Sergio Morisoli: «Senza lo spaventapasseri, corvi a nozze»
Dal taglio al freno. Insomma sembra essere una sorta di autocritica, un «indietro tutta»?
«No è realismo. I tagli lineari all’ultimo momento, dopo aver sprecato tempo, sono il frutto del Governo e della sua incapacità in materia finanziaria, ma non del decreto. Lo avessero preso seriamente dall’inizio, avrebbero frenato la spesa invece che tentare di tagliarla nel modo assurdo che abbiamo visto e fallire l’obiettivo. Siccome non sono stati capaci di farlo in tre anni, ora gli indichiamo la via per frenare la crescita della spesa fino al 2027 senza tagliare. Si tratta di spendere meno di quello che è previsto nel Piano finanziario per i prossimi tre anni, che sarebbe comunque di più di quello che stanno spendendo. Nessuno di loro sa ed ha interesse a tagliare i rami sui quali sono seduti, facciamo allora almeno in modo che non crescano di più e troppo in fretta».
Il primo decreto Morisoli ha generato solo illusioni?
«Quel decreto ha portato grossi risultati concreti per tre anni: ha bloccato le intenzioni di alzare le imposte, ha bloccato il riversamento di costi sui Comuni e ha protetto i più bisognosi da tagli selvaggi sui loro sussidi diretti. Ma non dimentichiamo l’effetto calmiere sulla spesa. Senza lo “spaventapasseri” che è il decreto, i corvi avrebbero beccato tutte le sementi fino a non più poter spiccare il volo…».
Imperterriti perseguite la strada della critica al Governo. Ma alla fine sembra una mossa per dire «nel 2027 arriveremo noi e vedrete che tutto andrà meglio». Giusto o sbagliato?
«Certo, la critica propositiva è il nostro core business dal 2018. Veramente avremmo voluto che tutto andasse meglio già da aprile 2023, ma gli elettori hanno preferito due leghisti e non un UDC. Forse il 2027 sarà troppo tardi per correggere la debolezza e la rassegnazione di troppi esecutivi fotocopia e autocondannati a una collegialità tanto disarmante quanto ininfluente».
Alla fine dei conti il vostro obiettivo è cercare il massimo consenso possibile tra le forze politiche o lanciare provocazioni?
«Abbiamo una dozzina di Iniziative parlamentari, prodotte dal 2017 ad oggi, tutte con lo scopo uguale: lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini e costringere lo Stato a spendere meno e meglio. Per tutti gli statalisti nascosti in tutti i partiti questi atti sono provocazioni, per i Governi un incubo, per la burocrazia inefficace ed inefficiente una sciagura. Per noi è la difesa del primato del cittadino sullo Stato. Ricordiamoci che l’UDC Ticino ha vinto in 5 anni 6 volte di fila davanti al popolo. Quando il consenso non esce dal Legislativo lo cerchiamo davanti al popolo, e vinciamo».
Arriva il vostro «bis», ma sul tavolo c’è anche l’iniziativa popolare per cancellare il precedente decreto Morisoli. Come se ne esce senza sprecare tempo, soldi e forze?
«Che dire? Gli stessi che hanno fatto votare il popolo, inutilmente, per non far entrare in vigore il decreto uscendone strabattuti; ora provano, ancora più inutilmente, ad abolire qualcosa che finisce già da solo. Forse avendo perso sonoramente quella partita, a fari ormai spenti sperano di vincere sotto la doccia…».