Sentieri tra forza della natura e ingegno umano

Forza, pazienza e tanta passione per la montagna, queste sono le peculiarità di chi fa parte della squadra manutenzione sentieri di Mendrisiotto Turismo.
La stagione estiva è quella in cui la regione gode della più alta concentrazione di turisti o abitanti del territorio in cerca di belle esperienze, che talvolta decidono di sfruttare la sua vasta rete escursionistica, la quale conta ben 350 km di tracciato. In quel periodo la squadra è perciò particolarmente sollecitata.
Gli straordinari eventi climatici degli anni scorsi, il 2020 e 2021, hanno però messo in difficoltà il lavoro degli operatori, soprattutto dei selvicoltori che si occupano della pulizia e dello sgombero dei sentieri. Martino Cattaneo, nuovo responsabile sentieri dal 2021, che abbiamo incontrato sul tracciato di Bissone – Piazzo, afferma: «Due anni fa, lo scirocco che aveva imperversato su tutto il Cantone in ottobre, e superato la velocità di 100 km/h sulle vette più alte del Mendrisiotto (monte San Giorgio, Bisbino, Monte Generoso), causò la chiusura di ben otto percorsi. L’anno scorso con l’apice del maltempo di fine luglio, i tracciati chiusi sono stati invece diciotto.» Si ricordano le due grosse frane partite proprio dal tracciato Bissone – Piazzo, dove una colata di fango e detriti aveva invaso l’autostrada A2 nel tratto tra Maroggia e Bissone in direzione nord. In presenza sul posto, abbiamo notato la costruzione di un muro di contenimento in legno appena sotto il punto di smottamento che aveva colpito le abitazioni della via ai Ronchi di Bissone, e ancora più in basso dei tronchi d’albero alti circa 70 centimetri che servono a frenare ulteriormente eventuali colate. Continuando a percorrere il tracciato, verso sud, a pochi minuti dalla prima infrastruttura, ci siamo trovati di fronte alla seconda frana, colpevole di aver causato la chiusura del tratto autostradale sopracitato. Qui i danni furono maggiori, perché oltre al disagio pubblico di circolazione, il sentiero venne completamente spazzato via. La squadra di manutenzione ha dovuto agire dopo un’ispezione del geologo cantonale, creando un altro muro di contenimento in legno, a cui è servito una posa aggiuntiva di un lungo tronco, trasportato da un elicottero e fissato da viti in ferro lunghe un metro così da stabilizzare il tracciato, questo tipo di lavoro viene definito come «un faticoso e alquanto ingegnoso risultato ottenuto grazie a manodopera qualificata».
Due metri di foglie
Al momento, il 2022 si prospetta come un anno risparmiato da particolari calamità; l’inverno è stato caratterizzato da un tempo stranamente mite, però questo non è sempre un dato positivo ci spiega Cattaneo: «Il flusso di persone sui nostri sentieri a cavallo tra il 2021 e il 2022 è stato da record, però un inverno con la quasi totale assenza di neve cambia i soliti meccanismi naturali, la felce e l’erba non si appianano, il che richiede molto lavoro extra, e le foglie arrivano ad accumularsi fino a raggiungere i quasi due metri d’altezza, rendendo inagibili alcuni tracciati. Si può quindi dire che con questa inversione di tendenza, causata dal cambiamento climatico, nuovi problemi sorgono, e il team si sta abituando a prendere le misure necessarie».
La squadra dell’Organizzazione turistica regionale del Mendrisiotto e Basso Ceresio è composta da cinque persone (di cui 2 apprendisti), il capo redige un piano settimanale, in cui ci si basa anche sull’esperienza e la conoscenza del territorio, per intervenire laddove c’è il maggior bisogno a dipendenza del periodo dell’anno. Per il mese di luglio si sta agendo da bassa quota, e gradualmente si salirà in altitudine nei tre principali monti momò. Cattaneo ci tiene a sottolineare l’importanza del lavoro svolto dagli operatori dell’ente turistico, affermando: «Senza la manutenzione, in meno di cinque anni i sentieri del Mendrisiotto non esisterebbero più, e sarebbero sommersi da frane, detriti e natura selvatica».