Chiasso

Solitudine e terza età: quadro «rassicurante»

Conclusa la prima fase di un’indagine sul benessere dei residenti over 75 dopo la pandemia – Solo il 10% ha partecipato: quasi la totalità degli intervistati ha una solida rete di contatti di riferimento – Meno dell’1% afferma di essere solo – A breve i servizi sociali contatteranno i cittadini che non hanno risposto
© CdT/Gabriele Putzu
Valentina Coda
28.04.2022 18:03

Il tema è di quelli delicati, il soggetto ancora di più e il contesto rievoca brutti ricordi. Stiamo parlando dell’impatto che la pandemia ha avuto sulle persone con più di 75 anni. Il bilancio è quello che conosciamo tutti: pesante, umano e psicologico. Il Municipio di Chiasso ha però voluto scattare una fotografia attuale delle necessità scaturite dalla COVID e dalle condizioni di vita generali, come particolari fragilità e bisogni. Il quadro che emerge dopo la prima fase dell’indagine è «rassicurante», ma per dovere di cronaca è giusto rimarcare che i risultati di questa prima analisi sono imparziali perché riguardano il 10% degli over 75, ovvero 113 persone, su un campione complessivo di 1.125 residenti nella cittadina. Vediamo nel dettaglio cifre e considerazioni scaturite da questa prima parte del progetto.

Uno spazio per esprimersi

L’Ufficio servizi sociali, tramite il progetto «Osservatorio Anziani», ha inviato tra agosto e dicembre dello scorso anno una lettera a tutti i 1.125 over 75 residenti a Chiasso in cui veniva chiesto loro di telefonare al numero dell’Antenna anziani o di presentarsi fisicamente nella sede di via H. Dunant 2. I risultati parlano di 113 persone (10%) che hanno risposto spontaneamente alla lettera, da cui emerge un quadro «rassicurante», perché quasi la totalità ha a disposizione una solida rete di contatti su cui poter contare. Entrando nello specifico, il 50% fa riferimento a familiari, il 39% ad amici o vicini di casa, l’8% afferma di far capo a aiuti domiciliari, infermieri e medici. Un dato importante che viene sottolineato è che meno dell’1% afferma di essere solo. La lettera inviata alle persone anziane ha una natura ben precisa: dare spazio all’espressione. «Non abbiamo voluto inserire domande specifiche – rileva il responsabile dell’Ufficio servizi sociali Andrea Bianchi –, l’idea era quella di offrire uno spazio libero in cui descrivere emozioni e vissuti. Non ci aspettavamo una partecipazione più alta, la lettura di una lettera richiede impegno e sforzo all’anziano, anche se stiamo parlando di una pagina scritta con caratteri grandi. Bisogna capire se la posta viene direttamente aperta dagli stessi anziani oppure hanno una rete di contatti che lo fa per loro e non per forza li invita a contattarci». Non viene escluso, infatti, che abbiano risposto alla lettera gli anziani con maggiore indipendenza e resilienza. Altresì, non sorprende i servizi sociali che il 78% non ritenga di aver bisogno di un sostegno da parte del Comune, mentre il 47% ha voluto sottolineare che apprezzerebbe una maggiore offerta di spettacoli, concerti e attività sportive e/o all’aria aperta.

Insicurezza e timori

Come noto, la COVID ha avuto un impatto più pesante nella prima ondata dove le persone anziane si sono viste cambiare radicalmente la quotidianità e di conseguenza le abitudini. Il senso di insicurezza e timore è però rimasto nonostante il passare del tempo e la conseguente riduzione delle restrizioni. Dall’indagine emerge che un terzo degli intervistati afferma di aver sopportato bene le conseguenze della pandemia, anche se hanno giocato un ruolo importante la riduzione dei contatti sociali, il timore delle conseguenze personali legate al virus e l’obbligo di rimanere confinati in casa.