L'intervista

«Quella volta che creammo il metaverso prima di Meta»

A tu per tu con Cristina Giotto, direttrice e presidente di ated - ICT Ticino: dalla trasformazione digitale del nostro Cantone ai progetti dell'associazione
Marcello Pelizzari
12.08.2022 18:00

Con Cristina Giotto ci eravamo lasciati alcune settimane fa, all’indomani della nomina a presidente di ated – ICT Ticino, con una promessa: un’intervista a 360 gradi sulla trasformazione digitale nel nostro cantone e sui progetti, numerosi, portati avanti dall’associazione attiva nel campo delle nuove tecnologie. L’abbiamo, infine, raggiunta per una chiacchierata a ruota libera che ha toccato diversi temi. Dal doppio ruolo direttrice-presidente a Swiss Virtual Expo, passando per le nuove, interessanti professioni che stanno emergendo.

Togliamoci subito un dubbio, meglio chiamarla direttrice o presidente? Battute a parte, che effetto fa ricoprire un doppio incarico all’interno di un’associazione come ated?
«Non dico ci siano state alcune lamentele, ma alcune persone hanno sottolineato questa cosa chiedendomi, appunto, come fosse possibile assicurare una buona governance dell’associazione. Posso rassicurare tutti: è possibile, proprio perché ated è sempre stata un’associazione onesta e trasparente. Lo dimostra, in fondo, il nuovo comitato appena nominato, formato da persone che hanno a cuore il territorio. Di sicuro, beh, essere donna e presidente è una prima storica: un fatto che mi inorgoglisce, sebbene potrei dire di essermi presa la peppa tencia».

In che senso?
«L’associazione sta vivendo un momento, diciamo così, particolare. Da un lato, richiamando gli obiettivi fissati anni fa, quando nacque ated, siamo ritornati con forza a fare formazione e, pensando al Ticino, a portare innovazione. Il tutto con un ruolo di precursore ma facendo attenzione a non scontrarci o a non entrare in competizione con altre realtà: prediligiamo le sinergie, ecco. Promuovendo la politica del passo secondo la gamba ma, allo stesso tempo, puntando sulla velocità di esecuzione. Dall’altro, siamo in pieno sviluppo del progetto Swiss Virtual Expo. Un progetto incredibile, che ci sta dando tantissime soddisfazioni e che, a mio avviso, è arrivato a un punto di svolta. Lo sforzo, duplice, è notevole».

Fare formazione, nello specifico, significa anche insegnare alle persone nuovi mestieri. Quali, in particolare?
«Una prima formazione è già partita. Vi partecipano sei corsisti che, da novembre 2023, saranno le prime figure di Cyber Security Specialist in Ticino. La seconda formazione, invece, è in partenza ed è legata ancora di più alla trasformazione digitale. Alla fine, conferirà il titolo di Digital Collaboration Specialist. Sono, appunto, due nuove competenze che noi, come ated, porteremo nel nostro cantone. Nel primo caso, sappiamo bene quanto sia importante e centrale il tema della cybersicurezza. Tanto per le persone individuali che hanno a che fare con la rete quanto per le aziende. Forse non c’è ancora abbastanza consapevolezza in merito, ma se ne parla oramai da anni. Nel secondo caso, per contro, parliamo di una figura nuova di zecca che, negli anni, occuperà un ruolo di rilievo proprio nelle aziende. Questa formazione, mi preme sottolineare, è equiparata a un bachelor. Era fondamentale, per noi, fare in modo che queste competenze venissero riconosciute tramite un diploma. La Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione, fra l’altro, si assume il 50% dei costi».

L’idea è portare in Ticino persone già attive nell’ambito del gaming e della programmazione. E di formarle affinché, a gennaio 2023, mettano mano alla nostra piattaforma. Immaginiamoli come architetti

Che cos’altro avete in mente?
«Ulteriori formazioni, in particolare per la modellazione in 3D. Una necessità, pensando agli spazi dello Swiss Virtual Expo. L’idea è portare in Ticino persone già attive nell’ambito del gaming e della programmazione. E di formarle affinché, a gennaio 2023, mettano mano alla nostra piattaforma. Immaginiamoli come architetti. Partiremo con un programma destinato ai giovani talenti, poi apriremo anche ai cosiddetti senior. Puntiamo con forza sul metaverso, insomma. E non solo perché è la parola del momento».

Che effetto le fa, però, sapere che Meta per la prima volta ha fatto registrare un calo a livello di utili? Significa che il metaverso si sta già sgonfiando?
«Meta, per ora, ha solo annunciato il metaverso. Ci sta lavorando, arriverà fra qualche anno stando alle stime di Mark Zuckerberg. Noi, invece, un metaverso lo abbiamo già creato. Siamo in rete e assieme a noi, collegati, ci sono altri cinque mondi. Fra poco otto. Il futuro, ribadisco, è tracciato. E non ci spaventa».

Quindi ated batte Meta, volendo esagerare un pochino?
«Ricordo che, quando Facebook annunciò il cambio di nome e Zuckerberg descrisse il metaverso, all’interno di ated ci scambiammo un paio di occhiate: ma è quello che abbiamo fatto noi. Con i dovuti paragoni, ovviamente. Il problema è che noi stavamo per presentare il progetto al Premio Möbius. Ci siamo detti: no, non possiamo dire le stesse cose. Detto di questo aneddoto, in tanti stavano lavorando a questa cosa. In modi differenti ma con il medesimo scopo: creare dei mondi. Non a caso, tantissime aziende e tantissimi marchi stanno, ad oggi, sperimentando interazioni con il virtuale. Noi, nel nostro piccolo, con Swiss Virtual Expo abbiamo fatto qualcosa di molto bello. Siamo partiti da un’esposizione virtuale dato che eravamo in piena pandemia, garantendo una visibilità diversa e più immersiva alle aziende. Ora, però, ci siamo allargati con altri progetti nell’ambito del virtuale, come la replica fedele degli spazi della Scuola Tecnica di Gordola, affinché gli studenti possano partecipare da remoto alle lezioni in un ambiente ‘vero’ o quantomeno fedele all’originale».

Alle aziende diciamo di sperimentare, oggi, il futuro. Perché non si torna indietro, l’ho detto. Indipendentemente dai risultati di Meta, metaverso è la parola e il concetto del domani

C’è, insomma, sempre un legame con la realtà che viviamo in presenza, giusto?
«Forniamo servizi, sì. E non vogliamo scimmiottare. Alle aziende diciamo di sperimentare, oggi, il futuro. Perché non si torna indietro, l’ho detto. Indipendentemente dai risultati di Meta, metaverso è la parola e il concetto del domani. E noi siamo fortunati ad aver creato una base simile e solida».

Detto delle nuove professioni che stanno emergendo, che ruolo può avere ated nella formazione scolastica?
«Non possiamo sovrapporci al Cantone, questo è chiaro. Ma questa tecnologia, è evidente, vogliamo mostrarla. Di più, vogliamo farla vivere. Non a caso creiamo incontri itineranti, permettiamo ai giovani (ma non solo) di entrare fisicamente nella nostra piattaforma tramite gli oculus, i visori per la realtà virtuale. Vogliamo, davvero, far capire a tutti il potenziale di questa cosa. Dirò di più: per i giovani il metaverso è una possibilità eccezionale per fare di una passione il proprio mestiere. Di mestieri, ve lo garantisco, ne nascono continuamente. Tre anni fa, quando siamo partiti, c’erano 17 professioni che ruotavano attorno alla piattaforma di Swiss Virtual Expo. Oggi sono 22».

Che cosa risponde a chi dice che la tecnologia, presto o tardi, sostituirà l’uomo in quasi ogni attività?
«In realtà, i nuovi mestieri che stanno emergendo ne stanno sostituendo altri. Va detto, proprio per rassicurare la popolazione. La tecnologia toglie, è vero. Ma allo stesso tempo offre. E le opportunità che offre sono di qualità».

Torniamo ai cinque anni, più o meno, che serviranno a Meta affinché il suo metaverso si affermi. Che Ticino sarà quello del 2027?
«Dall’andare in banca alle possibilità di svago, il metaverso offrirà praticamente tutto. Non potremo fare solo quello che non immaginiamo. Noi, fronte ated, stiamo lavorando a varie cose oltre a quanto già esposto. Penso a una piattaforma che consentirà la fruizione di musica classica tramite avatar. Quello che non vogliamo, come associazione, è sostituirci al mondo fisico, agli incontri in presenza, alle strette di mano. Al piacere di stare assieme. Detto ciò, il virtuale aprirà delle finestre uniche sul mondo. E darà modo a chiunque di ridurre la propria impronta carbonica: tanti viaggi d’affari, infatti, già oggi possono essere virtualizzati. Risparmieremo tempo, a patto di codificare bene questi mondi digitali».

© ated - ICT Ticino
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