – ammette Giampietro – e non torneranno più». Si parla, in concreto, del 40, 50% in meno. E le cause, a detta di chi lavora nel settore, sono molteplici. Innanzitutto viene menzionata «la transizione verso l’elettrico e l’home office il quale è sì diminuito, ma è tuttora presente». Poi, ravvisa il nostro interlocutore, «probabilmente sono mutate le esigenze e le abitudini dei consumatori: le persone si spostano in modo diverso, alcune nettamente meno». Infine v’è da calcolare il fatto che «l’estate ha portato meno turismo» e, infine, si annoverano «le auto tradizionali che hanno comunque autonomie che permettono di percorrere lunghe tratte». Quest’ultima frase ci permette di affrontare un ultimo argomento. Come noto, nelle aree di servizio autostradali il prezzo di vendita del carburante è evidentemente più elevato rispetto alle strade cantonali. A Coldrerio, sulla A2 in direzione sud, ieri la senza piombo veniva venduta a 2,36 franchi, il diesel a 2,45. Come mai? La differenza di prezzo è da ricondurre, in larga parte, ai costi di concessione. «Per quel che concerne le aree autostradali, il terreno è messo in concessione dal Cantone. ‘Sopra’ c’è l’investimento della compagnia petrolifera. Il Cantone – prosegue – chiede un canone di locazione» al quale si aggiungono «alcuni centesimi per litro di carburante venduto e una percentuale sulla cifra d’affari registrata dagli shop e dalla ristorazione. Tutto ciò, unitamente all’investimento importante e ai volumi autostradali che non sono più come tempi d’oro, si traduce in prezzi più alti rispetto a quelli che conosciamo sulle strade cantonali.