Strategia «spezzatino» per l'antica masseria

La masseria di Sant’Evasio – o meglio, i ruderi della masseria – sulla strada di Pugerna, proprietà di Campione d’Italia, deve avere un futuro. Sulla scorta di più manifestazioni d’interesse al suo acquisto, quantomeno della parte edificata del vasto compendio, l’amministrazione dell’enclave ha dato incarico di allestire un progetto di «mutazione di frazionamento» del mappale per consentire lo scorporo del fabbricato principale dal terreno di pertinenza. La masseria è inserita in zona adibita a edifici di interesse pubblico nel quadro dello strumento pianificatorio di Arogno il cui Municipio, avuto contezza della volontà di cederla da parte di Campione d’Italia, poco più di due anni fa si era proposto come acquirente con un’offerta ritenuta però non conveniente nell’enclave. Il fatto è che nel frattempo sono maturate proposte di acquisto di Sant’Evasio «da parte di soggetti privati e no» con riguardo particolare per il nucleo fabbricato del compendio. Da ciò l’incarico del progetto di mutazione, affidato dall’Ufficio tecnico comunale dell’enclave ad uno specialista ticinese abilitato e autorizzato per le misurazioni ufficiali nel Comune di Arogno, nell’ovvia consapevolezza che la compravendita del bene immobile in argomento è assoggettata alla legge federale sul diritto fondiario rurale. Il progetto di mutazione sarà poi sottoposto al competente ufficio cantonale con l’obiettivo di pervenire all’iscrizione della variazione nel Registro fondiario del Canton Ticino. Auspicate premesse di una cessione già ventilata più di dieci anni or sono per fronteggiare difficoltà che nel 2018 avrebbero prodotto il dissesto del Comune e la necessità di recuperare risorse finanziarie vendendo beni immobiliari non più utilizzati. Ruolo di cui la masseria di Sant’Evasio può considerarsi esemplare, visto che di fatto è stata abbandonata.
Non, però, dall’architetto Dario Banaudi, il più attento studioso del complesso che risale all’epoca longobarda, di cui non ha mai smesso di propugnare il recupero. Redattore della descrizione architettonica del complesso monumentale, ormai fatiscente, e della sua evoluzione storica, Banaudi ha ribadito anche di recente la necessità non soltanto di salvaguardia, ma di rigenerazione di un edificio di grande rilievo storico-paesaggistico (Sant’Evasio insiste su uno sperone quasi a picco sul Ceresio, impagabile la veduta). Un’opportunità che, nel frangente della potenziale cessione, presumibilmente né Campione d’Italia né Arogno vorrebbero veder naufragare. Anche perché se l’idea di albergarvi la biblioteca di Giovanni Spadolini, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, fu pressoché immaginaria, nel 2002 il fondato progetto transfrontaliero di un centro di documentazione e studio dedicato ai maestri comacini fu inspiegabilmente vanificato. Per l’insediamento medievale potrebbe essere questa l’ultima occasione di ritrovare il posto che gli spetta.