Storie che segnano i villaggi e forgiano i loro nomi

Quello che vi proponiamo oggi è un viaggio alle radici della Valle di Muggio, o meglio, nelle origini dei nomi dei luoghi che la compongono. Che sono numerosi. E che sono«parlanti», perché celano Storia e storie. Ad aiutarci e condurci in questo viaggio ci sono svariate ricerche (e pubblicazioni), in particolare di Ottavio Lurati. «Il senso della storia intride i territori, aggiornando molte cose. La Valle di Muggio è un territorio che via via viene occupato dall’alto – scrive in «Nomi di luoghi e di famiglie. E i loro perché?...» –. Queste zone vengono "acquisite" alla vita comunitaria da nuclei di longobardi che partendo dalla Val d’Intelvi si affacciano dai costoni del Generoso».
Colonizzazione dall’alto
Partiamo da qui: dalla colonizzazione dall’alto della valle. Un fatto anomalo che motiva il nome della valle stessa: «di Muggio», come il suo villaggio più alto e più in fondo alla valle stessa. Per quanto attiene l’origine del toponimo, escluso il legame con «mügg» (mucchio) per la non verosimiglianza con la morfologia del terreno, si tende a legare Muggio con il nome di famiglia latino Modius, «quindi un nome di luogo dato da un nome di persona», si legge sul sito del Comune di Breggia.
Restiamo allora a Breggia, Comune nato dopo l’aggregazione di parte della valle. Il suo nome è ovviamente legato all’omonimo fiume, ma cosa nasconde questo termine? In nostro soccorso viene ancora Lurati: Breggia o Brengia è legato a «bareggia» e «barengia» e «non indica il fiume, bensì la zona sterposa e non fertile, sassosa che le sta attorno. È una parola antica, celtica, da cui muovono molti altri nomi di località (e di famiglie lombarde)».
Fuoco e agricoltura
Dal Comune alle sue frazioni. Il nostro giro della Valle di Muggio inizia dal basso, da Morbio Superiore, il cui nome deriverebbe dall’aggettivo lombardo morbi/morbiu che significa morbido, nel senso di terreno umido. Più ovvio invece il significato della seconda parte del toponimo. Deviamo verso Sagno, che verosimilmente deve il suo nome al termine di origine preceltica sania, che significa terreno paludoso. Caneggio – ad aiutarci è sempre il sito di Breggia – significherebbe invece casupola, costruzione realizzata in canne, dal termine latino canecium, canneto. Un riferimento, questo, che si rifà ai materiali usati per le costruzioni. Saliamo a Bruzella, dove scopriamo un legame col fuoco. «Brüsela è il terreno che è stato dissodato e preparato ad essere utilizzato dall’uomo attraverso il fuoco» con l’obiettivo di estendere le aree coltivabili, scrive Lurati. Una pratica che ha «segnato» altre località momò: Arzo, Brusino, Brusata.
Arriviamo a Cabbio, nome a cui si riallacciano due teorie. Il toponimo potrebbe essere legato o all’aspetto del terreno che ospita l’insediamento (dal latino cavea: cavità), oppure dal dialetto cabi: cappio, «per il fatto che Cabbio è situato vicino al punto d’incontro dei due bracci della Breggia», si legge sul portale comunale.
Scritto di Muggio, giungiamo a Scudellate, «che nulla ha da dividere con le scodelle: è la deformazione del termine scoldascio «amministratore» (che dura anche nel nome storico svizzero di scoltesso, Schultess)», è la ricostruzione di Lurati. Ultima tappa della nostra salita: Roncapiano. Sulle origini del nome dell’ex frazione di Muggio e ora frazione di Breggia abbiamo faticato a trovare informazioni scritte. Motivo per cui abbiamo provato a rivolgerci al Museo etnografico della Valle di Muggio e al suo curatore Mark Bertogliati. «Credo che il toponimo derivi dal latino «runcare», ossia dissodare o disboscare – spiega -. Quindi probabilmente vale «terreno dissodato pianeggiante» (ovviamente in senso relativo ai ripidi pendii a monte e a valle, visto che in zona di piano ce n’è poco)».
Torniamo sui nostri passi per qualche chilometro e attraversiamo la Breggia per raggiungere l’altra sponda della valle, quella castellana. Casima deve il suo nome – ad aiutarci è il sito castellocultura.ch – al periodo in cui era frazione di Cabbio e si chiamava Cassina, cioè le cascine di Cabbio. Più intuibile è invece il senso dietro al nome di Monte. Deriverebbe dal latino montem cumpascuum: terra destinata al pascolo di mezza montagna. Campora, invece, deriverebbe dal latino campus, un termine dal doppio significato: luogo piano e superficie agraria. Terminiamo il nostro giro a Obino. «L’origine del suo nome è molto antica – si legge sul sito di Castello –, sin dall’epoca medioevale: la si fa risalire al termine latino opulus, «oppio, loppio», nome locale dato alla pianta dell’acero campestre, in dialetto obi. Ubin è una forma diminutiva dialettale».