Mendrisio

Spaccata al negozio di biciclette, c'è un arresto

L'uomo, un 31.enne moldavo, è stato intercettato dalle forze dell'ordine, dopo un inseguimento, a poche ore dal furto – Gli autori del colpo hanno utilizzato un furgone rubato per infrangere la vetrina

(Aggiornato) È durata poco tempo la fuga di uno degli autori della spaccata al negozio specializzato di biciclette Z-Bike di Mendrisio, avvenuta nella notte tra lunedì e martedì. L’arresto – dopo un inseguimento – è avvenuto lo scorso 27 agosto, nel Mendrisiotto, poche ore dopo il furto. In manette è finito un 31.enne cittadino moldavo residente in Moldavia che, ha appreso il CdT, risulta essere una persona già conosciuta alle forze dell’ordine e agli inquirenti. Chi l’ha aiutato a mettere a segno il colpo è al momento riuscito a far perdere le proprie tracce. Dopo che il veicolo - un furgone rubato - è stato intercettato dalle pattuglie della Polizia Città di Mendrisio e della Polizia cantonale presenti in zona, gli autori del furto hanno infatti cercato di far perdere le proprie tracce dandosi alla fuga a piedi. Le ricerche si sono quindi spostate verso Genestrerio dove è stato individuato solamente il 31.enne, che si nascondeva in un campo di granturco. 

Al dispositivo hanno partecipato agenti della Polizia cantonale, della Polizia Città di Mendrisio, della Polizia comunale di Chiasso e dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC).

La spaccata, come detto, è avvenuta nella notte tra lunedì e martedì. Gli autori hanno preso di mira il negozio di via Carlo Pasta utilizzando un furgone quale ariete per infrangere la vetrina. Veicolo utilizzato anche per caricare il bottino – si parla di alcune biciclette elettriche – e per darsi alla fuga.

Le indagini dovranno ora accertare una eventuale responsabilità del 31.enne in diversi altri furti analoghi avvenuti negli scorsi mesi in Ticino e nel resto della Svizzera. Le ipotesi di reato sono di furto aggravato, furto d'uso di un veicolo, danneggiamento e violazione di domicilio. La misura restrittiva della libertà è già stata confermata dal giudice dei provvedimenti coercitivi (GPC). L'inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi. 

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