Senza strada da due anni, ma con tanta pazienza
«Vi è forte divergenza di opinioni sulle cause del crollo e sulle responsabilità dello stesso ma vi è accordo sul fatto che è urgente procedere al ripristino della strada comunale in modo tale da ristabilire un accesso adeguato ai fondi da essa serviti». È da esattamente due anni che gli abitanti di via ai Ronchi, sulla collina di Daro, frazione di Bellinzona, attendono la riapertura al transito veicolare del collegamento, allo stato attuale percorribile solo a piedi o in bicicletta. Il 27 agosto 2020 il crollo della parete che sosteneva lo scavo del cantiere per l’edificazione di quattro abitazioni ha provocato non solo la chiusura dell’arteria ma anche danni alle sottostrutture (una parte della condotta dell’acqua potabile è ceduta).
«Faremo valere i nostri diritti»
Dopo aver finalmente trovato un accordo con le ditte che hanno eseguito il lavoro – la convenzione fra le parti, come anticipato dal CdT il 1. giugno scorso, è stata sottoscritta due mesi or sono – la Città ha deciso di anticipare i costi di ripristino delle opere di consolidamento per evitare ulteriori perdite di tempo. E ciò ribadendo, in ogni modo, che il Comune «si ritiene parte danneggiata» e che farà «valere tutti i suoi diritti» per ottenere il risarcimento dei «danni subiti a causa del cedimento». Il Municipio ha appena trasmesso al Legislativo il messaggio con la richiesta di credito complessiva di 2,45 milioni di franchi. Il cantiere aprirà in autunno e dovrebbe durare, indicativamente, almeno 6-8 mesi.
Disagi e percorso più lungo
In merito a quanto successo, nell’ultimo biennio è stato scritto e detto di tutto e di più. La fattispecie è approdata anche sui banchi del Legislativo, ma soprattutto è stata gestita con calma quasi serafica da chi in via Ronchi ci risiede, che per accedere alle proprie case è stato giocoforza costretto ad allungare (e di molto) il percorso affrontando la via alla Predella e transitando dal castello di Sasso Corbaro. Che è sempre un bel vedere, ma di sicuro in questo caso gli interessati ne avrebbero volentieri fatto a meno. Una situazione non facile che presto, per fortuna, avrà fine. «Il ripristino della strada presuppone la ricostruzione e la messa in sicurezza dello scavo eseguito su cinque particelle nonché il consolidamento delle opere già predisposte e non stabili, in modo tale da evitare ulteriori franamenti e garantire la stabilità del versante», rileva l’Esecutivo. Che poi illustra, nel dettaglio, di quali interventi si tratta. Il primo riguarda la costruzione di un muro di sostegno che garantirà la stabilità essenziale per rifare la strada; il costo previsto è di 1,74 milioni. Secondariamente si metterà mano alla pavimentazione e verrà posata una nuova canalizzazione lunga poco più di 200 metri. In questo caso la spesa ammonta a 710.000 franchi.
L’autorizzazione a stare in lite
La Città, come detto poc’anzi, mira a recuperare i soldi anticipati. Al Consiglio comunale si chiede dunque anche l’autorizzazione a stare in lite necessaria «qualora non si riuscisse a trovare un accordo con la controparte». Le opere programmate (i cui progetti sono già stati approvati, tanto che si procederà con la fase di appalto prima della votazione del credito prevista, forse, già in occasione della prossima seduta di Legislativo) non beneficiano di sussidi cantonali e/o federali; non verranno nemmeno prelevati i contributi di miglioria. Per l’edificazione del muro si stimano 5-6 mesi di lavoro; altri 3-4 mesi per le opere da metalcostruttore; ed un mese per quelle inerenti la pavimentazione. L’obiettivo è quello di pianificare al meglio gli interventi (eseguendoli in parallelo, se possibile) così da ridurre la durata.
La convenzione fra le parti
La Città, puntualizza l’Esecutivo, senza la convenzione avrebbe potuto intervenire in via sostitutiva sul fondo dei privati solamente «con l’adempimento di diversi criteri legali. La procedura è però complessa e passibile di impugnazione, ciò che potrebbe rallentare e allungare - anche di anni - i tempi di intervento». Un’eventualità che il Municipio ha voluto assolutamente evitare, soprattutto considerando che sono già trascorsi due anni dal crollo. Esclusa la possibilità di un cantiere «coatto», si è optato per delle trattative con le ditte che si sono concluse ad inizio giugno.