Se la stalla della Natività diventa un luogo d’incontro
Per chi crede, quello della Natività è un evento che coalizza. La sperduta stalla di Betlemme ha, nel corso della Storia, attirato su di sé l’attenzione del mondo. Ci sta, dunque, che una manifestazione dedicata alla rappresentazione di quell’accadimento si trasformi in luogo di convergenza e d’incontro. È accaduto a Vira Gambarogno, sulla sponda sinistra del Verbano. Anzi, continua ad accadere, con forza costante, da ormai trent’anni. Tale è il traguardo raggiunto da PresepiVira, una delle prime rassegne del genere nate in Ticino.
Momenti di condivisione
Davvero difficile stimare quanto pubblico la mostra che si snoda in vicoli, viuzze e corti del nucleo del villaggio abbia attirato durante tre decenni. «Impossibile saperlo con esattezza – conferma al Corriere del Ticino Oliviero Ratti, membro di comitato della Pro Vira -. Di certo, però, possiamo dire che ad ogni edizione ci sono moltissime famiglie che si concedono un momento di condivisione, venendo a visitare l’esposizione. Dal Locarnese, certo, ma anche da tutto il resto del cantone. Conosco gente che si sposta ogni anno da Chiasso o dalla Leventina per venire a scoprire i nostri presepi». Natività – ed è, questa, un’altra delle caratteristiche della manifestazione – che si declinano in mille modi diversi, spaziando dalla più squisita tradizione alla sfrenata fantasia. «Trovo – prosegue Ratti – che anche questa sia una caratteristica straordinaria di PresepiVira: il fatto che i partecipanti sviluppino al massimo la propria creatività, proponendo, a volte, opere davvero inedite e particolari, usando i materiali più inusuali».
La rassegna odierna è il risultato di un’evoluzione che era partita da un’iniziativa semplice: i presepi allestiti dalle scuole gambarognesi. Tre abitanti di Vira pensarono poi di allargare la cosa ad altre scuole del cantone e ha così preso forma l’esposizione, che ha trovato come cornice il nucleo vecchio di Vira. «Da allora – prosegue Ratti – la cosa è andata crescendo: alle classi si sono aggiunti i privati e oggi nel percorso sono pure sempre comprese le opere di uno o due artisti». Anche in questo caso, difficile dire quante sacre rappresentazioni siano apparse per viuzze e corti del villaggio. La media è comunque di una cinquantina di presepi per volta, quindi su trenta edizioni il calcolo è presto fatto.
Tante proposte collaterali
Come si diceva all’inizio, si tratta di una formula che piace, tanto da attirare ogni anno un folto pubblico di visitatori. Ma non solo. «Si tratta infatti – aggiunge il rappresentante della Pro Vira, che da cinque anni è subentrata come organizzatrice dell’evento – di un momento che coinvolge molto anche la popolazione locale». Al di là della visita all’esposizione, i gambarognesi frequentano infatti con assiduità gli eventi collaterali che con gli anni sono andati ad affiancare l’esposizione. Molta gente, ad esempio, anche quest’anno all’inaugurazione del 15 dicembre, corredata – per l’occasione – da uno spettacolo per bambini. Poi si susseguiranno concerti, tombole, spettacoli, i festeggiamenti di Capodanno, per arrivare alla visita dei Re magi, che segnerà la chiusura dell’evento. Da segnalare, poi, il gemellaggio con gli Amici di Indemini, dove, in una cornice altrettanto suggestiva, viene allestita la Via dei presepi. «Un modo – chiosa il nostro interlocutore – per valorizzare tutte le peculiarità del Gambarogno, spaziando dalla riva del lago alla montagna».
Le parole del papa
Molto legato alla tradizione anche in Ticino, negli ultimi anni il presepe è comunque stato spesso al centro di discussioni, soprattutto legate alla convivenza fra religioni. L’ultimo ad averne parlato è stato papa Francesco, che ha invitato a riscoprire il vero significato del Natale proprio attraverso tale rappresentazione. «In ogni caso – conclude Ratti – sono convinto che polemizzare sul tema sia un falso problema. Al di là delle sue implicazioni religiose, il presepe presenta una simbologia interessante e universale. Racchiude in sé il valore della famiglia, ricorda la bellezza e la difficoltà di accogliere un bimbo che nasce, ci ricorda che anche quei genitori – con il loro piccolo – hanno subito la persecuzione e sono stati costretti a lasciare il loro paese. Tutti temi che rimangono di stretta attualità e sui quali è giusto riflettere. Anche, e soprattutto, nel periodo natalizio».