L’intervista

«Sono diventato pompiere seguendo le orme di mio papà»

Il nuovo comandante del Corpo Civici Pompieri di Lugano Federico Sala si racconta - Tra aspirazioni, ricordi e quella volta che spense un incendio accanto a suo papà Elio
Dal 1. gennaio 2020, con la sua nuova funzione di comandante, Federico Sala verrà promosso al grado di tenente colonnello.
Chiara Nacaroglu
18.10.2019 06:00

Federico Sala è stato nominato comandante del Corpo Civici Pompieri di Lugano. Già vicecomandante dall’anno scorso, entrerà in carica il 1. gennaio 2020 sostituendo Mauro Gianinazzi che andrà in pensione dopo 45 anni di servizio. Lo abbiamo intervistato, tra aspirazioni, ricordi e quella volta che ha spento un incendio accanto a suo papà.

Dopo aver guidato il Corpo per quindici anni, il comandante Mauro Gianinazzi nel 2020 andrà in pensione, che effetto le fa prendere il suo posto?

«È una sensazione strana. Sono cresciuto nei Pompieri di Lugano con Gianinazzi e rilevare il suo posto mi rende orgoglioso ed entusiasta. In questi anni mi ha insegnato a valorizzare tutte le persone che abbiamo la fortuna di avere nel Corpo, non solo professionisti ma anche volontari, che sono la nostra spina dorsale. Poi mi ha insegnato a rimanere con i piedi per terra, a saper valutare con calma la situazione quando ci si trova davanti a un problema».

Cosa si aspetta dal ruolo di comandante?

«In futuro la sfida sarà riuscire a dare continuità a tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi dai miei predecessori con lungimiranza e intelligenza. Ci sarà poi la concretizzazione della Scuola per pompieri professionisti di lingua italiana (oggi ce n’è una a Ginevra e una a Zurigo, ndr.) che dovrebbe partire nei prossimi anni e avrà sede a Lugano. A gestirla sarà il Corpo e per noi è un grande privilegio; permetterà sicuramente a molti giovani nella regione di avvicinarsi più facilmente a questo mestiere».

Ha già pensato ai suoi primi passi da comandante?

«Vorrei andare nella direzione della continuità ma con un occhio rivolto al futuro, in particolare agli aspetti di sviluppo e innovazione. Sul tavolo abbiamo l’implementazione del nuovo sistema di mobilitazione, che riguarda la gestione degli interventi con lo scopo di essere più efficaci. Un altro progetto riguarda l’ammodernamento della caserma di Lugano (risalente al 1965, ndr.). Finora sono stati fatti diversi interventi, come la sistemazione delle aree di lavoro e degli spogliatoi, si vuole continuare in questa direzione per mantenerla al passo con i tempi».

Quando ha capito che da grande avrebbe fatto il pompiere?

«Intorno ai tre anni grazie a mio papà, Elio Sala, che era sergente dell’ex Corpo Civici Pompieri di Mendrisio (attualmente presiede la Società veterani pompieri Mendrisio, ndr.), dove ho iniziato come volontario. È lui che mi ha trasmesso la passione per questo mestiere».

Allora dev’essere particolarmente fiero della sua nomina.

«Sì, è molto fiero. E felice».

Tra i molti interventi sul campo a cui ha preso parte, ne ricorda uno in modo particolare?

«Il più importante per me è stato lo spegnimento dell’incendio alla fabbrica Astra di Stabio (andata completamente distrutta in un violento incendio la notte del 5 luglio 1997, ndr.). Ero arrivato sul posto con un gruppo di rinforzo e mi hanno mandato a dar manforte su un lato dello stabile. Era buio e c’era moltissimo fumo, ho intravisto una persona con la lancia in mano e mi sono posizionato dietro di lui per aiutarlo. A un certo punto si è girato e mi sono accorto che era mio papà: in quel momento eravamo padre e figlio, uno accanto all’altro, a spegnere un incendio, è stato un momento molto forte. Poi ci sono stati gli interventi per le frane a Bombinasco (il 5 novembre 2014 causò la morte di una madre e sua figlia, ndr.) e a Davesco (pochi giorni dopo la tragedia di Bombinasco, il 14 novembre, in un’altra frana persero la vita due donne, ndr.). Eventi tragici e molto toccanti che mi hanno trasmesso un senso di impotenza davanti alla forza della natura, che aveva deciso di farsi strada in quel modo. Ma se a Bombinasco, purtroppo, non siamo riusciti a salvare nessuno, a Davesco sì ed è stato gratificante. In ogni caso, entrambi gli interventi mi hanno dato uno stimolo ad andare avanti e cercare di fare sempre meglio».

Un momò trapiantato

Classe 1972, già vicecomandante dei Pompieri di Lugano dall’anno scorso, Sala è nato e cresciuto a Mendrisio e oggi vive a Vaglio. Coniugato con Claudia, è padre di Amélie e Nicolò. Ha militato nei Pompieri di Mendrisio dal 1995 al 2003 come volontario, nel 2004 è stato arruolato nei ranghi dei Pompieri di Lugano come volontario e poi professionista.