Ristoranti chiusi, che si mangia?

«Cosa mangiamo oggi a pranzo?». È la domanda che un po’ tutti ci facciamo in questi giorni. Con i ristoranti chiusi a causa delle misure decise dal Consiglio federale, sul tavolo restano due opzioni: la famosa «schiscetta», oppure l’asporto. A Lugano ieri, come ogni mezzogiorno, erano in molti per le vie del centro con un panino in mano, o con qualche sacchetto contenente il pranzo. Tra le persone in fila da Gabbani, abbiamo incontrato Francesco, dipendente di un ufficio della Città, in attesa di mangiare un trancio di pizza: «Con i ristoranti chiusi ci si arrangia come si può. Vengo qui, altre volte passo a prendere qualcosa alla Migros». La parola d’ordine, conferma, è cercare di variare. «Alterno i piatti caldi ai panini. Alcune volte torno in ufficio, altrimenti cerco di fare un giro in città. La “schiscetta”? Mai fatta. Non ho voglia di cucinare per cena, figuriamoci se dovessi anche pensare al pranzo». «La pausa veloce mi pesa un po’», spiega Francesco. «Andare al ristorante, sedersi con i colleghi, dava l’impressione di staccare davvero dal lavoro».
Seduti alla postazione
Una tesi, questa, confermata anche da Evelina, che incontriamo poco più avanti, mentre aspetta i suoi spaghetti thailandesi alla Manora Fresh to go: «Non avendo la possibilità di usare tavoli comuni, una volta rientrati in ufficio ognuno si siede alla propria postazione a mangiare, con il rischio di venire interrotti da qualche richiesta di lavoro dei colleghi. Durante la prima ondata della pandemia, la scorsa primavera, mi ero abituata a portarmi il pranzo da casa. In assenza di un microonde, cercavo di puntare soprattutto sulle insalate di riso o sulle verdure. Adesso invece, complice anche la stagione fredda, prediligo il cibo d’asporto, che mi permette per lo meno di buttar giù qualcosa di caldo». In effetti, l’introduzione dei piatti caldi è una delle novità proposte da Manora Fresh to go nell’ultimo periodo, come ci conferma il gerente Ciro D’Acunzo. «Lo abbiamo fatto proprio pensando ai nostri clienti che lavorano in ufficio. Accanto ai sandwich e ai piatti veloci, possiamo così offrire anche la pasta, o qualcosa di cucinato. Ultimamente viaggiamo sulla sessantina di clienti al giorno, numeri inferiori a quelli che registravamo in tempi normali». Insomma, ammette D’Acunzo, «la chiusura dei ristoranti non ci ha portato alcun vantaggio». La causa? Il telelavoro. «Lo smart working ci ha un po’ tagliato le gambe. A noi come a molti locali del centro che lavorano con gli uffici».
Due passi all’aperto
Uscire a prendersi qualcosa per pranzo è però anche un modo per fare due passi, uscire dall’ufficio. «Ho smesso di portarmi il pranzo da casa anche per questo, così sono obbligata a camminare. Non credo sia salutare stare tutto il giorno al chiuso», rimarca Evelina. Poco interessato a seguire una dieta variegata è invece Samuele, un giovane impiegato di banca. «Io di solito vado di panino, alla Migros o da Gabbani», ci dice proprio mentre si sta dirigendo a comprarne uno per pranzo. «Cucinare la sera per il giorno dopo? Ci ho provato, ma poi finisce che mangio sempre una doppia porzione», commenta ridendo.
«Non è oro quello che luccica»
Panini, piatti caldi e pizza. Ma non solo. Il centro cittadino offre anche il cibo etnico. Un’opzione che non sembra dispiacere affatto a chi lavora negli uffici, come testimonia la lunga coda fuori dal «Rice Go» di via Sempione. «Stiamo lavorando bene - dice il proprietario Liqun Zhou - ma per noi la chiusura dei ristoranti non ha significato un aumento del fatturato». La fila c’è, eccome. Eppure, «per tanti nuovi clienti che arrivano ci sono anche tanti avventori in meno a causa del telelavoro». C’è poi chi, come il Bar Laura, vicino all’autosilo Balestra, ha scommesso sul take-away solo recentemente. «Abbiamo deciso di reinventarci da quando ci hanno chiuso a dicembre. Economicamente sarebbe più conveniente restare chiusi. Tuttavia, abbiamo deciso di resistere per trasmettere vicinanza ai nostri clienti e garantire un servizio nel quartiere. Lavoriamo soprattutto sulle colazioni e ora stiamo puntando anche sul pranzo», spiega il titolare Reto Blumenthal. «Siamo una grande struttura, con 18 collaboratori, aperti sette giorni su sette e con costi fissi di una certa rilevanza. È chiaro, finanziariamente fatichiamo. Inoltre, adesso i locali che puntano sul take-away sono aumentati, e la nostra fetta si è quindi ristretta». Parlando della decisione di Berna, Blumenthal non nasconde una certa preoccupazione: «Sono poche le attività che possono assorbire diversi mesi di chiusura. Il nostro settore ha pagato un po’ per tutti». «Per tutta la nostra categoria è un momentaccio», gli fa eco Francesco Gabbani. «Vedi la fila di persone qui davanti ai portici, sì. Ma non è tutto oro quel che luccica». «Per fortuna con l’asporto lavoriamo bene, ma in generale, complice il telelavoro, c’è in giro meno gente». Se il take-away funziona, d’altro canto «abbiamo il ristorante chiuso e il settore del catering completamente fermo», sottolinea. «Per fortuna, insomma, che possiamo almeno giocare sull’asporto. Le perdite, tuttavia, ci sono eccome e rimarranno pesantemente marcate nei bilanci futuri, e poche società riusciranno a sopravvivere».
I segreti per una "schiscetta" perfetta
Le tre componenti
«Schiscetta» sì, ma bilanciata e possibilmente variegata. Per capire come orientarci abbiamo raggiunto la nutrizionista Evelyne Battaglia-Richi. «Dovremmo seguire le regole di un pasto equilibrato, e quindi inserire una componente tra frutta o verdura, un cereale e un elemento che apporti delle proteine», spiega. «Il tutto, va completato bevendo l’acqua, o anche un té o un caffé». Se in ufficio si ha la possibilità di scaldare le pietanze, «si può portare un piatto a base di cereali, con del formaggio o dell’uovo. O anche del pesce. senza dimenticare le verdure, come un’insalata. Anche il risotto con verdura e formaggio è un’ottima alternativa». Vanno bene anche i panini, «ad esempio un sandwich con del pane integrale con proteine e verdura fresca».
Alzarsi dalla scrivania
Un errore da non commettere è pranzare davanti al computer. «Dovremmo spostarci dalla scrivania, andando in un altro locale, o uscire e fare due passi. Anche quando siamo in home-office», evidenzia.
Servono gli zuccheri
Vietato saltare il pasto. «Così si rischia di mangiucchiare tutto il giorno e di strafogarsi la sera», spiega la nutrizionista. «Va bene anche qualcosa di leggero, come uno yogurt, purché si mangi. Anche perché senza zuccheri l’attenzione cala e si rischia di fare errori sul lavoro».