Ticino

Quella funivia che divide: la Fusio-Ambrì tra accuse e controrepliche

Polemiche a suon di comunicati stampa tra l'Associazione Traffico e Ambiente e quella dei Comuni della Vallemaggia
Mattia Sacchi
08.03.2024 22:30

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il Pizzo Massari. E anche un bel po’ di voci critiche. Benché il Gran Consiglio abbia approvato lo scorso novembre il credito per il progetto di massima della funivia Fusio – Ambrì, che nella migliore delle ipotesi non vedrà la luce prima del 2029, con un’ipotetica messa in funzione nel 2031, sono già cominciate a suon di comunicati le schermaglie tra favorevoli e oppositori.

Negli scorsi giorni l’Associazione Traffico e Ambiente (ATA) ha infatti voluto evidenziare le criticità del progetto. A partire dall’aspetto finanziario.

«L’ATA non si esprime sulla valenza turistica dell’opera ma si permette, vista la propria esperienza nel settore della promozione del trasporto pubblico, di sollevare qualche perplessità relativa all’eventualità di inserire questa linea nella rete dei trasporti pubblici, che darebbe diritto a usufruire dei sussidi cantonali e federali – si legge nel comunicato -. Sarebbe infatti questa la soluzione trovata dai promotori per riuscire a coprire gli alti costi di gestione, stimati a 2 milioni di franchi annui. Questa eventualità preoccupa molto l’ATA visto che i crediti a favore dei trasporti pubblici sono limitati e a farne le spese potrebbero essere altri collegamenti più frequentati. Ci si interroga anche sul perché questa nuova linea dovrebbe poter essere sovvenzionata mentre non lo sono le già esistenti funivie nelle Centovalli».

Secondo l’associazione, inoltre, ci sarebbero problemi anche di carattere pratico che ne limiterebbero il potenziale: non ci sarebbe infatti un reale vantaggio, in termini di percorrenza, per la maggior parte degli abitanti della Lavizzara nel raggiungere le varie città del Cantone. «Unicamente per raggiungere il nord delle Alpi il collegamento via funivia diventa attrattivo, facendo risparmiare all’utente circa un’ora. Ora la domanda da porsi è semplice: quante sono le persone residenti in Lavizzara che si recano a nord delle Alpi? E con che frequenza? La riflessione va fatta e riveste un’importanza ancora più grande adesso, quando i tagli decisi dal Gran Consiglio andranno a pesare anche sul credito a favore dei trasporti pubblici (…) La speranza è che la ponderazione degli interessi avvenga almeno in Gran Consiglio al momento del voto».

Immediata la replica dell’Associazione Comuni di Vallemaggia (ASCOVAM): «Il Cantone nel proprio studio di fattibilità inerente questo importante progetto considera un bacino di utenza che si espande dalla bassa Vallemaggia fino alla bassa Leventina. Recarsi dall’una all’altra di queste regioni sarà certamente più conveniente, razionale e soprattutto sensato. Grazie a questo collegamento la Vallemaggia sarà anche notevolmente più vicina alla Svizzera interna. Non si può quindi affermare che questo nuovo e innovativo impianto servirebbe unicamente alla popolazione del Comune di Lavizzara, ci mancherebbe!»

«In considerazione dell’incremento di traffico veicolare sia in Valle Leventina che in Vallemaggia – prosegue ASCOVAM - un collegamento inserito nel trasporto pubblico, aperto tutto l’anno, costituirà una valida alternativa anche per chi proviene dall’esterno e vorrà raggiungere in tutta tranquillità la nostra regione. Se poi un collegamento del genere riuscirà ad essere anche turisticamente attrattivo ben venga, non potrà questo che giovare alla sostenibilità di un progetto che comporterà costi di gestione pari a 1.9 mio di franchi annui, ma relativamente al quale non esistono ancora delle proiezioni attendibili relative alle entrate che potrebbero generarsi. In altri termini il costo di gestione esposto non tiene ancora conto dei possibili introiti, i quali non saranno di certo modesti».

A proposito di turismo, contattato dal Corriere del Ticino il presidente di GastroLagoMaggiore e Valli Nunzio Longhitano ha spiegato come «il progetto possa sicuramente portare vantaggi a tutta la regione, specie a quelle attività della Lavizzara che potrebbero così valutare di tenere aperto anche durante la stagione invernale e magari aumentare le assunzioni di personale. Purché questa opera non rimanga fine a sé stessa ma sia frutto di una visione più ampia, portando benefici a popolazione ed esercenti».

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