L'appello

Sì a un'esperienza di parto positiva nelle maternità ticinesi

L'Associazione Nascere Bene Ticino propone l'adozione di quattro misure già introdotte con successo in Svizzera e in alcune maternità ticinesi: eccole
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
21.10.2022 11:30

Pochi giorni fa l’Associazione Nascere Bene Ticino ha lanciato un appello alle autorità sanitarie ticinesi con il sostegno della Federazione delle Associazioni Femminili Ticino Plus (FAFTPlus), della Commissione Consultiva per le Pari Opportunità e dell’Associazione dei Consumatori della Svizzera Italiana (ACSI). Scopo dell’appello è favorire un’esperienza di parto positiva proponendo l’adozione di quattro misure già introdotte con successo in Svizzera e in alcune maternità ticinesi. In sintesi, l’Associazione Nascere Bene Ticino chiede di offrire in ogni maternità del cantone:

- il parto accompagnato dalla propria levatrice di fiducia (levatrice indipendente aggiunta), conformemente a quanto approvato in Gran Consiglio il 21 settembre 2020 e quanto applicato da tempo in numerosi cantoni svizzeri nei casi a basso rischio, sulla base di chiare evidenze scientifiche concernenti la sicurezza e gli esiti di salute;

- la tecnica del cesareo dolce o Charité, che inserisce nell’intervento chirurgico alcuni benefici del parto vaginale come lentezza, contatto visivo e pelle a pelle;

- la possibilità di elaborare l’esperienza del parto secondo il modello adottato dal CHUV di Losanna, che prevede due colloqui con una levatrice qualificata;

- le camere famiglia con possibilità di pernottamento per il padre, conformemente al modello dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio.

Perché questo appello

L’esperienza della nascita è influenzata da diversi fattori, tra cui gli aspetti soggettivi o un decorso difficile, ma nella letteratura scientifica esiste anche un nesso tra vissuti negativi e modalità della presa in carico. Enti autorevoli come l’ONU e il Consiglio d’Europa hanno preso posizione contro l’eccesso di interventi medici e le procedure eseguite senza consenso informato, mentre in uno studio della SUP di Berna una partoriente su quattro segnala di aver subito una forma di coercizione durante l’assistenza. Nelle testimonianze delle donne sono vissute come una violenza le procedure non necessarie, subite passivamente, non accompagnate da informazioni o spiegate come “aiuti”.

Un parto non rispettato può avere ricadute negative a breve e a lungo termine sulla salute psicofisica della mamma e sul legame con il bambino. Nei casi più gravi, le donne che hanno partorito sviluppano sintomi depressivi e/o traumatici che richiedono l’intervento di uno/a specialista, generando costi aggiuntivi per la sanità. Le esperienze di parto negative, inoltre, non favoriscono la natalità, come ha osservato di recente il consigliere di Stato Raffaele De Rosa.

Secondo le nuove linee-guida dell’OMS (2018), per prevenire complicazioni ed esperienze negative è necessario garantire il rispetto dei bisogni fisiologici e psicologici della partoriente e la qualità nella relazione di cura. Nei parti a basso rischio il modello che soddisfa al meglio queste esigenze è l’accompagnamento continuo da parte di una levatrice di fiducia o aggiunta, associato a migliori esiti di salute e a un uso più efficiente delle risorse. In generale, è opportuno promuovere le competenze relazionali del personale curante, affinché sappia favorire in ogni circostanza le scelte informate da parte dei genitori, nel rispetto dei loro valori e delle singole preferenze.

L’appello è stato presentato mercoledì 19 ottobre 2022 alle ore 10.00 nel corso di una conferenza stampa presso lo spazio La Cascina di Sorengo. All’evento hanno partecipato tra gli altri Gina La Mantia, presidente del Gran Consiglio e membra della Commissione Consultiva per le Pari Opportunità; Natascia Caccia, municipale di Cadenazzo e membra di comitato di FAFTPlus; Antonella Crüzer, segretaria generale dell’ACSI.