Commerci

Saldi in extremis e vendite via social: ecco come i negozi si preparano alla chiusura

Nostro reportage al Serfontana di Morbio Inferiore - Le voci dei negozianti che a partire da lunedì dovranno abbassare le serrande - Preoccupano gli stock rimasti invenduti e il calo della clientela - Per qualcuno «è meglio così, da dicembre non abbiamo quasi lavorato» - LE FOTO
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
14.01.2021 16:19

Era prevedibile e così, in parte, è stato. Il giorno dopo la decisione del Consiglio federale di chiudere anche i negozi almeno fino a fine febbraio, già nella mattinata di ieri i centri commerciali ticinesi hanno iniziato a riempirsi di clienti. Chiariamo subito: nessun assalto agli scaffali ricalcando le ombre del Corsaro Nero di salgariana memoria e dei suoi bucanieri. Tuttavia, un afflusso maggiore rispetto agli ultimi, incerti, giorni c’è stato. Per tastare un po’ il polso della situazione ci siamo recati al Serfontana di Morbio Inferiore. Il primo impatto, a mezz’ora dall’apertura, è quello di in posteggio decisamente pieno di automobili. Riusciamo a parcheggiare in uno degli ultimi pertugi e ci mescoliamo al viavai di clienti. Come detto, nessuna frenesia. Certo, qualcuno ci confida di averne approfittato per riempire un po’ il carrello in vista del «nuovo lockdown». Qua e là gruppetti di persone iniziano parlottare di questo o quel negozio di fiducia che dovrà restare chiuso. «Perché loro sì, perché loro no», si sente mormorare. A riprova che le decisioni del Consiglio federale non fanno esattamente l’unanimità.

C’è chi è d’accordo

La lista delle eccezioni risparmiate dalla chiusura è lunga e le serrande che più si abbasseranno a partire da lunedì sono quelle dei negozi di abbigliamento. E tra i commercianti, piccole attività in primis, regna l’incertezza. «Preferisco che ci facciano chiudere del tutto», ci confida Carmen, titolare della boutique Sophie. «Da dicembre praticamente non abbiamo lavorato e per tenere aperti a metà regime è meglio chiudere del tutto e riaprire e ripartire a marzo». A pesare, ci viene fatto presente, è stato il calo della clientela che ha seguito le misure dello scorso mese di dicembre. Timore e confusione hanno fatto il resto ed è facile comprendere come qualcuno preferisca fermarsi per effetto di una chiusura d’ufficio la quale, non va dimenticato, permette di beneficiare degli aiuti per i casi di rigore. Aiuti più che benvenuti, ci spiega la nostra prima interlocutrice, per far fronte a parte dei costi fissi. Affitti inclusi, ça va sans dire.

Gli stock sul groppone

Un altro grosso problema che toccherà in particolare i negozi è quello degli stock. Carmen, fortunatamente, non ha ordinato quantitativi supplementari ma la merce invenduta, soprattutto i capi invernali, rappresenta un grosso problema. Per cercare di smaltire un po’ di giacenze, diversi negozi hanno proposto ulteriori sconti che vanno di pari passo con i saldi post natalizi. «Stiamo andando nel sottocosto», ci conferma una commessa. «Viviamo nell’incertezza e cerchiamo di affrontare la situazione con ottimismo. Non abbiamo scelta, dobbiamo adattarci alle esigenze sanitarie».

La necessità di reinventarsi

Oltre agli sconti e alle promozioni, c’è anche chi ha fatto di necessità virtù e si è reinventato per la vendita online (ricordiamo che il ritiro in negozio della merce acquistata online sarà consentito). Il team di Bamboli store, negozio di abbigliamento per bambini, ha letteralmente ribaltato il negozio in poco meno di due ore ed è sbarcato su Instagram e Facebook, canali tramite i quali conta di riuscire a vendere qualche capo grazie ai social.

«Prestiti a fondo perso»

Allo spirito battagliero delle due ragazze al bancone fa da contraltare la rabbia dell’amministratore di GIERRE FASHION, cui fa capo il negozio Department Store di Morbio Inferiore: «Abbiamo 20 mila capi in magazzino. Con quaranta giorni di chiusure come paghiamo i fornitori? Arriviamo da un primo lockdown che ci è costato 200 mila franchi di debito e ora se ne aggiungeranno almeno altrettanti». Per quanto riguarda gli aiuti promessi da Berna, a suo dire «ci vogliono aiuti a fondo perso: che senso ha indebitarsi con lo Stato per andare a saldare dei debiti che si ha verso lo Stato stesso. Questo secondo lockdown è una vera mazzata dalla quale non penso si riprenderanno in tanti».

I contatti umani

Ad essere toccati dalle nuove misure non ci sono solo i negozi: «C’è molta incertezza e negli ultimi giorni il flusso dei clienti è stato altalenante», ci spiega Vittoria, promotrice commerciale con uno stand al secondo piano. Molti negozi si sono come detto attrezzati in vista di questi ultimi giorni di apertura con saldi e sconti aggiuntivi. «Non recuperi un mese e mezzo di chiusura con tre giorni di saldi», commenta la nostra interlocutrice. Con il suo lavoro, Vittoria è a stretto contatto con i passati e diversi, ci confida, si fermano per parlare, per sfogarsi. «Non sono solo anziani, molti sono anche giovani». Segno che, sì, la confusione sta iniziando a serpeggiare tra la popolazione. Anche perché, ci dice qualcuno, con la chiusura parziale dei negozi le persone continueranno a circolare.

Per gli amici a quattro zampe

In ogni caso, a partire dal 18 gennaio a Morbio Inferiore resteranno aperti i negozi che vendono generi di prima necessità. Accanto a loro ci sarà anche un negozio dedicato agli amici a quattro zampe: ebbene sì, conta come vendita di alimentari e lo staff, ci spiega Giulia, la responsabile del punto vendita di Arcaplanet, è in attesa di sapere se dovrà limitarsi ai soli cibi e, quindi, chiudere qualche scaffale. Insomma, meglio di niente.

La sicurezza

«Abbiamo notato un aumento della clientela rispetto a un giovedì normale», osserva il direttore del Serfontana Mattia Gilardi. «Ci aspettavamo un afflusso maggiore per giovedì venerdì e sabato e abbiamo rafforzato la sicurezza». La decisione di Berna era nell’aria e, spiega il nostro interlocutore, «dal punto di vista della sicurezza siamo già rodati».

Conti e cifre

Dal punto di vista economico, invece, le somme verranno tirate più avanti. È dunque ancora presto per ipotizzare un bilancio di queste chiusure.

In questo articolo: