Il ricordo

Quella volta che Jörg suonò in piena pandemia per farci sentire tutti più vicini

Abbiamo ripescato l'esibizione che l'organettista più famoso del Ticino, scomparso sabato, concesse al CdT nell'aprile del 2020
© CdT/Gabriele Putzu

L’organetto non suona più. O forse no: continua a risuonare nelle menti di chi almeno una volta ha incontrato Jörg Wolters, classe 1959, trovato senza vita sabato nel campeggio di Torricella-Taverne in cui viveva da anni. Lo ricorda, in queste ore, il suo pubblico abituale. Lo ha ricordato anche il vicesindaco Roberto Badaracco. Lo ricorderanno anche tanti turisti che adesso chissà dove sono ma che qui, passeggiando per Lugano, non hanno potuto non fermarsi un attimo di fronte a quell’uomo e alle sue melodie. Sembrava un personaggio proveniente da un’altra epoca, oppure da qualche fiaba, Jörg.

Era magia e allo stesso tempo realtà, quotidianità: quella dei luganesi che lo ascoltavano. Non lo cercavi: appariva. C’era praticamente sempre durante le manifestazioni popolari, come la recente Festa d’autunno in città. L’ultimo palcoscenico dell’artista di strada più conosciuto di Lugano. C’era nei momenti di gioia, ma anche in quelli difficili. Per lui e per tutti noi. Come nel dicembre di dieci anni fa, quando la gerente di una boutique di via Nassa l’aveva invitato ad andare da un’altra parte e mezza Lugano si era schierata a fianco del suo organettista preferito. O come nell’aprile di quattro anni fa, in piena pandemia, quando la città era deserta e lui aveva accettato la nostra proposta di suonare a distanza per infondere un po’ di buonumore a tutti. Così, di fronte alla sua roulotte, aveva fatto girare la manovella del suo marchingegno musicale: «John Brown giace nella tomba là nel pian... Ma l’anima vive ancor». 

«Quando vedremo lui, vorrà dire che tutto sarà finito» aveva scritto qualcuno, in piena pandemia, sulla pagina Facebook «Se sei del Luganese...». Una pagina frequentatissima dai luganesi. Il post era accompagnato da una foto di un uomo con la barba rossa, il cappello nero e un organetto da strada. Era «lui», già, non poteva che essere lui, Jörg Wolters. E così, al Corriere del Ticino venne appunto in mente di chiedergli qualche nota di normalità. Jörg, volentieri, rispose presente. Il video girato da Gabriele Putzu fuori dalla roulotte di Jörg a Torricella-Taverne ci diede la possibilità, per qualche attimo, d’ingannare la quarantena, prigionieri come eravamo della poltrona di casa o di un ufficio deserto. Quella melodia ci aiutò a ricordare il Ticino com’era prima e come avremmo voluto ritrovarlo all'uscita dal lockdown. «Sono a casa anch’io – aveva raccontato Jörg –, mi piacerebbe essere fuori a suonare, ma è meglio seguire le direttive e proteggere me stesso e gli altri. Comunque sto bene». Era forzatamente in vacanza, quel 5 aprile 2020, come molti. Quasi tutti. «Sì, ma sa, nel mio lavoro quello che arriva arriva, non ho questa grande perdita. Altri invece sì e mi dispiace molto. Penso, tra gli altri, a chi aveva preparato e comprato tutto per partecipare alla fiera di San Provino e non ha potuto farlo... Peccato».