Il caso

Sacerdote indagato: «Tra la segnalazione e il fermo nessuna misura per non interferire con la giustizia»

La Curia fa chiarezza sulla vicenda: il caso è stato portato all'attenzione del Ministero pubblico ad aprile – La notizia, giunta a febbraio all'Amministratore apostolico consisteva «nel disagio di una persona adulta per alcuni approcci inadeguati da parte del presbitero nei suoi confronti e forse nei confronti di un minorenne»
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
10.08.2024 18:27

Emergono nuovi dettagli sul caso del sacerdote del Collegio Papio accusato di abusi. La Curia vescovile ritiene infatti necessario fornire alcuni elementi utili per fare chiarezza sui fatti antecedenti il fermo del presbitero diocesano, Don Rolando Leo, attualmente sotto indagine. 

La notizia, si legge in una nota diffusa dalla Diocesi, è giunta nel mese di febbraio all'Amministratore apostolico e consisteva «nel disagio di una persona adulta al momento dei fatti, in particolare per alcuni approcci inadeguati da parte del presbitero nei suoi confronti e forse nei confronti anche di un minorenne».

A tal proposito, dunque, è stata interpellata una delle due persone di contatto attive nella Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, con lo scopo di accompagnare il segnalante a condividere i fatti da lui vissuti e aiutarlo a decidere se deporre denuncia.

Dopo un periodo di riflessione, si legge ancora nella nota, «la persona ha deciso di denunciare, con pieno consenso e fattiva collaborazione, e immediatamente a inizio aprile il caso è stato portato all’attenzione del Ministero pubblico».

Da quel momento, quindi, è iniziato il lavoro di competenza delle autorità giudiziarie, che ha portato nel mese di agosto al fermo del Presbitero coinvolto. Per non interferire nell’accertamento della verità e rischiare l’inquinamento delle prove, spiega ancora la Diocesi, nel periodo intercorso tra la segnalazione e il fermo, non è stata attuata alcun tipo di misura nei confronti del Presbitero.

L’interpellanza dell’MPS

Proprio in merito alle tempistiche della vicenda, il Movimento per il socialismo (MPS) ha inoltrato al Governo un’interpellanza con alcune domande per tentare di fare chiarezza sui tempi trascorsi tra la notizia di possibili abusi e la comunicazione alle autorità giudiziarie da parte della Curia.

«Dalla dinamica dei fatti - si leggeva nell’atto parlamentare -, sembrerebbe che sia trascorso un certo intervallo tra la ricezione delle segnalazioni e la notifica all’autorità giudiziaria». Motivo per cui l’MPS chiedeva all’Esecutivo di fare chiarezza su questo aspetto e anche se «non ritiene di dover proporre una modifica della Legge sulla Chiesa cattolica, prevedendo (..) un obbligo di segnalazione immediata».