«Ricostruiamo Insieme»: Bavona e Lavizzara unite in un grande abbraccio
«Bavona e Lavizzara. Ricostruiamo Insieme». È lo slogan, accompagnato da una stretta di mano, splendidamente riassunta in un logo, scelto per la campagna fondi lanciata oggi e destinata a sostenere la popolazione colpita e sconvolta dall'alluvione in alta Vallemaggia. A Prato Sornico, Bavona e Lavizzara si sono unite, metaforicamente ma non solo, in un grande, grandissimo abbraccio. Della serie: nelle difficoltà, la forza.
«Siamo stati toccati in maniera incredibile e spaventosa dalla furia della natura» ha spiegato Gabriele Dazio, sindaco di Lavizzara, con la voce ancora rotta dall'emozione. «Vorrei dedicare un attimo di silenzio alle persone morte e ai dispersi. In pochissime ore, questo evento ha cancellato una buona parte del nostro territorio, costruito e non. La lista dei danni è infinita. Dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la ricostruzione del nostro fantastico paesaggio. Lo sforzo di varie generazioni è andato distrutto. Di fronte alla perdita di vite umane, ogni parola è superflua».
A farle eco la sindaca di Cevio, Wanda Dadò: «La val Bavona è devastata» ha spiegato. E ancora: «Sarà inaccessibile per mesi. Molte persone sono state sfollate, hanno dovuto abbandonare tutto. In val Bavona, oltre alle case di vacanza, ci sono anche abitazioni primarie. Il danno maggiore l'abbiamo avuto a Fontana e Roseto. Sono irriconoscibili. Il mio primo pensiero va ai morti e alle famiglie toccate, a chi ha vissuto questo tragico evento. Cevio, di suo, ha subito danni enormi. La Bavona, dicevo, devastata. E inaccessibile». Le parole della sindaca sono state intervallate da alcune pause. E dalle lacrime, inevitabili. «Ci vorrà molto tempo per far sì che il nostro territorio sia di nuovo vivibile. Ci uniamo in questa raccolta fondi per ridare vita e splendore alla nostra comunità. Il logo scelto indica unità, appunto, ma anche solidarietà reciproca. Contiamo, tutti, sul sostegno della popolazione, ma anche delle autorità cantonali e federali. Ce la faremo, ne sono convinta. Anche perché stiamo ricevendo tanto calore». Di nuovo Dazio: «Dobbiamo ridare fiducia e coraggio alla nostra gente, siamo una popolazione di montagna e non dobbiamo rassegnarci. Le valli devono tornare a vivere e a risplendere come prima. Risaneremo le ferite nelle due valli che madre natura ci ha regalato».
Il punto della situazione
Comandante dei pompieri della Lavizzara, Doriano Donati dal canto suo è tornato su quanto accaduto fra sabato e domenica: «Siamo stati allarmati per la prima volta verso mezzanotte e mezza» le sue parole. «Era buio. C'erano fulmini e rumori. Per nostra fortuna, alcuni dei militi di Piano di Peccia hanno potuto raggiungere subito il capannone del campo di calcio Draione, dove c'erano duecento persone. Questo fatto, beh, ha permesso di mettere in sicurezza i partecipanti». Mattias Janner, comandante dei pompieri di Cevio, ha spiegato di essere stato allertato verso l'una di notte: «Ero in contatto con una persona di Roseto, in Bavona. La situazione mi è subito apparsa grave. A Cevio, in pochi minuti, siamo rimasti senza elettricità. E poi sono saltate anche le linee telefoniche. Il corpo pompieri di Cevio ha aiutato e aiuta il corpo pompieri di Lavizzara a livello logistico. Ma ci siamo mossi, subito, anche per garantire la potabilità dell'acqua. Di quella notte ricordo in particolare l'odore di terra. Proprio quell'odore ha fatto capire a me e ai colleghi che si stavano muovendo le montagne».
Presente pure Antonio Ciocco, responsabile dello Stato maggiore di condotta. Il quale ha fatto il punto della situazione: «Risultano, a oggi, cinque dispersi. I morti sono invece quattro (Ciocco ha parlato prima che venisse annunciata una quinta vittima, ndr). Le case toccate sono 110. Più di centinaia, invece, sono state le chiamate di persone che non riuscivano a comunicare con i propri cari a nord di Cevio. Chi ha potuto riabbracciare le persone isolate è invitato a richiamare il nostro centralino per resettare la situazione. Quanto al ponte crollato a Visletto, è in fase di collaudo il transito delle vetture lungo la pista ciclopedonale. Stiamo lavorando sull'approvvigionamento di acqua e cibo. Quanto all'esercito, permettetemi di dire che sta facendo un lavoro straordinario».
Lorenzo Dalessi, presidente della Fondazione Valle Bavona, ha aggiunto: «Siamo disorientati, increduli anche. Il nostro è un sentimento di smarrimento. Ma bisogna ripartire. E con questa raccolta fondi intendiamo lanciare un segnale chiaro. La nostra è una regione unica, solidale».
Marzio Della Santa, caposezione Enti Locali, con voce ferma ha spiegato: «Per quanto ci si possa dire abituati a intervenire in pubblico, questo è un momento per me toccante. Percepisco la sofferenza, ma anche l'orgoglio della popolazione. Oltre all'impegno nel ritrovare la serenità e nel ridare slancio alla comunità. Essere cittadini significa anche assumersi delle responsabilità. Siamo quindi corresponsabili del rilancio di queste valli. La Confederazione ha già dato il suo contributo, con l'esercito, mentre materialmente gli aiuti arriveranno nei mesi a venire».
L'appello di Dadò: «Niente turismo, per ora»
E il turismo? Certo, può sembrare fuori luogo come domanda. Soprattutto di fronte a una tragedia di simili proporzioni. Ma il rilancio dell'Alta Vallemaggia, inevitabilmente, passerà anche da lì: «Da parte dell'Ente turistico – ha chiosato Dadò – è stato lanciato un appello per la Bassa Vallemaggia. Oltre Someo, però, siamo davvero in difficoltà. Per cui i turisti non sarebbero d'aiuto. Ne avremo bisogno per rilanciare il territorio, ma in un secondo momento. Le nostre energie, ora, sono rivolte alla popolazione».