Rapinese colpisce ancora: un'altra ticinese subisce la «tolleranza zero»

Un'altra automobile con targhe svizzere, anzi ticinesi, multata. È successo ancora. Sempre a Como, già. Parcheggiare in sosta vietata, insomma, non conviene. Mai, certo, ma soprattutto nella città di confine. La conducente, una residente del Mendrisiotto riferisce il portale Qui Como, aveva lasciato la macchina su un posto riservato ai disabili in via Benzi. Quando è tornata, ha trovato i vigili ad attenderla. Due le possibilità: pagare, subito, la contravvenzione o lasciare che il carro attrezzi rimuovesse la vettura.
La donna, tuttavia, non aveva con sé denaro a sufficienza né tantomeno una carta per poter saldare subito la multa. Di conseguenza, ha dovuto chiamare aiuto. In suo soccorso, è arrivato un amico che ha pagato per lei la contravvenzione utilizzando il POS di cui sono dotati i vigili. Il costo del carro attrezzi, quindi, almeno è stato evitato.
Gli episodi che vedono coinvolte automobili con targhe ticinesi e relativi proprietari, dicevamo, con l'amministrazione del sindaco Alessandro Rapinese sono aumentati. E pure di molto. Alcuni giorni fa, ad esempio, due ticinesi che avevano parcheggiato sulla corsia degli autobus a Ponte Chiasso, una volta tornati alla vettura, hanno trovato la polizia ad attenderli. Da prassi, gli agenti hanno preteso il pagamento sul posto al fine di «liberare» l’auto. Non avendo contanti, i due sono tornati in Svizzera a prelevare prima di poter ripartire.
Intervistato da TeleTicino, lo stesso Rapinese ha spiegato l'episodio di Ponte Chiasso e, allargando il campo, chiarito la sua politica in merito alle soste vietate: «Quando un veicolo è immatricolato all’estero e viola una disposizione del codice della strada (art. 207, al comma 3) viene sottolineato che in caso di mancato versamento della cauzione stabilita si dispone il fermo amministrativo del veicolo fintanto che non verrà adempiuto l’onere. Questo abbiamo fatto. Alle signore che hanno violato il codice è stato chiesto di pagare, ma non avendo denaro con loro, sono dovute tornare in Svizzera per prelevare. Una volta tornate con i soldi sono rientrate in possesso dell’auto». Rapinese, al riguardo, sottolineato che «non è uno scandalo» e, soprattutto, che questi episodi non costituiscono «un atto contro gli svizzeri». E ancora: «Avremmo fatto uguale con un’altra targa straniera. Inoltre, sono sicuro che tra gli svizzeri vi sia un plauso per questa vicenda, perché voi avete una città confinante che è seria, precisa e puntuale come appunto un orologio svizzero».