Aggregazioni

Quei Comuni tra nuovi slanci, porte aperte e via solitaria

In Alta e Bassa Leventina finalmente qualcosa si muove: due progetti potrebbero concretizzarsi in tempi brevi - Per i bleniesi le bocce sono ferme, Biasca non chiude al dialogo, ulteriori unioni sono lontane agli estremi di Bellinzona, nel Moesano se ne parla
Quinto (nella foto) e Prato Leventina sono destinati a convolare a nozze. © CdT/Gabriele Putzu
Simone Berti
Alan Del Don
16.11.2022 06:00

Anche laddove sinora non c’erano stati grandi sussulti e il cantiere si era spesso inceppato, sembra muoversi qualcosa sul fronte delle aggregazioni comunali nella regione. Sia nell’Alta sia nella Bassa Leventina la fusione potrebbe presto compiere un passo importante. E anche nel Moesano non sono esclusi sviluppi all’orizzonte. Questo mentre il Bellinzonese rimane comprensibilmente «fermo» dopo la rivoluzione della nuova Città, in via di consolidamento pur tra alcune incognite soprattutto di natura finanziaria; così come non sembrano esserci novità in prospettiva in Valle di Blenio (Serravalle ha appena compiuto 10 anni, Acquarossa e Blenio sono delle realtà oramai rodate) e in Riviera.

Eppur si muove
Partiamo allora da quelli che sono gli sviluppi più considerevoli. Di aggregazione in Alta Leventina si parla da un ventennio. Finora però nulla si era mosso. Ma il vento è cambiato: il Municipio di Airolo ci sta pensando, ma solo dopo aver superato la fase di grandi cantieri infrastrutturali che sta vivendo, con il raddoppio del San Gottardo e tutto ciò che ne consegue. A lanciare un primo sasso nello stagno sono stati Quinto e Prato Leventina, decisi ad entrare nel merito della questione, dopo aver inoltrato formale istanza al Governo: proprio sabato alla Gottardo Arena di Ambrì la popolazione è stata invitata a dire la sua nell’ambito di un workshop. Rimangono invece per ora serenamente single Dalpe e Bedretto, due villaggi che stanno bene da soli. Mentre a metà valle i giochi sono fatti da tempo, con Faido che in tre tappe ha unito attorno a sé tutti gli altri Comuni, nella parte bassa del distretto le cose si sono fatte serie tra Bodio e Giornico. Dopo il no alle urne dei cittadini di Personico e Pollegio ad un’unione a quattro lo scorso febbraio, i primi due Comuni ora hanno deciso di procedere spediti per formare una nuova entità incentrata su famiglie e industrie. La scorsa settimana il Consiglio di Stato ha benedetto la loro volontà di approfondire il matrimonio in tempi piuttosto brevi. Lo studio esistente verrà affinato, adattato alla realtà a due anziché a quattro quartieri, dopodiché si spera di portare il progetto in votazione magari già tra un anno.

Giornico un giorno si unirà con Bodio, forse. © CdT/Gabriele Putzu
Giornico un giorno si unirà con Bodio, forse. © CdT/Gabriele Putzu

Tre realtà consolidate
In Valle di Blenio le fusioni al momento non sono (più) oggetto di dibattito. Il distretto, in un certo senso pioniere in questo dossier, è formato da tre Comuni nati anni fa, che si stanno consolidando e che collaborano bene: si pensi al sostegno che ognuno, singolarmente, fornisce a diversi progetti di carattere regionale. Infine la Riviera: nessuna discussione in vista tra il Comune polo delle Tre valli, Biasca, e l’ente locale nato nel 2017 dalla fusione di Osogna, Cresciano, Lodrino e Iragna, ossia Riviera. Nel Borgo il tema non è una priorità, come conferma il sindaco Loris Galbusera: «L’idea comunque talvolta si ripresenta quando con i vicini si parla di altri argomenti che ci legano, e quindi in chiave futura le porte sono sicuramente aperte. Insomma, non diciamo di no a priori». Ma è appunto un tema non urgente. Il sindaco ricorda inoltre che il suo Comune è al centro delle valli, e che già oggi convenzioni e collaborazioni lo legano sia con la Leventina sia con Blenio e Riviera. «Chissà che un giorno da questi legami non possa nascere qualcosa», commenta Galbusera ricordando in particolare la forte relazione esistente con Pollegio, con cui per altro confina.

Biasca, al centro delle Tre Valli. © CdT/Chiara Zocchetti
Biasca, al centro delle Tre Valli. © CdT/Chiara Zocchetti

Focus solo sulle Officine FFS
Il 18 ottobre 2015, in votazione consultiva, avevano detto no alla nascita della nuova Bellinzona. A distanza di sette anni i due Comuni a nord della Città e gli altrettanti a sud non sono pentiti della scelta fatta. Ma è immaginabile, allo stato attuale, una doppia unione a due? Cominciamo da settentrione, e più precisamente da Arbedo-Castione, la cui popolazione aveva bocciato l’aggregazione con il 77,7%. «In questo momento una fusione con Lumino è fuori discussione. Non la escludo a priori, ma bisognerà aspettare almeno altri 4-5 anni prima di eventualmente intavolare delle trattative. E questo perché come Esecutivo adesso siamo concentrati sul riordino della zona industriale e, in particolar modo, sull’insediamento delle nuove Officine FFS», puntualizza il sindaco Luigi Decarli. Il quale aggiunge che il «Comune sta bene anche finanziariamente. Con Lumino vi sono delle collaborazioni, come quella relativa all’acqua, dettate prevalentemente dal fatto che si tratta di due paesi confinanti. Da parte nostra prima di parlare apertamente di aggregazione vogliamo essere pronti in tutto e per tutto. Per quello, come detto, preferiamo concentrarci sulla zona industriale, l’ultimo tassello che manca».

Arbedo-Castione. © CdT/Siber
Arbedo-Castione. © CdT/Siber

Nessuna unione all'orizzonte
Il discorso è più o meno simile a sud della capitale. In questo caso il pollice verso più convinto nel 2015 era giunto da Sant’Antonino, dove gli aventi diritto di voto avevano bocciato la Bellinzona aggregata con una percentuale chiarissima (87,6%). La situazione finanziaria del Comune allora era decisamente più florida, tuttavia anche oggi non ci si può di certo lamentare. «Direi proprio di no. Per il 2023 prevediamo un avanzo con moltiplicatore stabile al 70% e proseguiremo con gli investimenti. All’orizzonte, pertanto, non intravedo dei margini per un’aggregazione con Cadenazzo. Le collaborazioni sono proficue, la più importante è senza dubbio quella inerente il Piano regolatore intercomunale», rileva la sindaca Simona Zinniker.

L’ipotesi mesolcinese
È nel Moesano che concludiamo il nostro tour. A inizio mese dalle nostre colonne il sindaco di Grono e granconsigliere Samuele Censi aveva ventilato l’idea di tre soli Comuni in Mesolcina, forte dell’esperienza positiva del suo paese, che si è unito con Leggia e Verdabbio nel 2017. Alla luce dei recenti rinnovi in alcuni Municipi l’aggregazione potrebbe dunque tornare un tema d’attualità. Se ne parla, infine, anche in Calanca, dove però al momento l’unico matrimonio è stato quello sfociato, appunto, nel Comune che porta il nome della valle.

Leggia. © CdT/Archivio
Leggia. © CdT/Archivio