Stop a feste e musica al Padiglione Conza di Lugano
LUGANO - L’estate è per molti sinonimo di festa, ma non per i privati che desiderano organizzarne una a Lugano. Negli scorsi giorni l’Esecutivo ha detto basta all’organizzazione di eventi al Padiglione Conza, di fatto l’ultimo spazio in città adatto a questo scopo. Il motivo? Le lamentele dei vicini. In seguito ai reclami giunti in seguito ad una festa organizzata a gennaio, il Municipio aveva inizialmente deciso di non concedere più autorizzazioni in blocco, ma di valutare caso per caso monitorandone la riuscita. Nel mese di maggio, però, un’altra festa ha creato parecchi malumori: «Sono arrivati tre o quattro reclami scritti di cittadini che abitano nelle vicinanze – spiega il responsabile delle infrastrutture della Città Fabio Schnellmann – e il rapporto della polizia di Lugano evidenziava problemi di ordine pubblico e littering». Per ovviare a questo, in accordo con la polizia, il Municipio ha deciso di non concedere più il Conza a promotori privati per l’organizzazione di feste con musica e di annullare gli eventi già in programma quest’estate. Il divieto durerà fino a settembre, poi se ne riparlerà. «Dato che il caldo spinge la gente a dormire con le finestre aperte, – continua Schnellman – verosimilmente nelle prossime settimane il problema del rumore sarebbe stato accentuato, per questo si è deciso di dire basta. È vero che è un peccato, perché lì venivano organizzate feste per i giovani e perché non ci sono altri spazi. A partire da settembre, forse, si valuterà di alzare il target d’età dei partecipanti a 18 anni». «Lo scopo non è vietare gli spazi ai giovani, - spiega dal canto suo il responsabile del Dicastero eventi Roberto Badaracco - ma dare un segnale forte visti i disordini che hanno avuto luogo negli scorsi mesi. A settembre cercheremo una soluzione che possa mettere tutti d’accordo, sia coloro che vogliono divertirsi, sia gli abitanti della zona. Peccato che per colpa di pochi (si parla di qualche decina di «molesti» in feste che attirano anche un migliaio di partecipanti, ndr.) si debba prendere una decisione che va a scapito di tutti».
Nell’immediato futuro, a fare le spese di questa decisione è la festa per celebrare la fine dell’anno scolastico del liceo luganese organizzata da Olympus, che era in programma il 22 giugno. Nato due anni fa dall’iniziativa di tre liceali con la passione per gli eventi, Olympus s’impegna per offrire un’alternativa alla discoteca a giovani e giovanissimi in cerca di divertimento e non ha preso bene la decisione del Municipio. «Non capisco perché a causa di errori commessi da altri (chi ha organizzato le feste a gennaio e maggio, ndr.) siamo noi a dover pagare», spiega Emanuele Ferraroni di Olympus. «Dal 2017 ad oggi ci siamo impegnati nel dare continuità ad un’offerta di divertimento per ragazzi dai sedici anni in su, con musica ricercata e artisti particolari, organizzando una decina di eventi all’anno. Il nostro scopo è quello di dare la possibilità di divertirsi a chi non può andare in discoteca. Abbiamo sempre rispettato le regole, pagato i permessi, la sicurezza e la pulizia degli spazi. Ora, se anche il Conza non è più disponibile, dove andiamo?», dice ancora. Sì, perché di opzioni non ce ne sono. Recentemente, sempre per problemi di ordine pubblico, anche la terrazza esterna della Forca di San Martino, un altro spazio che veniva concesso a promotori privati, è diventato off limits per eventi musicali. Lo stesso vale per il capannone di Pregassona.
La chiusura del Living fa pensare
«Dopo la chiusura del Living Room, questo mi pare un ennesimo colpo all’iniziativa privata», dice ancora Ferraroni che, proprio in concomitanza con la festa d’addio al club in via Trevano lo scorso 18 maggio, ha inaugurato una collaborazione con i proprietari dell’ormai ex discoteca Nikka in piazza Dante, dove con Olympus si occupa della direzione artistica. «Siamo contenti. L’entrata è riservata ai maggiorenni, si tratta di un club ed è di proprietà privata: una situazione ben diversa da quella che si creava al Conza».
A due settimane dalla chiusura del Living Room, continuano le dimostrazioni di affetto nei confronti del locale. Su blog e social in tanti esprimono il loro dispiacere ma non solo. Quanto successo viene anche accostato alla recente decisione della Città di spostare il centro autogestito Molino dall’ex Macello e, più in generale, dalle difficoltà incontrate da situazioni indipendenti quali, ad esempio, il Morel. Un’altra faccia di una medaglia che vede la Città sempre più impegnata nell’organizzazione di eventi propri, con l’occupazione di spazi che farebbero senz’altro gola ai privati. In un articolo apparso sul suo blog, il regista luganese Niccolò Castelli riflette sulle piccole proposte culturali indipendenti che ormai fanno solo «da contorno a una Città che si può permettere cachet troppo onerosi per un privato, che può elargire spettacoli gratuitamente o a basso prezzo e andare “in rosso”, concedersi permessi speciali, bloccare una strada e deviare il traffico. Con il suo lungolago concesso praticamente solo a se stessa, le piazze d’estate, i locali per la musica live utilizzati per un suo cartellone, la Città batte ogni concorrenza. Se poi questo ruolo lo gioca bene, ecco che tutto il resto lentamente scompare. Ci piace, ne approfittiamo tutti e di certo non ci siamo annoiati in questi ultimi anni. Ma forse dovremmo anche ricordarci e ricordare che il ruolo della Città dovrebbe – anche – essere un altro: mettere a disposizione mezzi e spazi e creare il contesto per cui quanto ancora non si conosce si possa esprimere in modo indipendente».