«Resistere nei cambiamenti»: l’Accademia compie 25 anni

«La grande sfida sarà conciliare le problematiche del futuro con la consapevolezza del passato e della tradizione di questa scuola». C’è una parola che il nuovo direttore dell’Accademia di Architettura dell’USI a Mendrisio, Walter Angonese, ha ripetuto più volte, ieri, nel giorno della sua presentazione ufficiale: resistenza. Resistenza verso le mode, verso la società liquida, verso l’eccessiva specializzazione del sapere che annulla il sapere stesso. Ecco, allora, scorgere dietro questo concetto (che infondo è un modo di porsi di fronte alla realtà!) un altro importante valore faro per l’Accademia: lo stesso che ha accompagnato la nascita della scuola sotto la guida sapiente degli architetti Mario Botta e Aurelio Galfetti oramai 25 anni fa: la formazione umanistica. «Siamo stati e saremo sempre una scuola che crede profondamente nella formazione dell’architetto generalista. Capiamo che il mondo è fatto di specializzazioni ma il percorso formativo dell’architetto, per noi, è questo: l’architetto generalista». Di tutto un po’. Un rischio, certamente. Un grosso impegno, certamente. Ma una premessa indispensabile per stare nella società, affinché l’architettura possa dialogare compiutamente con il fuori. «Le sfide non mancano. Dalla pandemia, ai cambiamenti climatici, fino alle problematiche sociali come le migrazioni che - volenti o nolenti - entrano nella società e quindi anche nel nostro modo di intendere l’architettura». Una disciplina viva, quindi, che deve occupare un posto nel territorio: «Dialogare con il territorio vuole dire parlare ma anche sentire, per poi reagire», ha spiegato il neodirettore.
A proposito di resistenza: non era il filosofo italiano Giorgio Agamben a spiegare proprio nelle aule di Mendrisio che la resistenza è quanto di più vicino alla creazione e alla progettazione?
Ma, si sa, ogni medaglia ha due facce. E allora, assieme alla resistenza, Walter Angonese, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza di «avere un occhio rivolto anche al futuro, ai cambiamenti che sono inevitabili. Anche all’interno dell’Accademia». Questa, insomma, la cifra e la sfida maggiore: l’equilibrio cui il nuovo direttore deve tendere per assicurare agli studenti un presente florido e vivo.
Stare al passo
Gli studenti, appunto. Non sarà un caso, allora, se l’emerito direttore uscente Riccardo Blumer nel suo discorso ha voluto, con grande empatia, accogliere il racconto di uno studente che ha descritto l’ultimo lavoro di AMA, l’associazione degli alunni. «Sono loro il futuro. Sono loro che in questi anni, magnifici, mi hanno fatto camminare al passo», ha spiegato Blumer. Al direttore uscente abbiamo chiesto che Accademia lascia: «Quella che ho ricevuto. Ed è già un risultato». Sorride Blumer. «Quando ho ricevuto questo incarico, per me il tema era assicurare un passaggio di testimone che mi veniva consegnato da personalità importanti come Mario Botta e Aurelio Galfetti, i veri padri fondatori di questa istituzione. Quindi, la prima preoccupazione era non cambiarla. Anche se poi il cambiamento è naturale. Oggi si è parlato anche di questo, dell’inevitabile cambiamento avvenuto in 25 anni di attività e ricerca. E allora il paradosso è proprio questo: che la scuola possa continuare a cambiare e a metamorfizzarsi».
I due master
Un traguardo importante, 25 anni, salutato con entusiasmo anche dal rettore Boas Erez in un video messaggio - «Scusate non ho potuto essere lì con voi oggi» - in cui ha sottolineato i riconoscimenti internazionali ottenuti dalla scuola - «Una delle migliori Accademie di architettura al mondo» - e dai singoli professori che compongono il corpo insegnante. Erez ha poi evidenziato, nel suo intervento, come il cambiamento sia avvenuto nel segno di alcuni valori fondamentali, come «l’orientamento umanistico» che contraddistingue l’insegnamento in Accademia. Quanto ai «cambiamenti», questi sono soprattutto capacità di «diversificazione». Che nella pratica si traduce «in crescita di percorsi e di offerte», come per esempio il nuovo Master in storia dell’arte e dell’architettura, ma anche nella collaborazione istituzionale con la città di Varese per l’archivio del Moderno. I corsi inizieranno lunedì, in presenza, ha ricordato Boas Erez. «La proposta è vasta e diversificata», ha spiegato Marco della Torre, coordinatore di direzione. «Con 800 studenti iscritti e docenti di 40 differenti nazionalità, i corsi di laurea in Architettura e quello in Storia e teoria dell’arte e dell’architettura continuano a ricevere grande attenzione da parte degli addetti al lavoro e non, rendendo l’Accademia un luogo di scambio unico nel contesto svizzero ed europeo». A questo proposito vanno ricordati anche gli eventi pubblici, seminari e incontri che completano l’offerta formativa e culturale per l’anno accademico 2021/2022.
Un tesoro di carta
Un capitolo a parte, lo merita la Biblioteca dell’Accademia, a Palazzo Turconi. «Una delle maggiori biblioteche di storia dell’arte e dell’architettura presenti in Svizzera», ha chiosato il direttore. «Abbiamo 130 mila volumi a libro accesso e 800 abbonamenti a riviste specializzate». Un servizio costruito nel tempo, «che oggi è divenuto una forza importante dell’Accademia. Nonostante la transizione digitale, in passato abbiamo puntato sulla carta. Anche questa è resistenza. Apprezzata dai giovani studenti», ha concluso Angonese.