La ricorrenza

Quella battaglia che segnò la storia del Ticino

Giovedì si celebrano i 600 anni dal conflitto di Arbedo che vide la netta sconfitta dei Confederati ad opera del Ducato di Milano - Il combattimento è ricordato dalla chiesa "rossa"
© Cdt/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
29.06.2022 06:00

"Il 30 giugno 1422 si contese fieramente in queste campagne il possesso di Bellinzona, chiave dei passi alpini, fra le truppe confederate e l’esercito lombardo vincitore. Il Carmagnola in memoriam - 1922". Non è stato un giorno qualunque, quello ricordato all’inizio e dalla targa esposta all’esterno della chiesa di San Paolo, per la storia non solo di Arbedo (dove si svolse l’omonima battaglia) ma dell’intero territorio sudalpino. Per gli obvaldesi e gli urani fu una disfatta epica, che ne arrestò per decenni l’espansione condotta a partire dagli inizi del XV secolo dopo l’alleanza strategica con la Leventina. E questo solo tre anni dopo essersi impossessati della Città e dei suoi castelli, con i baroni de Sacco ("padroni" della Mesolcina) costretti a malincuore a cedere la signoria. Sulla quale nutriva delle brame anche il duca di Milano Filippo Maria Visconti. Che infatti se ne impossessò, con la forza.

Morirono quasi 2.500 soldati

Quest’anno, domani per la precisione, il 30 giugno, l’avrete intuito, ricorrono i 600 anni dal cruento combattimento in cui persero la vita quasi 2.500 soldati di entrambi gli schieramenti. Da una parte l’esercito del Ducato di Milano del Visconti guidato da Francesco Bussone. Quest’ultimo, il conte di Carmagnola, era alla testa di ben 16.000 uomini. Dall’altra gli Urani supportati dalle truppe alleate, vale a dire i "cugini" lucernesi, zughesi e di Untervaldo, per complessivi 2.500 militi. I Confederati si accamparono proprio ad Arbedo in attesa di rinforzi. Per loro non ci fu nulla da fare, anche alla luce della tattica innovativa adottata dai rivali, che trasformarono in pratica i cavalieri in fanti muniti di picche per farsi più facilmente largo fra gli svizzeri chiusi a riccio e impotenti con le loro alabarde. I quali furono di conseguenza costretti a ritirarsi. Uri ed Obvaldo dovettero pertanto cedere i loro possedimenti a sud del Monte Piottino.

L'Ultima cena e la Passione

Grazie al trattato di pace del luglio 1426, firmato proprio a Bellinzona, tuttavia vennero ristabilite le franchigie doganali fra il San Gottardo e Milano che i Confederati avevano ottenuto all’inizio del secolo. In pratica non bisognava (più) pagare il pedaggio. Magrissima consolazione per coloro che avevano appena perso i territori. La chiesa di San Paolo - comunemente nota come chiesa "rossa", per via del colore della facciata principale sulla quale campeggia l’affresco del santo realizzato da Antonio da Tradate - venne ricostruita per commemorare la battaglia del 1422. Non a caso lì transita la via del Carmagnola, che prende naturalmente il nome del condottiero originario dell’omonimo Comune piemontese. La leggenda addirittura narra che l’edificio religioso sia stato dipinto, proprio, con il sangue dei soldati caduti.

L'importante restauro

E a proposito di artisti, come non citare i capolavori di Cristoforo e Nicolao da Seregno (Evangelista tra due angeli e Ultima cena) e di Gian Giacomo Gorla (Madonna con bambino e Sant’Antonio Abate) ammirabili in tutto il loro splendore. Senza dimenticare la lunetta sopra il portone, di autore ignoto, che ritrae la Passione di Cristo. Sta di fatto che quest’anno ricorre un altro anniversario, i 20 anni dagli importanti lavori di restauro (investimento di oltre mezzo milione di franchi) conclusisi con l’inaugurazione ufficiale del 10 novembre 2002. Due anni di interventi durante i quali si mise mano alle parti strutturali (nuovo tetto in piode, impianto elettrico ed illuminazione esterna). Il restyling si era inoltre concentrato, in particolare, sugli affreschi e sulla facciata.

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