«Se lo avesse colpito alla testa o al collo avrebbe potuto ucciderlo»
«Sferrando quel colpo di badile dall'alto verso il basso si è concretamente assunto il rischio di uccidere. Se avesse colpito il collo o la testa invece che la spalla, per la vittima gli esiti sarebbero potuti essere letali». Non ha avuto dubbi la Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Monaci): il 29.enne del Locarnese è colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Il giovane è pertanto stato condannato a cinque anni da espiare e ad un trattamento psicoterapeutico stazionario da seguire in carcere. Il grave episodio avvenne il 15 ottobre dell'anno scorso al culmine di una lite scoppiata su di una spiaggetta in riva al fiume a Gordola.
Sentitosi offeso da una frase pronunciata da uno dei suoi conoscenti con i quali aveva appena trascorso il pomeriggio, il 29.enne ebbe «uno scatto d'ira veemente e sproporzionato», ha argomentato il giudice Pagnamenta nel motivare verbalmente la sentenza. Dopo essersi divincolato da coloro che tentavano di dividere i due contendenti, il giovane se l'è presa con chiunque gli capitava a tiro colpendo con vari oggetti, fino ad impugnare una pala come fosse un'arma colpendo alla spalla destra un suo conoscente di lunga data, oggi 70.enne. «Non poteva controllare dove avrebbe colpito e quindi doveva sapere che avrebbe potuto infliggere delle ferite letali. Con il suo comportamento scellerato ha rischiato di uccidere», ha ribadito il presidente della Corte ordinando che il 29.enne fosse ricondotto al penitenziario per scontare la pena.