Se nel domani del Cassarate c'è la sensibilità dei giovani
È una prima in Svizzera e l’impressione è che non sarà nemmeno l’ultima. La novità non risiede tanto nel progetto di sistemazione del fiume Cassarate, che procede spedito da una quindicina d’anni, quanto nella partecipazione attiva di una ventina di allievi del Liceo di Lugano 1 che sta sviluppando delle idee da integrare nell’ultima fase pianificatoria, ovvero quella che riguarda il cuore di Lugano, tra il quartiere di Cornaredo e la Foce. Idee – è bene ribadirlo perché la peculiarità è proprio questa – che non rimarranno tali, ma si concretizzeranno sul territorio avendo avuto anche il supporto e lo scambio di competenze da oltre venti esperti. Più nel dettaglio, il focus dei ragazzi del corso dell’opzione complementare di Biologia con Geografia è la valorizzazione del corso d’acqua nel contesto urbano per promuovere la biodiversità e la fruizione da parte della popolazione. L’entusiasmo dei più a cui abbiamo chiesto un feedback sul corso opzionale si concentra sull’approccio didattico differente e fuori dai soliti canoni scolastici delle lezioni in aula, dove «il lavoro diventa arricchente quando ha ricadute sul territorio dove vivi, sperimenti e cresci».
Un corso cucito su misura
Breve premessa per inquadrare il contesto. Dopo la realizzazione della nuova Foce da parte della Città nel 2014 e il riassetto del fiume sul Piano della Stampa nel 2015 per mano del Consorzio Valle del Cassarate e Golfo di Lugano, è in fase conclusiva, appunto, il progetto che vede gli ultimi due chilometri di tratto cittadino da riqualificare: la parte a monte (il tratto da Ponte di Valle allo stadio di Cornaredo), chiamata lotto 1, andrà in cantiere l’anno prossimo, mentre la parte di cui si occupano gli allievi, il lotto 2, copre il tratto rimanente, ovvero dallo stadio fino alla foce del Cassarate (i lavori potrebbero iniziare nel quadriennio successivo). Nell’autunno del 2020, l’Ufficio corsi d’acqua del Dipartimento del territorio (DT) ha proposto il coinvolgimento degli allievi in un processo partecipativo legato al progetto di sistemazione per la protezione contro le piene e la rinaturazione del Cassarate sul tratto che va dalla passerella del Parco Ciani a Cornaredo. Nel settembre dell’anno scorso è partito il corso opzionale, cucito su misura al progetto grazie alla vicinanza del fiume con la scuola, allo stadio avanzato del progetto e al tempo disponibile. Gli allievi si sono suddivisi in quattro gruppi e spezzettato il cosiddetto lotto 2, così da avere ognuno un’area di competenza sempre facendo riferimento al tema della biodiversità e della fruizione. L’obiettivo, ci è stato spiegato dal capo dell’Ufficio corsi d’acqua del DT Laurent Filippini, è quello di vivere diversamente il fiume e mettere in atto una vera e propria partecipazione al progetto da parte di una fascia d’età che di solito non è coinvolta, anche in vista di una formazione futura. «Siamo partiti da un’esigenza legata alla sicurezza (pericolo di piene importanti, ndr) e in seguito, nel corso dell’evoluzione del progetto, si è integrata l’evoluzione a livello nazionale di approccio alla sistemazione dei corsi d’acqua, quindi integrando l’ambiente in città e la possibilità di fruire dei percorsi lungo il fiume». Ed è proprio su quest’ultimo punto che alcuni alunni hanno sollevato – nuovamente, aggiungiamo noi – una carenza che tiene banco da anni a Lugano: la mancanza di luoghi di aggregazione. «Ci siamo concentrati sulla possibilità di avere un’area accessibile a tutti – ci hanno spiegato –. In città mancano, ci sono sempre le solite zone, ma non bastano». Un’esigenza che si è trasformata in diverse misure per la fruizione urbana, che vanno dal favorire gli incontri tra generazioni agli aspetti più legati alle famiglie.
Un laboratorio creativo
Ad accompagnarli passo per passo in questo progetto, con anche il supporto della collega Ambra Gianini, la docente di biologia Manuela Varini, che sottolinea il contatto degli allievi con l’interno e l’esterno della scuola grazie a sopralluoghi sul campo, all’accompagnamento degli esperti e al coinvolgimento di una classe di scuola Elementare di Pregassona Probello. Un approccio, questo, che «vede la didattica incentrata maggiormente sul progetto e sul contatto esterno. È la scuola che vorremmo vedere sempre più in futuro, dove la valutazione finale non è più la preoccupazione principale, ma che diventa un laboratorio creativo dove dare spazio alle proprie idee e sviluppare differenti competenze a livello interdisciplinare».