Storia di Carlo Gatti, il ticinese geniale che fece scoprire il gelato ai londinesi
Lo storico inglese Peter Barber è impegnato da anni nella ricostruzione delle vicende di una delle più antiche associazioni svizzere nel Regno Unito, l’Unione Ticinese (UT), di cui oggi è segretario e archivista. Alla British Library, dove ha lavorato per 40 anni (dal 1975 al 2015), Barber ha avuto a lungo la responsabilità della sezione topografica, ma è stato anche presidente della British and Irish Committee for Map Cataloguing Standards e della Hornsey Historical Society di Londra, incarico che peraltro ricopre tuttora.
L’anteprima
Oggi pomeriggio, nelle sale del London Canal Museum, a King’s Cross, lo studioso inglese presenta in anteprima una parte della sua ricerca nel corso di una conferenza organizzata nell’àmbito della mostra dedicata a Carlo Gatti, il ticinese che a metà dell’Ottocento portò il gelato nella capitale britannica.
«Ricostruire 150 anni di vita dell’Unione Ticinese - racconta Barber al telefono al Corriere del Ticino dalla sua casa di Londra - significa più o meno tentare di spiegare come le situazioni cambino nel tempo, pur mantenendosi vive le cose più importanti. In origine, l’Unione era una società di mutuo soccorso, e come tale ha continuato a operare anche dopo l’introduzione del sistema sanitario nazionale, nel 1948. Poi si è in parte trasformata, diventando soprattutto un centro d’iniziativa culturale rivolto al mantenimento delle tradizioni e alla valorizzazione del nuovo».
In questa «mutazione» ha ovviamente avuto un peso il cambiamento dell’immigrazione ticinese nel Regno Unito. «Fino alla Seconda Guerra mondiale - dice ancora Barber - la colonia ticinese era concentrata in un distretto di Londra, poi si è “dispersa” un po’ su tutto il territorio. I giovani hanno perso i contatti, non tutti ma molti di loro. Sono anche cambiati i profili professionali: inizialmente arrivavano soprattutto camerieri, cuochi, operai. Oggi c’è di tutto: molti professionisti del settore finanziario, ma anche, dottori, artisti, studenti. E persino qualche deputato al Parlamento, ovviamente tra i discendenti diventati cittadini britannici». L’Unione Ticinese del 2023 è, insomma, molto diversa da quella del 1874, l’anno di fondazione. Un terzo dei circa 110 soci «proviene dalle vecchie famiglie di appartenenza, un terzo è composto dai nuovi arrivati ma il 40% non ha con il Ticino legami di sangue. Sono persone che amano il cantone e la sua cultura per motivi diversi».
Lungimirante e fortunato
Come detto, nella sua conferenza Barber ricostruisce oggi la figura di Carlo Gatti, imprenditore ticinese che nella Londra dell’età vittoriana costruì con tenacia, intelligenza e molta lungimiranza una vera e propria fortuna economica. Gatti era nato a Dongio, in Valle di Blenio, il 28 luglio 1817. «Come altri migranti ticinesi provenienti soprattutto dal Sopraceneri - racconta lo storico inglese- arrivò in Inghilterra a metà dell’Ottocento, esattamente nel giugno del 1847. Già nel secolo precedente, molti artigiani ticinesi, stuccatori in particolare, erano sbarcati sulle rive del Tamigi. Ma poi, concluso il loro lavoro, erano ripartiti. Gatti, invece, così come altri bleniesi e leventinesi giunti a Londra negli anni ’50 e ’60 dell’800, decise di rimanere».
Ciò che distinse l’imprenditore ticinese da molti suoi connazionali fu l’inventiva, la capacità di cogliere il nuovo. Oltre a una buona dose di fortuna. Prima di Londra, Gatti era stato a Parigi e dalla capitale francese portò in Inghilterra la macchina per il cioccolato e il gelato. «Ma anche i café-concert, i locali in cui si facevano musica e spettacoli - spiega Barber - Sicuramente, la sua idea vincente fu importare il ghiaccio dalla Norvegia. Costruì un magazzino nel bacino di Battlebridge, al largo del Regent's Canal, e nel giro di pochissimo tempo fu a capo della più grande ditta inglese del settore».
L’altra innovazione che rese Gatti celebre e ricco fu il «penny ice - ricorda Barber - ovvero la vendita al dettaglio di piccole porzioni di gelato dal costo, appunto, di un penny. Non so quanto sia vero, ma nel 1858, rispondendo alle domande formulate nel corso di un’inchiesta parlamentare, disse che in un giorno d’estate era riuscito a fare con i suoi penny ice fino a 10 mila sterline». Il gelato di Carlo Gatti era venduto inizialmente a Hungerford Market, vicino a Charing Cross. Un luogo che avrebbe portato davvero bene all’imprenditore bleniese. Nel 1854, infatti, il mercato di Hungerford fu danneggiato da un incendio ma Gatti, previdente, aveva stipulato un’assicurazione e con i soldi della polizza aprì il suo primo café-concert. «Più tardi, guadagnando moltissimo, rivendette il terreno su cui fu poi costruita la stazione ferroviaria di Charing Cross».
Negli ultimi anni, conclude lo studioso della British Library, «le lettere di Gatti sono state parzialmente messe a disposizione degli storici per le loro ricerche. Sono scritti che confermano la sua immagine di uomo carismatico. Pochi probabilmente lo sanno, ma egli fu anche viceconsole incaricato di occuparsi dei migranti elvetici che salpavano dal porto di Liverpool verso gli Stati Uniti o l’Australia. In ultima analisi, comunque, Carlo Gatti rimase prima di tutto un ticinese. Era sempre in viaggio, ma alla fine scelse di tornare a casa. Oggi è sepolto a Bellinzona, dove morì il 7 agosto 1878».