Giornico

Quella Torre da restaurare: un’attesa lunga mezzo secolo

Tra i monumenti più antichi della regione, la millenaria costruzione che prende il nome del vescovo Attone attende sempre di essere sistemata - Il racconto del sindaco Rosolino Bellotti che all'edificio è legato anche personalmente: «Ci lavorai negli anni Sessanta da apprendista»
La «Torre di Atto» (o «Torre del vescovo Attone») si presenta ancora tra ponteggi e teloni. © CdT/Chiara Zocchetti
Simone Berti
25.10.2022 20:00

Tra i più antichi monumenti dell’Alto Ticino e non solo, essendo stata eretta prima dell’anno 1000, la Torre di Atto attende ancora di essere recuperata. Gli abitanti di Giornico continuano a vederla come l’hanno vista nell’ultimo decennio: «impacchettata» tra ponteggi e teloni. Non un bel vedere. E forse un’occasione sprecata. Ma il Municipio quel progetto non l’ha messo nel dimenticatoio, assicura il sindaco. «Assolutamente no, ma al momento abbiamo altre priorità» afferma Rosolino Bellotti che aggiunge: «Attualmente non abbiamo la liquidità necessaria per un investimento così importante, ma un giorno dovremo concretizzarlo, questo è evidente». Eppure gli anni passano ma di risultati concreti ancora non se ne vedono. Verrebbe da pensare che per i giornichesi, che ne sono proprietari, non sia un edificio di grande interesse. «Non è vero», risponde il sindaco. Per il quale questo pezzo di storia è importante anche a livello personale: «Il recupero della Torre è un tema da mezzo secolo, pensi che ero apprendista quando partecipai ai rilievi insieme all’architetto Franscini con cui avevo iniziato la mia attività professionale: eravamo intorno al 1968-69 e si iniziava a parlarne...».

Quali contenuti?

Da chiarire c’è pure la destinazione: che cosa metterci all’interno? «Questo è un punto cruciale per poi richiedere i finanziamenti privati e i sussidi concessi a favore dei beni culturali, per cui abbiamo comunque già delle garanzie». Si potrebbe magari inserire un museo dedicato alla Battaglia dei Sassi Grossi, ipotizziamo: «Non saprei, ci sono molte possibilità ma non abbiamo ancora definito esattamente in quale direzione andare». A suo tempo, con un investimento complessivo di un milione e mezzo, si era parlato di una sala riunioni e di spazi espositivi. Ma il Cantone cosa dice? Non fa pressione per concretizzare il recupero? «No, per intanto non hanno fatto pressioni». E qual è lo stato attuale della Torre? «Lo stato è rimasto uguale a quello di vent’anni fa: la struttura è sicura e tiene bene. Ma evidentemente dovremo chinarci su questo problema, presto o tardi». Nel frattempo si è proceduto alla posa di un nuovo telone sul tetto e alla sistemazione dei ponteggi, interventi per cui un anno fa era stato assegnato un incarico diretto di 26.000 franchi.

La «Torre del vescovo Attone», un monumento che trova le sue origini un millennio fa. © CdT/Chiara Zocchetti
La «Torre del vescovo Attone», un monumento che trova le sue origini un millennio fa. © CdT/Chiara Zocchetti

Il finanziamento

A livello di finanziamento, chiediamo, non avete pensato di coinvolgere delle fondazioni per un eventuale sostegno? «Certo, sono tutte questioni che dobbiamo affrontare: al momento opportuno faremo capo a tutti i canali disponibili per finanziare il progetto, ma come detto a cavallo tra la precedente e l’attuale legislatura abbiamo avuto altre priorità». Quali? «Abbiamo concluso la sistemazione della scuola dell’infanzia, sostituito la condotta dell’acqua potabile che serve la Zona industriale, terminato un tratto di strada dalla stazione alla scuola media, sistemato e collaudato i ponti romani a schiena d’asino, realizzato il nuovo parco giochi, oltre a posteggi e lift per il comparto delle Scuole elementari e della Casa anziani: questo per citare solo alcuni degli interventi».

Un iter tribolato

E poi... poi rimane la Torre di Atto, in onore di Attone, vescovo di Vercelli, una storia che ripercorriamo anche qui a fianco. Sono stati numerosi gli approfondimenti effettuati negli ultimi decenni, e diverse le procedure portate avanti a livello politico. Un passo avanti importante era stato compiuto nel 2015 con l’approvazione del credito di un milione e mezzo per il recupero del monumento. Dapprima contestato da ricorsi in prima e seconda istanza, entrambi respinti, è nel frattempo è decaduto essendo giunto alla scadenza dei cinque anni senza essere utilizzato. Il Municipio dovrà dunque ripresentare una richiesta al Legislativo. Dopo il ritiro dei relativi messaggi sia nel 2019 che nel 2021, l’Esecutivo sta inoltre valutando nuovamente la possibilità di estendere il progetto: in una seconda fase, si tratterebbe di aggiungere anche l’acquisto e la sistemazione dei rustici annessi, a scopo turistico, con un investimento di ulteriori 700.000 franchi. Sarà la volta buona? Quel monumento che trasuda storia sta aspettando da troppo tempo.

Secondo il Comune di Giornico, la Torre di Atto è sicuramente antecedente al Mille, mentre la prima notizia certa è contenuta in una pergamena del 18 ottobre 1311. Il suo nome è legato a quello del nobile prelato Atto o Attone da Giornico, divenuto vescovo di Vercelli, la cui famiglia discendeva dall’ultimo re dei Longobardi ed era feudataria delle Tre Valli. Secondo la tradizione il vescovo Atto, a metà del 900, lasciò per testamento le Tre Valli Ambrosiane al Capitolo del Duomo di Milano. La Torre di Atto ebbe un ruolo importante nei secoli successivi, quando vi si riuniva il Consiglio generale della valle e il podestà vi teneva le sedute. La costruzione era probabilmente collegata a un sistema di torri di segnalazione e avvistamento presenti lungo tutta la valle. «Il gruppo di costruzioni sorte attorno alla base del torrione segnala l’esistenza di un complesso abitativo fortificato». Una cronaca dell'epoca segnala il crollo del piano superiore avvenuto nel 1846: pochi anni dopo la Torre venne ristrutturata, senza ripristinare il piano mancante (si presenta quindi a sei piani) e adibita dai proprietari ad abitazione. Auspicando il restauro, nel 2007 l’allora capo dell’Ufficio dei beni culturali Giuseppe Chiesi scriveva: «Il complesso monumentale cela, dietro l’apparente modestia delle strutture superstiti mortificate dall’incuria del tempo, una sostanza storica di straordinaria portata, che deve essere ricordata perché chi è chiamato a importanti decisioni sia consapevole della posta in gioco».
Giornico, un paese che trasuda storia. © CdT/Chiara Zocchetti
Giornico, un paese che trasuda storia. © CdT/Chiara Zocchetti
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