Si archivia la superstrada, ma non tutti sono d’accordo

Poco più di quattro chilometri di asfalto: due corsie (affiancate da altrettante banchine d’emergenza) e svincoli. Il tutto al fine di sgravare il più possibile dal traffico il Comune di Stabio. Stiamo parlando della circonvallazione Stabio-Gaggiolo, un progetto del quale si sente parlare da ormai un ventennio. Ebbene, il dossier relativo al completamento della superstrada rimarrà in un cassetto. O meglio: verrà posto nell’archivio.
Questa, infatti, è l’intenzione della Confederazione la quale, recentemente, ha comunicato la volontà di rinunciare a sei progetti cantonali. E tra questi c’è anche la circonvallazione momò. Il Consiglio federale li ritiene «non più attuali, non più rispondenti in tutti i loro aspetti ai requisiti sociali, ambientali e di traffico oppure non realmente urgenti».
Nello specifico, per quel che riguarda il raccordo Stabio-Gaggiolo, Berna scrive che «il progetto del Cantone è stato sviluppato oltre 20 anni fa. La fattibilità della soluzione proposta è inoltre messa a repentaglio dalla realizzazione della linea ferroviaria Mendrisio-Varese». Inoltre, si annota, «la prosecuzione della strada in territorio italiano non è garantita. Per questi motivi l’opera non viene considerata prioritaria».
«Decisione impossibile»
Poche speranze, dunque, per chi ancora confida in un collegamento che aggiri l’abitato di Stabio. Che Berna andasse in questa direzione non è un fulmine a ciel sereno. Già nel febbraio del 2022 il Consiglio federale aveva posticipato la realizzazione della circonvallazione a oltre il 2040.
E già allora l’Esecutivo di Stabio si era fatto sentire, ribadendo di trovarsi in una situazione atipica: «Abbiamo oggi sul tavolo un progetto generale di prolungamento della superstrada di 30 anni fa, una nuova linea ferroviaria inaugurata nel 2014, un progetto per la realizzazione di una corsia dinamica tra Mendrisio e Lugano con orizzonte 2030 e un rapporto d’impatto ambientale per la Stabio-Est – Gaggiolo aggiornato nel 2001». Su queste basi – scriveva il Municipio – «è impossibile per qualsiasi autorità, sia essa comunale, cantonale e federale, adottare decisioni».
I sostenitori contestano
La via, per quel che concerne la Confederazione, appare però tracciata. E le reazioni, a seconda dei fronti, sono evidentemente opposte. A esprimere disappunto è il coordinatore del comitato a favore del completamento della Superstrada Diego Colombo il quale, da noi interpellato, spiega che «sono in corso riflessioni per capire quali passi intraprendere».
Nel frattempo, però, Colombo ha scritto una lettera ai soci – in copia all’Ufficio federale delle Strade (USTRA), al Municipio di Stabio e al Dipartimento del Territorio – nella quale esprime una serie di contestazioni alle motivazioni di Berna.
In merito alla mancata garanzia della prosecuzione dell’asse in territorio italiano, Colombo scrive che «è già esistente un tratto scorrevole e veloce di circa 6 chilometri che collega Gaggiolo all’autostrada detta Pedemontana» e che «il progetto del collegamento autostradale Como-Varese-Valico del Gaggiolo è pubblicato nel sito Autostrada Pedemontana Lombarda».
Per quel che concerne, invece, la valida alternativa offerta dalla tratta ferroviaria, il coordinatore menziona 11 punti. È un’alternativa «ma non per tutti in quanto è valida solo per chi abita vicino alla stazione di partenza e per chi ha un luogo di lavoro vicino alla stazione di arrivo». Oppure: «Per i numerosi mezzi pesanti e furgoni che vi transitano, la tratta ferroviaria non può essere considerata una valida alternativa». Ancora: la ferrovia «ha sicuramente alleggerito il traffico stradale, il quale tuttavia rimane molto intenso. Le tabelle elaborate dal Dipartimento del territorio dimostrano che dall’apertura della tratta ferroviaria, tra il 2018 e il 2021, il traffico non è diminuito».
C’è anche chi sorride
Di diverso avviso è il capodicastero Sicurezza pubblica della Città di Mendrisio Samuel Maffi, il quale si esprime a titolo personale. In merito ai propositi di Berna, il nostro interlocutore esordisce dicendo che «se così fosse è una bella notizia. Anche perché – continua – ormai si erano resi conto tutti che il progetto che si voleva fare, che ha più di 20 anni, era indecente per il nostro territorio e non solo per il fatto che comunque è cambiata la sensibilità degli abitanti del Mendrisiotto».
Il progetto – annota Maffi – «non teneva minimamente conto dei temi paesaggistico, ambientale e fonico». Poi, sottolinea, «è stata oltretutto realizzata una nuova tratta ferroviaria che ha cambiato i numeri in gioco relativi alla mobilità delle persone. Per gli abitanti del Mendrisiotto è dunque una buona notizia. Se la cosa dovesse andare a buon fine – evidenzia il municipale – scongiureremmo in maniera definitiva il rischio che la nostra regione diventi un asse di transito non solo nord-sud ma anche per le province di Como e Varese». E non poteva mancare, infine, anche un accenno al futuro Parco del Laveggio – che nella sua parte finale si snoderà proprio a lato del tracciato stradale –, il quale verrà inaugurato nel corso dell’autunno: «C’è da essere contenti perché ci sarà il Parco del Laveggio e non avrà al suo fianco una superstrada a cielo aperto».