Focus

«San Bernardino riparta dall’alta gastronomia locale»

Il decano degli chef stellati ticinesi Martin Dalsass, protagonista della rassegna andata in scena in estate, fa il punto sulle potenzialità del turismo nelle valli Mesolcina e Calanca: «Ristoratori e albergatori devono fare rete»
© SBSA
Mattia Sacchi
08.09.2024 20:00

In questi ultimi anni il turismo enogastronomico sta letteralmente esplodendo. Secondo un rapporto dell’European Travel Commission, ormai un turista su quattro sceglie la propria meta estiva considerando l’esperienza che potrà vivere dai ristoranti e produttori locali, con la spesa per cibi e bevande che è aumentata del 30% rispetto al 2023. Numeri impressionanti, che lasciano ben intendere le potenzialità di questo fenomeno.

Potenzialità che quest’estate a San Bernardino hanno avuto la capacità di intercettare, proponendo la prima edizione di Serre - Alpine Gourmet. Una rassegna enogastronomica ‘pop-up’ nella quale, nelle sue 10 serate - che hanno registrato il tutto esaurito - svoltesi dal 2 al 12 agosto in otto suggestive serre vetrate poste negli spazi verdi dell’Hotel Brocco & Posta, oltre 600 persone hanno potuto gustare le creazioni realizzate da importanti realtà ticinesi e italiane, come ad esempio la giovane e stellata Trattoria Contemporanea di Lomazzo, o chef del calibro di Caterina Vosti, Marco Badalucci, Federico Beretta e Martin Dalsass.

Progetto lungimirante

Proprio quest’ultimo, il decano degli chef stellati ticinesi, ha mostrato apprezzamento verso la manifestazione organizzata da San Bernardino Swiss Alps. «Da quando, tredici anni fa, mi sono trasferito da Lugano a St. Moritz per la mia esperienza al Talvo per me questo era un semplice punto di passaggio», spiega Dalsass. «Per questo ora sono felice di aver avuto grazie a questo evento l’opportunità non solo di fermarmi e riscoprirla, ma anche di vedere un progetto lungimirante in grado di valorizzare l’alta gastronomia locale». Lo chef di origini altoatesine conosce bene le possibilità che può offrire il turismo enogastronomico: «Ormai i turisti prima cercano i posti dove mangiare e poi l’albergo nelle vicinanze. Non necessariamente una proposta di ristorazione gourmet, ma semplicemente dove si possa mangiare bene, anche un semplice ma squisito piatto della tradizione in un grotto. Perché alla fine, nonostante le etichette che vogliamo dare, esistono solo due tipi di cucina: quella buona e quella cattiva. Un ristorante stellato può attirare gente, che però ci passa una sola serata, per il resto del viaggio il turista in vacanza va in cerca di proposte più accessibili, purché siano buone e caratteristiche. Un gioco di squadra che, se fatto bene, porta vantaggi a tutto il territorio».

E San Bernardino sembra pronta a cogliere questi vantaggi. «Assolutamente, lo ha dimostrato con Serre - Alpine Gourmet», conferma Dalsass. «Nelle due serate a cui ho partecipato ho parlato con tanti ospiti che sono arrivati la mattina, hanno mangiato in grotti e ristoranti della zona, poi si sono fatti una passeggiata nei dintorni e, dopo cena, hanno pernottato in hotel. A dimostrazione che la cucina gourmet è stata un catalizzatore per far scoprire San Bernardino, che per posizione e bellezza dell’area ha tutte le caratteristiche per esaltare questo tipo di turismo».

Un senso di unione

Turismo che tuttavia quest’estate ha dovuto confrontarsi, specialmente in Mesolcina e nel Moesano, con disastri meteorologici. «Sono stati momenti terribili, dove può emergere lo sconforto e la voglia di mollare tutto. Ma dobbiamo accettare che non possiamo fermare la natura e che, anche di fronte alla situazione più complicata, bisogna trovare la forza di andare avanti, senza mai rinunciare alla qualità. Perché sarà quella a emergere quando il momento di crisi sarà passato. Ricordo quando nel 2001 c’è stato l’incendio sul tunnel autostradale del San Gottardo: per mesi il nostro lavoro al ristorante Santabbondio di Lugano è stato dimezzato, ma ad ogni servizio abbiamo dato il meglio, senza mai cercare compromessi o giustificazioni per non offrire a ogni ospite il meglio. È stata dura, ma la soddisfazione e il senso di unione che si sono insite nella nostra brigata ha ripagato di tutto quel lavoro».

Passione senza fine

Quella di San Bernardino Swiss Alps è stata una delle ultime manifestazioni a cui Martin Dalsass ha partecipato come chef ‘attivo’: a fine ottobre sarà infatti in pensione. «Ventisei anni a Lugano e tredici a St. Moritz, ma mi sembra ieri. E la cucina ancora mi appassiona, ne osservo la sua evoluzione e i cambiamenti delle tendenze gastronomiche, cercando sempre di trovare nuovi stimoli e imparare. Ma se c’è una cosa che ho capito è che, per quanto cerchiamo di impressionare gli ospiti con tecniche e innovazioni, è sempre la materia prima che parla. La selezione dei prodotti è quindi fondamentale, lasciando che sia lui ad accompagnare il cliente in un viaggio che racconti i sapori e il territorio».