Politica

Stabile EFG, l'UDC pensa al referendum

È quanto ha affermato Piero Marchesi nella puntata di «Detto tra noi» in onda questa sera su TeleTicino
©Chiara Zocchetti
Red. Online
31.01.2024 18:16

Sul dossier di Norman Gobbi aleggia lo spettro di una raccolta firme. Come anticipato da TicinoNews, infatti, nel mirino dell'UDC c'è l'acquisto dello stabile EFG, futura sede della cittadella della giustizia. Il dossier verrà discusso dal Gran Consiglio in occasione della prossima seduta, a febbraio. I deputati, nello specifico, dovranno decidere se approvare o meno il credito di 76 milioni di franchi per acquistare lo stabile, cui bisogna aggiungere altri 5 milioni per i lavori di sistemazione. Il partito democentrista, al riguardo, ritiene che il prezzo per lo stabile sia troppo alto. E, proprio per questo, è pronto a raccogliere le firme necessarie per portare i cittadini al voto. 

Il presidente democentrista Piero Marchesi, nella puntata di Detto tra noi che andrà in onda questa sera su TeleTicino, ha accennato proprio alla possibilità di lanciare un referendum: «L'UDC non è contrario all'acquisto del palazzo di giustizia» ha spiegato il deputato. «La questione è il prezzo. Si parla di 80 milioni per l'acquisto e la sistemazione dello stabile. Le cifre sono state ridotte, ma si parla comunque di un costo di 113 milioni per la prima tappa. Poi c'è tutto il resto per un quarto di miliardo. A nostro avviso quello stabile può essere pagato per meno anche perché la banca non ha molte alternative alla vendita allo Stato. In Gran Consiglio verrà probabilmente fatto anche un emendamento in questo senso». Marchesi, a proposito di cifre, ha ricordato che ci sono altri due passi da compiere oltre all'acquisto e alla sistemazione dello stabile: la richiesta di credito per la ristrutturazione dello stabile e la richiesta per la ristrutturazione del palazzo di Giustizia.

Marchesi, quindi, ha evocato il lancio di un referendum finanziario obbligatorio (che verrebbe attivato con il voto di almeno 25 deputati e con un terzo del Parlamento) o di  un referendum tradizionale: «Se ci fosse il prezzo, saremmo disposti a sostenere l'investimento, pur chiamando il referendum finanziario obbligatorio: ci sembra giusto e corretto che siano i ticinesi a doversi esprimere su questa spesa. Se non dovesse essere il caso, c'è la possibilità di far capo al referendum tradizionale. Ci stiamo preparando».

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