Svelato il quartiere HRS

Sono nove i nuovi edifici che il gruppo HRS intende realizzare in fondo a via Torello a Carabbia. Un complesso residenziale composto da stabili di tre piani per un totale di una sessantina di appartamenti che, ancora prima di essere messo in pubblicazione, ha suscitato reazioni forti in parte della popolazione del quartiere, tanto che alcuni cittadini si sono fatti promotori di una petizione che chiede di istituire una zona di pianificazione per quell’area. La decisione politica di permettere di costruire lì, però, è piuttosto recente: risale al 2014 e fu votata all’unanimità dalConsiglio comunale di Lugano. Se anche andasse tutto liscio, il cantiere è in ogni caso lungi dal diventare realtà.
Una procedura ancora lunga
Quella depositata in questi giorni a Lugano da HRS non è infatti ancora una domanda di costruzione, bensì un domanda preliminare ordinaria di Piano di quartiere (PQ). Siamo dunque ad almeno due step da un’ipotetica edificazione, per la quale servono ancora almeno la pubblicazione e l’approvazione del PQ vero e proprio e della domanda di costruzione.
In altre parole, quanto depositato da HRS può essere parificato a un tastare il terreno. Un tentativo, non eccessivamente impegnativo, di capire che aria tira e se l’impostazione immaginata ha possibilità di successo. Essa dà da un lato la possibilità a chi lo ritiene di inoltrare opposizione, dall’altro a HRSdi sapere cosa ne pensa ilCantone, che ora dovrà esprimersi al riguardo.
Un Piano da interpretare
Questo tipo di procedura può anche essere spiegata dal fatto che il Piano di quartiere lascia una discreta libertà al progettista. Come si legge nel Piano regolatore di Carabbia (è l’articolo 20 bis) il PQ deve fra le altre cose «proporre un’edificazione che costituisca un insieme armonioso e si integri correttamente nel paesaggio della regione, riservare superfici da destinare a particolare scopi d’interesse collettivo, proporre una sistemazione sterna rispettosa dell’orografia esistente». Esso prevede inoltre dei bonus edilizi e deroghe all’altezza massima ma solo «se motivati da un progetto qualitativamente soddisfacente dal profilo urbanistico e paesaggistico».
Inoltre il progettista deve costruire sei parcheggi pubblici, una piazza di giro in fondo a via Torello e un adeguato accesso all’edificio che ospita l’alambicco già presente sul terreno. In ogni caso, gli edifici non potranno essere più lunghi di trenta metri.
Per interpretare queste indicazioni, HRS si è affidata allo studio d’architettura Charles De Ry. Studio che, si legge nella documentazione, si è ispirato ai villaggi ticinesi, e in particolare a Curio. «Il centro storico diCarabbia è stato costruito sotto la strada principale in una conca naturale. Da lì è stato sviluppato l’intero versante esposto ad ovest: le strade servono le curve di livello e gli edifici sono allineato a essi. Anche le due case più basse del nuovo insediamento seguono la strada.
Dietro di loro, separate da una strada parallela (ndr: pedonale; per le auto è previsto un unico autosilo sotterraneo per tutti gli edifici) si trovano altre due file di case che seguono la topografia e sono disposte sul pendio in modo analogo alle file sfalsate di edifici che compongono il villaggio di Curio nel Malcantone». Anche a livello di forme e materiali, anche se questo sarà tema soprattutto della domanda di costruzione, i progettisti affermano di voler cercare soluzioni che ricordino case e villaggi piuttosto che palazzi. Ad esempio nella scelta dei colori, che richiameranno quelli esistenti nel nucleo storico.
Decisione politica recente
In tutto questo, come accennato, la decisione di permettere di costruire in fondo a via Torello è piuttosto recente. Sino alla fine del secolo scorso, l’area ospitava un’industria. Alla sua scomparsa, l’ex Comune di Carabbia nel 2008 aveva deciso che l’area poteva essere resa edificabile. Il Consiglio diStato aveva però frenato chiedendo maggiori garanzie di «un’edificazione qualitativa dal profilo urbanistico nel comparto». Carabbia si era nel frattempo aggregata con Lugano, ed è stato dunque il nuovo Comune a portare avanti la questione e a dare seguito alle richieste cantonali, confluite nell’articolo 20bis da cui abbiamo citato in precedenza. Il tutto è stato sottoposto al Consiglio comunale nell’estate del 2014 che, dopo brevissima discussione (prese la parola solo il relatore del rapporto commissionale, Enea Petrini) lo approvò all’unanimità: 41 voti favorevoli, nessun astenuto, nessun contrario.
Si teme per la viabilità
Per molti anni, e ancora in tempi relativamente recenti, che in fondo a via Torello si potesse costruire è stato dunque dato per assodato. Ma è ancora così, oppure alcune sensibilità sono cambiate, come lascia intendere la richiesta di istituire una zona di pianificazione di cui aveva riferito «laRegione» nelle scorse settimane (stando a nostre informazioni la petizione avrebbe raccolto oltre 200 sottoscrizioni)?
HRS negli scorsi mesi aveva già presentato le proprie intenzioni ai confinanti, e anche la Commissione di quartiere ha organizzato una serata informativa. Il timore prevalente sembra essere l’impatto viario su via Torello, una strada che si troverebbe a servire un centinaio di appartmenti invece dell’attuale quarantina. Ce la farà? Stando a una perizia viaria commissionata da HRS allo studio d’ingegneria Brugnoli e Gottardi sì, anche nelle ore di punta con un traffico stimato di 54 veicoli all’ora; un valore minore della capacità di riferimento legale.