«Rischiamo il fallimento», «assolutamente no»
La resa dei conti sarà il 13 gennaio, quando il Consiglio comunale dovrà discutere e votare sul Preventivo, ma l’attesa non è pacifica e silenziosa: la situazione delle finanze, a Chiasso, sta tenendo banco. Dopo le critiche espresse dalla Commissione della gestione, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi, a prendere la parola pubblicamente è il decano del Legislativo, Marco Ferrazzini. La sua diagnosi, come ha scritto lui stesso alla nostra redazione, è «funerea». «Disavanzo di 5,8 milioni che potrebbe ripetersi, o quasi, anche nel 2026, esercizio 2024 che chiuderà con un passivo di circa 3 milioni, debito verso le banche di oltre 110 milioni, capitale proprio in via di estinzione, capacità di investimenti ormai nulla». «Senza un radicale e decisivo cambio di rotta e di mentalità politica – affonda il consigliere comunale di sinistra – Chiasso rischia oggettivamente il fallimento». Che la situazione sia complessa lo ammette anche il Municipio, che per questo ha messo nero su bianco un piano di risparmi con l’obiettivo, innanzitutto, di ridurre la spesa corrente, strutturale.
Secondo Ferrazzini, tuttavia, si poteva fare molto di più, ad esempio ritirare «messaggi per investimenti non necessari, come quello per la trasformazione del Faloppia nella Senna». Il decano, estendendo il campo di analisi alle ultime quattro legislature, denuncia poi «un criterio di conduzione delle finanze pubbliche basato sulla pacchiana sottovalutazione della realtà», poi chiude con una previsione potrebbe non passare inosservata fuori dai confini comunali: «Sia detto in modo esplicito e senza giri di parole: la fusione sarebbe la salvezza per Chiasso. Ma sia chiaro: il fallimento di Chiasso, con i suoi servizi di portata sovracomunale, sarebbe deleterio per tutti gli abitanti coinvolti nel disegno aggregativo».
Tocca al sindaco
«Fallimento» però, per il sindaco Bruno Arrigoni, è una parola fuori luogo. «Non siamo assolutamente a rischio di default» assicura. «Il nostro debito verso terzi è alto, questo non si può discutere, ma negli ultimi otto anni è cresciuto di pochi milioni e la nostra intenzione, chiaramente, è quella di abbassarlo» (proporzionalmente, calcolando il numero di abitanti, è pari a quello, tanto discusso, di Lugano). Arrigoni respinge anche il paragone finanziario con i Comuni vicini. «È un confronto sbagliato: gli altri hanno sicuramente meno debiti di noi, ma molti non hanno investito nelle loro infrastrutture e presto saranno chiamati a farlo. Noi invece, avendo rinnovato scuole, palestre, il Palapenz e altre proprietà comunali, ci presentiamo all’aggregazione in ordine da questo punto di vista. Poi, tramite il nostro piano viario, abbiamo messo mano a diverse zone della città: i quartieri Odescalchi e Soldini per fare due esempi, mentre ora ci stiamo concentrando sulle vie Bossi e Franscini». Riassumendo in poche parole, Chiasso ha fatto tanto.
E avendo fatto tanto in passato – lascia intendere il sindaco – non dovrà fare così tanto nel prossimo futuro. «Guardando ai prossimi anni, gli investimenti grossi sono essenzialmente due: la costruzione di un autosilo sotto la futura scuola di moda, che ci costerà 4 milioni ma potrà essere pagata dopo il 2028, e la rinaturazione del Faloppia, per cui servirà un milione, mentre altri 7 arriveranno da Cantone e Confederazione». Restando sul fronte delle uscite, la mossa più recente del Municipio è il citato piano di riduzione della spesa corrente, che dovrebbe portare Chiasso a risparmiare un milione all’anno. Poi ci sono altre mosse. Una è la rivalutazione a bilancio delle azioni di AGE, interamente detenute da Chiasso. Il loro valore, attualmente, è di dieci milioni. Un’opzione per incamerare risorse sul breve e termine – chiediamo al sindaco – potrebbe essere quella di far entrare qualche Comune limitrofo nella SA? «Avevamo già fatto questa proposta cinque anni fa, ma alla fine nessuno aveva manifestato il proprio interesse». Restando in tema di rapporti con gli altri Comuni, Arrigoni spera che si possa arrivare a una ripartizione più equa dei contributi per l’assistenza, «che oggi per noi ammontano a 1,5 milioni annui». Un’altra leva è il moltiplicatore differenziato. Chiasso è fra i Comuni ticinesi che hanno deciso di non aumentare l’aliquota per le persone giuridiche, e che quindi si caricheranno sulle proprie spalle il «costo» degli sconti fatti dal Cantone alle aziende nell’ambito della riforma fiscale.