Salvaguardare il territorio partendo da rondini, api, zanzare tigre e coleotteri

Quando si pensa a Morcote, erroneamente, si pensa a un villaggio di pescatori, affacciato sulle rive del Ceresio. La realtà dei fatti, però, è che questo pittoresco comune un tempo era considerato un importantissimo porto commerciale. Fondamentale per tutti i venditori che partivano da Porto Ceresio, o per coloro che avevano intenzione di arrivarci. Ma torniamo al presente. Sebbene oggi Morcote sia conosciuto e frequentato soprattutto per il suo lungolago e il suo borgo antico, parlare del suo passato è importante per comprendere quello che sarà il suo futuro. È sulla base di questa idea che si è sviluppato il quarto incontro di Morcote Dialogo Ambiente, progetto ideato da Jürg Schwerzmann, Capo Dicastero Turismo Morcote. Nel quarto appuntamento di dibattito aperto organizzato dal Comune insieme a UNESCO, SUPSI, USI e istituzioni cantonali, diversi esperti del settore si sono confrontati su come salvaguardare il nostro territorio partendo da rondini, api, zanzare tigre e coleotteri. Li abbiamo incontrati per scoprirne di più.

Un dibattito aperto per l'ambiente
Partiamo dal principio. Come ci spiega Jürg Schwerzmann, alla base di questo ciclo di dibattiti aperti c'è un'idea ben precisa. «Al giorno d'oggi tutti parlano di ambiente, ma ci sono tantissime fake news sull'argomento. Io mi occupo di queste tematiche da molti anni, soprattutto per quanto concerne l'energia. Con il nuovo municipio abbiamo quindi pensato si potesse creare qualcosa di diverso dalle classiche presentazioni». Ed è così che nasce Morcote Dialogo Ambiente. «Ogni volta trattiamo un tema diverso, servendoci del parere di esperti. Dopo una presentazione, questi ultimi rimangono a disposizione per un dialogo aperto, a cui tutti possono partecipare». Dopo aver affrontato microplastiche, clima e microclimi ed energia, l'ultimo appuntamento si è dedicato alla biodiversità del comune di Morcote. «L'ultimo tema è stato quello della natura, o per meglio dire la biosfera. Ci siamo basati su un progetto che stiamo portando avanti ormai da un anno insieme a due cattedre UNESCO, dell'USI e dell'Università di Genova. Con loro abbiamo sviluppato un progetto di turismo sostenibile, che in breve tempo è diventato sempre più grande», spiega Jürg Schwerzmann. «All'inizio ci siamo concentrati su Morcote, mentre in un secondo momento abbiamo preso in considerazione tutta l'Arbostora. Fino ad arrivare a parlare di tutto il sud del Ceneri, e modificando quindi il nome del progetto in "Anfiteatro Ceresio"».
«Ritorno alle origini»
Un appuntamento, quindi, per parlare di biodiversità. «Lo scopo – interviene Daniela Moroni, responsabile comunicazione e ufficio stampa di Morcote – è quello di far capire che cosa il territorio fa per la popolazione, con l'intervento di USI, SUPSI, UNESCO e istituzioni cantonali, e al tempo stesso che cosa possiamo fare noi stessi, singolarmente, grazie ad alcuni consigli e indicazioni che ci vengono dati». Non a caso, già dallo scorso anno, il comune di Morcote ha iniziato a rimuovere le palme dal suolo pubblico. «Ne abbiamo eliminate quasi 200, perché si tratta di una specie invasiva e non autoctona», spiega Jürg Schwerzmann. Un intervento che presto continuerà, estendendosi anche ai giardini privati. «L'obiettivo è quello di restituire al territorio ciò che ha di autoctono, dunque erba secca, uliveti, orti, rendendolo così simile a com'era un tempo». Un tentativo tramite il quale si riuscirebbe ad aiutare anche la biosfera, e di conseguenza la stessa popolazione. «In questo modo si crea un ecosistema giusto, rispetto a quello che nel corso degli ultimi decenni abbiamo modificato e per certi versi distrutto», chiarisce Daniela Moroni.
Non solo. Come spiega Adine Gavazzi, professoressa presso la Cattedra UNESCO dell'Università di Genova, ci sono delle ragioni specifiche per cui è opportuno riportare il paesaggio a uno stato simile a quello originale. «In quanto esseri umani, siamo abituati a pensare che siamo in grado di regolare la nostra relazione con la natura, addirittura di definirla. Dimenticando, però, di essere gli ultimi arrivati nel sistema della via sul pianeta. Le piante che hanno conquistato il mondo centinaia di milioni di anni fa lo hanno reso bello e hanno inventato reti che hanno definito sistemi armonici dappertutto. Sulle montagne, sulle coste e nei laghi». E proprio Morcote, a detta dell'esperta, è uno dei casi perfetti di quest'armonia. «Il monte San Giorgio, di fronte a Melide, così come la montagna su cui sorge il comune, sono un esempio di sistema armonico che esprime una diversità poco comune nella storia della vita in Europa. Questo perché si basano su una composizione minerale che deriva dall'incontro tra due placche geologiche che muovendosi rivelano strati differenti». Come spiega l'esperta, questo porta alla nascita di boschi diversi, che consentono di ottenere una rete biotica complessa, molto lavorata. Questo fa sì che si creino contesti favorevoli alla vita, prima vegetale e poi animale. «Per questo motivo possiamo dire che la natura ha un suo piano, e basterebbe stare in silenzio, aprire gli occhi, guardare e chiedersi perché quello che abbiamo davanti è così bello. E la risposta è che la natura ha una composizione più elaborata, più intelligente di noi. Ed è ciò che dobbiamo imparare a mimare, prendendo parte al piano delle piante».
Tra rondini, zanzare, api e coleotteri giapponesi
E, come dicevamo, un «ritorno alle origini» favorirebbe diversi problemi che concernono fauna e insetti. Tra cui rondini e api, ma anche le zanzare tigre e i coleotteri giapponesi. Partendo dalle rondini, come spiegato da Chiara Scandolara, ornitologa di Ficedula e BirdLife Svizzera, questi uccelli sono considerati degli insetticidi naturali. «Giusto per dare un'idea – ci spiega l'esperta – si stima che nel giro di venti giorni, ogni coppia di rondini con i suoi pulcini mangia un numero di insetti compreso tra 130.000 e 140.000 esemplari. Si tratta di circa un chilo e mezzo di biomassa», osserva. Tra questi insetti, ci sono anche le zanzare tigre. Che, come spiegato dalla dottoressa Eleonora Flacio, ricercatrice della SUPSI, nel contesto di Morcote sono particolarmente rilevanti grazie alla tecnica supplementare che, in fase sperimentale, sta venendo studiata nel territorio. «Parliamo della tecnica del maschio sterile, ossia una tecnica conosciuta da 60 anni in agricoltura che prevede la produzione di tantissimi insetti in laboratorio, a cui si irraggiano dei raggi X. Questi causano delle mutazioni casuali nell'insetto, e la prima cosa che salta è il sistema riproduttivo». In altre parole, vengono sterilizzati sia i maschi che le femmine. «A seguire, le femmine vengono separate dai maschi, che non pungono. Questi ultimi verranno invece rilasciati nell'ambiente e andranno ad accoppiarsi con le femmine presenti, portando a una sterilità delle uova, come accade con uovo di gallina non fecondata. Effettuando continui rilasci si abbassa la popolazione dell'insetto che si vuole colpire». In questo caso, da noi si abbasserebbe il fastidio, mentre in altri Paesi l'incidenza delle malattie passate da queste zanzare.
Ma non finisce qui. Come spiega il biologo Lorenzo Giollo, una trasformazione dell'ambiente favorirebbe anche le api. «Bisognerebbe cambiare un po' la nostra visione degli spazi urbani e dei giardini in particolare, su cui si ha una visione radicata nel passato del giardino classico, curato in un certo modo e con certe piante. Da un lato questo ha un suo valore estetico, ma dall'altro è un blocco per le piante e gli animali che vivono in questi ambienti». Modificando il paesaggio, infatti, alcune specie non riescono più a installarvisi. «Per aiutare, mi piace dire che spesso la cosa migliore è non fare niente. O meglio, lasciare che la natura faccia ciò che vuole. Non tagliare il prato a zero, non concimare, preferire piante, alberi e arbusti autoctoni, lasciando perdere il praticello verde. Il suolo nudo spesso è sinonimo di disordine, ma in realtà è essenziale per la biodiversità», chiarisce il biologo. E parlando di giardini, la dottoressa Cristina Marazzi, responsabile del Servizio fitosanitario cantonale, osserva invece l'importanza del comune di Morcote nella lotta contro il coleottero giapponese. «In questa regione questo insetto, pericoloso per la vegetazione in quanto da adulto è un grande defogliatore, è presente in maniera massiccia a causa dell'umidità del terreno, costante anche nei periodi siccitosi. Anche se non ci fosse il lago, troverebbe un habitat ideale nei giardini, in quanto spesso dotati di irrigazione automatica». E sono proprio i giardini privati, ancora una volta, i più difficile da controllare. «Ma a Morcote il Comune si è detto subito pronto nel darci una mano con il controllo di questo insetto», conclude l'esperta.