Sotto la lente

Quelle case particolari fra streghe e briganti

Valle di Blenio: una ricerca sta approfondendo la storia delle abitazioni dei Pagani risalenti all'Alto Medioevo – Fra miti e leggende diamo la parola ad un esperto
Alan Del Don
04.04.2022 21:02

«Troppo spesso, in Ticino, si è persa la memoria del passato. Basti pensare che nel 1806 il Governo aveva proposto al Gran Consiglio di demolire i castelli di Bellinzona e la Murata ed in seguito vendere all’asta i terreni...». L’insegnante e ricercatore Massimo Delorenzi è appassionato di storia e, in particolare, di Medioevo. Inevitabile che fosse lui a promuovere il progetto di ricerca denominato «Case dei Pagani» con l’obiettivo di capire che tipo di abitazioni erano, chi vi viveva e soprattutto a che epoca risalgono. Ne sono state individuate sei in Valle di Blenio, una a Chiggiogna (in Leventina) ed una a Mendrisio, che non fa tuttavia parte dello studio in corso da fine 2018. Che è entrato nel vivo negli scorsi giorni con il prelievo di campioni di malta e legno, autorizzato dall’Ufficio dei beni culturali, di modo da poter collocare nel tempo i ruderi sulla base di datazioni al radiocarbonio e dendrocronologiche. Una fase indispensabile per poter proseguire con il certosino lavoro che darà dei risultati concreti nel 2024.

Dei rifugi «fortificati»

Quelle strane, anguste e particolari abitazioni, difficili da scovare, dovrebbero - ma il condizionale è davvero d’obbligo - risalire all’Alto Medioevo, dunque fra il 476 e l’anno 1000. Diverse le leggende che ruotano attorno alle Case dei Pagani, a partire dal nome naturalmente. C’è chi sostiene che erano dei luoghi sicuri in cui si nascondevano coloro che non erano cristiani. Altri affermano che erano covi per le streghe. Altri ancora che servissero come depositi in cui nascondere cibo ed oggetti di valore. O, infine, che fossero dei nascondigli per briganti in mezzo al bosco. Ipotesi che in ogni modo sono da considerare poco verosimili. Massimo Delorenzi condivide un’altra idea: «Come suggerito dall’architetto e ricercatore Lukas Högl, parlerei piuttosto di castelli nella roccia. O, meglio, di case fortificate. Quella di Dongio, l’unica ad essere rimasta per buona parte intatta (ad eccezione del tetto), ci indica che sono state costruite con ingegno. La particolarità delle spesse mura orizzontali significa che erano abitazioni fatte per difendersi da possibili attacchi colpendo i nemici con le lance. Quella di Malvaglia aveva ad esempio una doppia entrata/uscita e dei ballatoi».

Le parole di Mosè Bertoni

Il primo a parlare delle Case dei Pagani fu Mosè Bertoni nell’Ottocento. Il botanico e scienziato nato a Lottigna nel 1857 ed in seguito emigrato dapprima in Argentina e poi in Paraguay (dove fondò una colonia agricolo-scientifica), caldeggiava le fantasiose ipotesi che abbiamo accennato in precedenza. «Molto probabilmente le sue parole erano frutto della tradizione orale del 1700 che gli era stata trasmessa. La strega di turno non avrebbe certamente potuto edificare una struttura simile. Per costruire quelle abitazioni rupestri servivano almeno tre persone. Vero è che non sapremo forse mai chi ci viveva», rileva il nostro interlocutore.

Le altre fasi dello studio

Dopo il prelievo di campioni per definirne la datazione, si procederà con la rappresentazione visiva per ognuna delle sette Case dei Pagani al centro della ricerca scientifica. Infine, quale ultima fase, si darà spazio ai contributi storici, alla pubblicazione di un volume e all’allestimento di una mostra temporanea al Palazzo dei Landfogti a Lottigna comprensiva del quadro storico-economico-climatico-ambientale dell’epoca. «Vogliamo lasciare una testimonianza di questa pagina medievale della nostra regione che, come visto, è ancora in parte avvolta nel mistero», conclude Massimo Delorenzi, coordinatore ed anima del gruppo di lavoro. Maggiori informazioni sul sito Internet www.eroilocali.ch/case-pagani.

Il gruppo di lavoro

Il gruppo di lavoro costituito a fine 2018 è coordinato dall’insegnante e ricercatore Massimo Delorenzi e da Cristian Scapozza, ricercatore senior alla SUPSI e co-curatore del Museo storico etnografico della Valle di Blenio. Del consesso fanno inoltre parte l’architetto e ricercatore zurighese Lukas Högl (iniziatore dello studio sulle Case dei Pagani), gli archeologi Mattia Gillioz, Maruska Federici Schenardi e Manuel Janosa, l’ingegnere forestale e specialista di dendrocronologia Mark Bertogliati ed infine l’illustratore scientifico lucernese Joe Rohrer.