L'intervista

Sirica: «Politica dei fatti, non dei proclami: per sostenere anche il ceto medio»

A colloquio con il copresidente del PS Fabrizio Sirica in vista del congresso elettorale di domenica - La piattaforma per i prossimi quattro anni e la necessità di tornare sul territorio
In aprile il primo appuntamento con le elezioni cantonali da copresidente per Fabrizio Sirica. ©Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
13.01.2023 06:00

Fabrizio Sirica, voi dite: «Il futuro ha bisogno di noi». Ma come? Una volta si diceva «tutti utili nessuno indispensabile». Ora ci tocca aggiungere «tranne il PS». Questo non è un approccio arrogante?

«Parliamo di temi. Noi stiamo dalla parte di un lavoro dignitoso, della lotta alle disuguaglianze, della parità di genere, di una sanità e socialità accessibile, di un ambiente e un territorio vivibili. Ebbene, in un cantone con un grave problema di dumping, salariale e sociale, con le disuguaglianze in aumento e una precarietà economica sempre più diffusa, che tocca un anziano su tre e che fa fuggire i giovani, con i cambiamenti climatici che imperversano, nell’indifferenza della parte politica di destra, riteniamo che le nostre battaglie siano assolutamente indispensabili e che sì, c’è bisogno di noi».

«Stiamo dalla parte dei più deboli» e su questo convengo si tratti proprio di voi, ma quando dite di stare a fianco del ceto medio vedo qualche distorsione. Quel ceto medio tartassato non sembra godere delle vostre attenzioni…

«Rispetto la sua opinione ma invito a osservare i fatti. Parto dal presupposto che il PS o è dalla parte dei più deboli o non lo è. Ma oggi più che mai dobbiamo sostenere anche il ceto medio, ossia quelle famiglie e quelle persone che non ricevono aiuti ma fanno fatica, tra cui molte donne e pensionati, artigiani e piccoli imprenditori. Prendiamo il tema in cima alle preoccupazioni, i premi di cassa malati, e guardiamo cosa è successo durante l’ultimo Gran Consiglio. La soluzione proposta dalla parte borghese è quella dello sgravio fiscale, mentre noi proponiamo di aiutare, in maniera mirata, il ceto medio. Dati alla mano: spendendo gli stessi soldi come Stato, ad una famiglia con due figli e 70.000 franchi di imponibile con la proposta di destra rimarrebbero in tasca 44 franchi all’anno, con la nostra 1.000 franchi. Questi sono i fatti e questo dimostra, un’altra volta, come le politiche di sgravio non siano efficaci per sostenere la popolazione, perché vanno a lasciare soldi soprattutto ai più ricchi. Abbiamo lanciato un referendum e si potrà correggere questo errore, bocciando gli sgravi ai ricchi e adottando immediatamente il nostro controprogetto».

Cosa proponete per aumentare il potere d’acquisto senza toccare i salari in un momento in cui chi fa impresa riscontra molte difficoltà?

«Già in agosto abbiamo presentato un pacchetto di misure per contrastare l’inflazione e sostenere la popolazione. Oltre all’adeguamento degli aiuti sociali al caro vita, bisogna sostenere i locatori con i prezzi crescenti dell’energia e favorire il trasporto pubblico agendo sul prezzo dei biglietti. Focus principale deve essere stare dalla parte del ceto medio e aiutarlo a pagare i premi di cassa malati, che è una delle voci di spesa più insostenibili. La nostra iniziativa popolare, per cui stiamo raccogliendo le firme, vuole limitare la spesa dei premi per economia domestica al massimo al 10% del reddito disponibile. Un’altra questione che mi sta a cuore sono le rendite dei 17.000 dipendenti affiliati all’IPCT, faremo tutto quanto in nostro potere per non far subire un ulteriore taglio del 20%».

Nella vostra piattaforma elettorale l’impronta ecologica è piuttosto sbiadita. Come lo spiega?

«Non sono d’accordo, vi è un capitolo sull’ecologia che è al pari delle altre priorità. Ma un’altra volta, al di là dei proclami, contano i fatti. Da sempre con le nostre politiche difendiamo il territorio, martoriato da speculazioni immobiliari e da potenziamenti di nuovo traffico veicolare. Un esempio concreto è la nostra opposizione al progetto PoLuMe, che sarebbe una nuova ferita sul territorio del Mendrisiotto. I partiti della parte borghese sono, nella migliore delle ipotesi, divisi al loro interno. In questa campagna e nei prossimi anni, inoltre, spingeremo ancora di più per una riduzione dei prezzi del trasporto pubblico».

La corsa a braccetto con i Verdi per il Governo non rischia di portarvi a sottovalutare la partita più importante, il Gran Consiglio. Alla fine per il Parlamento conterà la somma degli eletti socialisti ed ecologisti o soprattutto quella dei vostri?

«Nel 2019 sono state pochissime le schede che ci hanno diviso da un aumento dei seggi. Sebbene sia in atto un tentativo di dipingere il PS come un partito in crisi, con enfatizzazione di presunte divisioni, in realtà aumentiamo le adesioni e si percepisce grande entusiasmo. Trovi un’organizzazione capace di mobilitare decine di militanti ogni sabato, che sono instancabilmente da quasi un anno ogni fine settimana nelle piazze a raccogliere firme: sul salario minimo, contro il decreto Morisoli, sull’iniziativa dei livelli e ora sui premi di cassa malati. Quindi la risposta è duplice, la nostra priorità è senza dubbio aumentare i seggi PS in Gran Consiglio, ma anche quelli dell’area. Ed è possibile. Con i Verdi siamo alleati, complementari, non concorrenti».

Il Forum Alternativo, dopo aver assunto negli anni una posizione fortemente critica con voi, oggi ha trovato posto per suoi candidati nella vostra lista. Come è stato possibile tutto questo?

«Dal canto mio lo leggo come il riconoscimento del fatto che oggi il PS ha un progetto politico chiaro. Lo abbiamo dimostrato con il piano di rilancio “Per un Ticino in cui vivere”, sappiamo esattamente dove vogliamo portare il Ticino. Anche in Parlamento abbiamo lavorato bene in questi anni, sui temi fondamentali il PS è stato capofila della sinistra con i suoi rapporti, molto spesso in alternativa a tutto il fronte borghese. La politica di oggi è polarizzata, non c’è spazio per compromessi e i partiti di centrodestra storici oggi si accodano alla destra. Noi rappresentiamo una parte della cittadinanza ben più ampia di quella che per ora ci vota e continuando così, con un’opposizione costruttiva in parlamento e per le strade, cresceremo».

Si rende conto che se altri partitini della sinistra facessero la stessa mossa l’area avrebbe ben altro peso? Ma se altri non vogliono è solo scelta/colpa loro o c’è un po’ di autocritica da fare?

«Queste elezioni sono vitali per il nostro progetto, che guarda al medio termine. A me non preoccupa che ci si presenti su liste diverse, in un sistema proporzionale puro è inevitabile. A me preoccupa il fatto che la sinistra tutta, oggi, non è sufficientemente radicata sul territorio e non è coordinata nelle sue azioni. Dopo le elezioni, se come spero la strada dell’unità rosso-verde e questo principio di unione a sinistra che vediamo con il Forum sarà confermata, dovremo incontrarci con tutti e rilanciare un progetto, non solo elettorale, ma di lotte concrete a favore di chi rappresentiamo. Abbiamo l’entusiasmo, le idee, le energie e le persone per cambiare gli equilibri di questo cantone».