Se la montagna è una spugna: quanto costa il San Salvatore

Il processo bis per il crollo nel 2017 di parte della volta della galleria autostradale del San Salvatore - processo la cui sentenza verrà pronunciata nelle prossime settimane e del cui dibattimento abbiamo riferito ieri - ha fatto nuovamente emergere quanto sia complessa e insidiosa la situazione geologica del monte San Salvatore. Complessa e insidiosa, sia chiaro, in relazione ai tentativi dell’uomo di mettervi mano. Il crollo, infatti, come forse si ricorderà è stato con ottima probabilità figlio di una crescente pressione idrostatica esterna contro l’anello di calcestruzzo della galleria, che a un certo punto ha ceduto. E scongiurare che ciò riaccada sta avendo un prezzo elevato. Per l’esattezza circa 70 milioni di franchi: il costo dei lavori di messa in sicurezza che si concluderanno la prossima primavera. Ancor di più se consideriamo che il crollo è avvenuto a tre anni dalla conclusione dei lavori di risanamento delle due canne, che erano costati 85 milioni e che erano tesi - citiamo da un comunicato del 2015 dell’USTRA, ad «aumentare notevolmente la sicurezza dell’utenza all’interno della galleria».
La venuta d’acqua
Se questi lavori, in particolare l’uso di idrogel per impermeabilizzare la calotta e la mancanza di fori di drenaggio adeguati, abbiano contribuito al crollo starà al processo penale e a quello civile semmai stabilirlo, di certo vi è che il cedimento ha rimesso al centro del discorso il problema idrostatico, che alla luce di quanto fatto dopo il 2017, con i primi lavori di risanamento negli anni precedenti non era certo stato risolto.
Il problema è che il San Salvatore è l’equivalente geologico di una spugna. Per dare un’idea di quanta acqua vi scorra, basti pensare i fori di drenaggio fatti prima del crollo avevano un diametro di 18 millimetri, quelli fatti dopo di 100 (10 centimetri) e in ogni caso una volta al mese una squadra di operai deve pulirli perché tendono a otturarsi. Nel 2021, poi, da uno dei fori appena fatti è cominciata a uscire talmente tanta acqua da causare la rottura dei tubi di raccolta provvisori, costringendo USTRA alla chiusura temporanea di una corsia dell’autostrada per farla defluire. USTRA che aveva commentato: «Si tratta purtroppo di un imprevisto che conferma la complessità e la delicatezza dell’equilibrio idrogeologico del monte San Salvatore».
Potenzialmente critica per metà
Vale dunque la pena a questo punto vedere cosa USTRA abbia fatto, dopo il crollo, per ridurre il più possibile il rischio di ulteriori cedimenti, con dei lavori tuttora in corso nella canna nord-sud e che dovrebbero completarsi entro la prossima primavera. In una prima fase sono state prese misure immediate per la riduzione delle pressioni a tergo della struttura di rivestimento e per il ripristino delle parti crollate o ritenute potenzialmente pericolose, con misure di sorveglianza e di manutenzione accresciute fino alla definizione di un intervento risolutivo. Fra queste immediati drenaggi e la posa di serpentine per evitare che d’inverno l’acqua potesse ghiacciare e, espandendosi, compromettere la struttura.
La sorveglianza ha poi rilevato una situazione probabilmente finanche peggiore a quanto ci si poteva aspettare. I tratti ritenuti «potenzialmente critici» rappresentavano infatti metà della galleria. Per ovviare a questo problema si è deciso per la posa in queste zone di un controanello interno in calcestruzzo armato prefabbricato. Nelle parti restanti si è pure deciso di andare sul sicuro e si è posato un sistema di protezione della calotta sopra la carreggiata. Nel frattempo si sono anche stabilizzati i tratti maggiormente fessurati dell’anello esistente e si è fatto il drenaggio sistematico di tutta la galleria.
E poi c’è il PoLuMe
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, il crollo ha permesso di ottenere informazioni preziose nell’ottica del progetto PoLuMe, la creazione di una terza corsia autostradale tra Lugano e Mendrisio. Il progetto prevede infatti l’allargamento delle due canne esistenti, nonché la realizzazione di una terza per agevolare il traffico durante i lavori. Terza canna che poi verrebbe utilizzata come strada cantonale.