Sì alla tredicesima AVS: i frontalieri in pensione potrebbero guadagnarci due volte

Il sì alla tredicesima AVS, ieri, ha avuto un’ampia eco all’estero. Italia compresa, evidentemente. Anche, se non soprattutto, per le implicazioni che potrebbe avere in termini di frontalierato. Il tema è stato discusso, e molto, nei gruppi social riservati ai frontalieri in Ticino. Con varie sfumature: chi ha gioito, chi ha chiesto lumi e chi, ancora, con un pizzico di timore ha domandato se, un domani, ci saranno ripercussioni a livello di salario.
Innanzitutto, sono assoggettati all’Assicurazione vecchiaia e superstiti, l’AVS appunto, «le donne e gli uomini che esercitano un’attività lucrativa in Svizzera, dunque anche frontalieri e lavoratori stranieri». Quanto ai timori di alcuni, sottolinea Andrea Puglia, responsabile frontalieri in seno al sindacato OCST, «non li condividiamo». E questo perché, aggiunge il nostro interlocutore, «detto che questa misura dovrà in qualche modo essere finanziata l’incremento a livello percentuale dell’attuale contributo AVS è una delle ipotesi sul tavolo». Un’ipotesi che, precisa Puglia, «riguarda tutti i lavoratori, siano essi residenti o frontalieri». Non solo: «Non parliamo, qualora andassimo in questa direzione, di incrementi vertiginosi. E poi si tratterebbe di finanziare una misura di natura pensionistica». I frontalieri, insomma, non dovrebbero vedere questa ipotesi come una tassa ma come «un accantonamento, appunto, in vista di una pensione futura».


Di nuovo Puglia: «La percentuale di contribuzione, in ogni caso, rimarrebbe molto più bassa rispetto al contributo INPS che versano i lavoratori in Italia. Anche per questo non comprendiamo i timori di alcuni». Probabilmente, il clima generatosi a causa della famigerata tassa sulla salute ha contribuito da un lato a mischiare il burro con la ferrovia, volendo ricorrere a un ticinesismo, e dall’altro ad alimentare nuovi (e come visto infondati) timori. «Il punto è proprio capire, nel caso dei frontalieri, che tutti dovranno se caso rispondere a un aumento di contribuzione AVS. In egual misura. Frontalieri e residenti. Presi singolarmente, questi aumenti non andranno a spostare il bilancio».
I timori, ribadisce Puglia, riguardano semmai le aziende. «Chi occupa un numero importante di collaboratori si ritroverà con un esborso che, in un qualche modo, andrà controllato».
C’è un altro aspetto che sorride ai frontalieri. Il fatto che la tassazione delle rendite AVS, in Italia, è fortemente agevolata. «Le pensioni svizzere, a oggi, nella vicina Penisola sono tassate al 5%, quindi con un’aliquota di assoluto favore rispetto a quanto accade con le pensioni italiane» chiarisce Puglia. «I frontalieri potrebbero dire: ma come, pago anche io per qualcosa che hanno deciso gli svizzeri? Rispondo di una votazione altrui? Ma, dicevamo, si tratta di una misura che riguarda tutti».
Puglia, concludendo, si china anche su un’altra ipotesi sul tavolo per finanziare la tredicesima AVS: l’aumento dell’IVA. «In questo caso – dice – i frontalieri ci guadagnerebbero addirittura due volte perché, di fatto, beneficerebbero di un aumento dell’avere pensionistico senza ulteriori sborsi. E questo perché, lo sappiamo, la stragrande maggioranza dei frontalieri acquista prodotti in Italia e non in Svizzera».