Mendrisio

Squarcio nel mondo funebre e un’inchiesta che continua

A distanza di quasi un anno continua il lavoro degli inquirenti per far luce sull’operato della ditta di onoranze funebri del capoluogo – Gli indagati rimangono due, mentre alcuni familiari dei defunti si sono costituiti accusatori privati – Le difese: «Attendiamo gli esiti con serenità»
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
17.02.2024 06:00

È passato quasi un anno dal giorno che scosse la terra del Mendrisiotto. Non un terremoto nel senso letterario del termine, ma un vero e proprio squarcio nel mondo funerario. Il 27 marzo dello scorso anno il CdT annunciava che negli spazi esterni della ditta Organizzazioni Funerarie Fernando Coltamai di Mendrisio le ruspe – sotto la direzione degli inquirenti – stavano scavando. E lo stavano facendo alla ricerca di elementi per comprendere se vi fossero risultanze utili per l’inchiesta appena avviata. Un blitz con ruspa e pale. Nel giro di qualche settimana, oltre ad aver setacciato il giardino della ditta, i lavori degli inquirenti si sono concentrati anche su diversi cimiteri della regione. Il tutto alla ricerca di irregolarità nell’operato della ditta di onoranze funebri. La terra smossa ha restituito alcuni frammenti ossei e nel magazzino della società sono state trovate alcune cassette contenenti ossa di defunti. Mai reclamate o ancora da sistemare in un ossario si era difeso allora, a mezzo stampa, Fernando Coltamai. Nei cimiteri, invece, gli inquirenti si sono messi al lavoro per comprendere se il lavoro commissionato dalla ditta fosse stato eseguito a regola d’arte. Insomma, se in una determinata urna vi fossero davvero le ceneri del defunto o se nelle tombe fossero correttamente presenti i resti della persona il cui nome figura sulla lapide. Oltre ai campi santi, sotto la lente del Ministero pubblico sono finite anche le carte, la documentazione della ditta.

A distanza di quasi un anno l’inchiesta – coordinata dalle procuratrici pubbliche Pamela Pedretti e Raffaella Rigamonti – è ancora aperta e prosegue. Ce lo conferma il Ministero pubblico aggiungendo che al momento non vi sono nuovi indagati. Gli attenzionati sono dunque due: Fernando Coltamai – volto decisamente noto nel campo funerario del Mendrisiotto – e la direttrice nonché presidente (così recita il Registro di commercio) della ditta – Società anonima – di onoranze funebri. Nei loro confronti le procuratrici pubbliche hanno ipotizzato i reati di truffa e turbamento della pace dei defunti.

Una novità, che riguarda direttamente il caso, c’è. La Procura, in tal senso, ci conferma che «alcune persone si sono costituite accusatrici private». Si tratta di familiari di defunti che avrebbero ravvisato – il condizionale, allo stato attuale, è d’obbligo – una gestione non corretta nel trattamento del proprio caro estinto. Stando a quanto abbiamo potuto apprendere, inoltre, non sono mancati gli accertamenti anche per quel che riguarda le procedure in ambito crematorio.

In attesa delle risultanze

Anche sul fronte delle linee difensive degli indagati si mantengono, nel concreto, le proprie posizioni. L’avvocato Mattia Bordignon – che assiste legalmente la direttrice della SA – da noi interpellato conferma che «si attende serenamente l’esito dell’inchiesta». Lo stesso vale per Fernando Coltamai, difeso dall’avvocato Andrea Cantaluppi. Al CdT spiega che «il signor Coltamai svolge da decenni la propria attività con serietà e professionalità ed attende quindi fiducioso l’esito degli accertamenti, le cui preliminari risultanze sono rassicuranti». Persona che «ha pure preso atto che alcune persone si sono notificate come accusatori privati. Si tratta in ogni caso – commenta a tal proposito – di un numero assolutamente esiguo da inserirsi nella quasi cinquantennale attività svolta e di cui contorni saranno ovviamente chiariti nelle dovute sedi».

Sulla questione, da noi sollecitato, si è espresso anche il legale della Società anonima, l’avvocato Simone Beraldi, il quale ha ribadito «che l’azienda, in questi mesi, ha continuato a lavorare». E, in linea con quanto dichiarato i giorni successivi l’apertura dell’inchiesta, rimane l’attesa «di conoscere le risultanze degli approfondimenti».

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