Il caso

Sempre più frontalieri, e vola il settore immobiliare al confine

Nel Comasco cresce la domanda di un’abitazione da parte di chi trova lavoro in Svizzera e vuole spostarsi nella fascia dei 20 chilometri dalla frontiera
©Gabriele Putzu
Fabrizio Barabesi
25.03.2023 06:00

La Svizzera è sempre più circondata, specie al confine sud. Terminologia militare a parte, la pressione sui valichi presenti nei territori delle province di Como e Varese, da dove ogni giorno sempre più frontalieri partono alla volta del Ticino per andare al lavoro, è crescente. E il mercato immobiliare comasco, ma non solo, si adegua alle richieste in arrivo da parte dei nuovi frontalieri, prevedendo affitti ad hoc per chi, puntando a risiedere nella fascia dei 20 chilometri dalla dogana, ha ovviamente esigenze particolari. Cresce infatti la domanda di un’abitazione da parte di quanti, e sono in aumento, hanno centrato l’obiettivo – sempre più ambito in Italia – di un’occupazione sul suolo elvetico, solitamente molto più remunerativa rispetto al medesimo impiego in patria. Nel corso dell’ultimo anno – anche se la tendenza aveva già cominciato a manifestarsi prima - sta infatti avvenendo una trasformazione particolare. Gli affitti, solitamente previsti con una durata temporale di quattro anni poi rinnovabili di altri quattro, si dimezzano e anche più. Ma non per esigenze economiche o difficoltà nel trovare affittuari bensì per rispondere alle esigenze di questi nuovi, particolari inquilini, i frontalieri appunto. A descrivere il fenomeno, che potrà essere meglio quantificato in un prossimo futuro, è il presidente della Federazione italiana mediatori agenti d’affari di Como, Mirko Bargolini.

Proprio in questi giorni è infatti stato presentato il Borsino Immobiliare 2023 che riporta l’andamento del mercato immobiliare nel territorio comasco ed è stata fotografata anche questa novità. «La richiesta da parte dei frontalieri, o di chi ha avuto un incarico di lavoro oltreconfine è cresciuta molto, soprattutto nel 2022, e la tendenza è confermata anche in questo avvio di 2023. Obiettivo è ovviamente quello di trovare un alloggio entro la fascia dei 20 chilometri dal confine così da essere considerati a tutti gli effetti lavoratori frontalieri con l’applicazione delle conseguenti regole», spiega il presidente Bargolini. Ulteriore passaggio, per rispondere a queste nuove esigenze abitative è quello di prevedere, come sta in effetti accadendo, «contratti della durata magari di un anno o un anno e mezzo – spiega il presidente – Un periodo congruo per il lavoratore per potersi inserire nel mercato del lavoro svizzero, capire le prospettive occupazionali anche per il futuro, verificando la possibilità di prolungare il contratto in essere. Tutti elementi che sono compatibili con un contratto di locazione limitato nel tempo che gli consenta, in caso di non prosecuzione dell’impiego di poter poi lasciare l’abitazione senza essere vincolato da patti troppo lunghi oppure in caso contrario di prolungarlo».

E questa trasformazione in atto ha come protagonisti molti lavoratori in arrivo, non solo da Como e dintorni, visto che molti dei comuni della provincia rientrano di per sé già nella fascia di confine ma «da fuori, da altre province, a partire, ad esempio, dall’area milanese – aggiunge il presidente Bargolini – Il fenomeno è stato certificato dai nostri agenti disseminati sul territorio. Sono circa 600 i professionisti all’opera, oltre 200 nel Comasco. Oltre un terzo di loro ha avuto richieste e ha offerto abitazioni con contratti dedicati, in base alle esigenze di questi lavoratori». In tal senso, giusto per fare un esempio, il Borsino delle locazioni indica come in centro a Como per un monolocale vengano chiesti in media 700 euro, in periferia 500. Per un trilocale fino 1200 euro se in centro e 700 euro se in periferia. Ma le richieste di affitto di tal natura non arrivano solo dalla città ma anche «dalla zona del lago, come ci si potrebbe aspettare e poi da aree differenti come l’Olgiatese e la zona di Erba. Si tratta di un fenomeno da monitorare con interesse e attenzione», conclude il presidente Bargolini. Su un altro fronte, sempre con lo scopo di intercettare lavoratori frontalieri italiani ma anche svizzeri, in cerca magari di un’abitazione in Italia a prezzi più vantaggiosi, prosegue la campagna “Lavoro in Svizzera ma vivo a Varese” (di cui avevamo già parlato in passato ndr), che ha l’obiettivo di invogliare a trasferirsi nella Città giardino chi ogni giorno varca la frontiera, valorizzando le diverse offerte di Varese rivolte in particolare alle famiglie. Il battage promozionale punta su vari aspetti: dagli spazi verdi, alle strutture sportive, fino ai collegamenti in particolar modo via treno verso la Svizzera.