Sembra andare meglio alle «Maldive di Milano»

Sembra andare meglio alle «Maldive di Milano» dopo l’introduzione a metà luglio di alcune misure per gestire il forte afflusso di visitatori, e in particolare il traffico intenso sulla strada cantonale che da Gordola sale verso Lavertezzo, con una media di circa 4.000 veicoli nei giorni di festa. Questa è l’impressione di Alessandro Speziali. Secondo il coordinatore dei progetti regionali della Fondazione Verzasca, la presenza costante e potenziata di agenti di sicurezza così come la nuova segnaletica hanno avuto un effetto positivo. Passi avanti, dunque, nella gestione dell’afflusso. Un afflusso che era aumentato ancora considerevolmente al termine del confinamento per la pandemia, replicando il boom già vissuto tre anni fa in seguito al battage partito sui social network dove le pozze verzaschesi erano state definite «Maldive di Milano» per la colorazione verde mare, attirando migliaia di visitatori soprattutto dall’Italia. «Ora i turisti hanno capito il nostro messaggio» spiega Speziali.
Un fenomeno da valorizzare
Intanto il fenomeno ha anche effetti positivi sull’economia della valle? Insomma, l’invasione turistica lascia anche qualcosa alla gente del posto? A quanto pare sì. È vero, non tutti consumano nei ristoranti della zona. Ma secondo Alessandro Speziali, gli esercizi pubblici verzaschesi non sono mai stati così pieni, merito anche della riscoperta della Svizzera da parte degli autoctoni. Migliorato un po’ il problema del traffico, parrebbero non esserci nemmeno grosse lamentele. «Credo che gli stessi residenti abbiano capito l’importanza del turismo, senza il quale non abbiamo futuro», aggiunge. Ora si tratta di sfruttare il fenomeno trasformando la quantità in un’offerta di qualità. Come? Promuovendo l’intera valle, e non solo la zona di Lavertezzo già battutissima col suo celebre ponte dei salti, così da combattere il turismo «mordi e fuggi»
