Tanti incidenti durante le festività: «La polizia sulle piste? Perché no»
L’ultimo, tragico incidente sulle piste di sci svizzere è avvenuto a inizio gennaio nel comprensorio del Parsenn, sul territorio di Klosters. Un 24.enne tedesco si è scontrato con un altro sciatore nei pressi della partenza dello scilift «Kreuzweg»: il giovane, a causa del violentissimo urto, è stato scaraventato contro un cartello informativo ai lati della pista. Nonostante i «cuscini» di protezione in gommapiuma, il tedesco è deceduto sul posto a causa delle ferite riportate.
Durante le festività – complice il bel tempo e un buon innevamento lungo tutta la catena alpina – moltissime persone hanno scelto di trascorrere qualche giorno sugli sci. Un «assalto» che ha fatto certamente felici albergatori e gestori di impianti, ma che ha anche portato al sovraffollamento di alcune strutture ospedaliere dei Cantoni alpini, Vallese e Grigioni su tutti. La situazione nei pronto soccorso vallesani, ad esempio, era talmente tesa che alla popolazione è stato chiesto di recarsi al PS solamente in caso di problemi di salute acuti. Un’altra conseguenza del sovraffollamento ha toccato anche altri enti di primo soccorso, come Air-Glaciers: secondo i dati dell’elisoccorso vallesano, tra il 23 dicembre e il 5 gennaio i suoi mezzi sono stati mobilitati per 345 soccorsi, con un picco di 37 missioni sabato 28 dicembre. Un aumento di quasi il 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Non è stato dunque un periodo facile per i sanitari. Da noi contattata, la Rega ci ha spiegato che «nel periodo dal 24 dicembre al 26 dicembre e dal 31 dicembre al 2 gennaio, siamo stati chiamati per prestare soccorso a 203 pazienti in tutta la Svizzera che avevano bisogno di assistenza in seguito a un incidente durante la pratica di sport invernali». Un numero di interventi sensibilmente superiore a quello fatto segnare nello stesso periodo dello scorso anno (116). Durante l’attuale stagione invernale, l’elicottero della base aerea di Magadino si è invece alzato in volo 9 volte per soccorrere persone coinvolte in incidenti sulla neve.
Danni costosissimi
Insomma, i numeri dimostrano ancora una volta che lo sci rimane uno sport non esente da rischi. Tanto che le cifre forniteci dalla SUVA – l’assicurazione svizzera contro gli infortuni – sono eloquenti: ogni anno, in media, gli incidenti legati agli sport sulla neve costano alla cassa 320 milioni di franchi. Dal 2018 al 2022, inoltre, una media di cinque assicurati alla SUVA all’anno hanno perso la vita sulle piste di sci (4 quelli deceduti praticando fuori pista). Dati, comunque, che fortunatamente non hanno subito un incremento negli ultimi anni.
Dietro queste statistiche c’è certamente il comportamento sbagliato degli sciatori: il 90% degli infortuni, infatti, è causato dalla vittima stessa. E la sensazione, fra chi pratica questi sport, è che negli anni il rischio di incidenti sia aumentato. Quali le cause? Mauro Pini, noto allenatore di sci e grande appassionato, ha notato in questi ultimi tempi un incremento del numero di persone sulle piste. «Venendo a mancare la neve nelle stazioni a quote medio-basse a causa del clima sempre più caldo, la gente si concentra nei grandi comprensori», racconta. «Ciò porta a una concentrazione di persone sulle piste durante determinati periodi, come le festività o i fine settimana. Si assiste dunque a un travaso di appassionati dalle stazioni più piccole a quelle grandi». Un sovraffollamento che aumenta il rischio di incidenti o scontri con altri sciatori. «Secondo la mia esperienza, stiamo vivendo un importante ritorno agli sport sulla neve». L’affollamento, evidenzia ancora Pini, aumenta la probabilità di incidenti gravi. «Prima della Svizzera, questo problema l’hanno vissuto in Austria e nelle Dolomiti. Lì, gli infortuni legati alle collisioni fra sciatori sono conosciuti. E si tratta spesso di incidenti molto gravi, dovuti alla velocità e alla mancanza di disciplina». Anche l’allenatore, quando si reca sulle piste per piacere, ammette di «guardarsi attorno». «C’è troppa gente che si sopravvaluta. Quando avvengono le collisioni non c’è casco che tenga: la dinamica dell’impatto è devastante». Anche Nicola Mona, direttore di Valbianca SA che gestisce gli impianti di Airolo, individua nel sovraffollamento un forte rischio. «Un alto numero di sciatori influisce notevolmente sulla sicurezza, aumentando il rischio di collisioni, soprattutto nei punti più critici come incroci e restringimenti. Quando sciatori di livelli diversi – principianti, esperti e snowboarder – condividono lo stesso spazio, il rischio di incidenti cresce, soprattutto in giornate di alta affluenza». Per Mona, negli ultimi anni la percezione della sicurezza sulle piste è cambiata: «Da un lato, c’è maggiore consapevolezza: l’uso del casco è ormai diffuso, soprattutto tra giovani e famiglie, e le campagne di sensibilizzazione hanno reso più note le regole basilari. Dall’altro, purtroppo, si osservano ancora comportamenti imprudenti, spesso legati a una falsa percezione di sicurezza». Un ruolo importante l’ha giocato l’evoluzione delle attrezzature, spiega ancora il direttore: «Sci e snowboard moderni, più performanti e facili da utilizzare, permettono a molti di scendere con velocità elevate anche senza un’adeguata tecnica. Questo può indurre alcuni sciatori a sopravvalutare le proprie capacità». Per Mona, dunque, educare gli sciatori è fondamentale per migliorare la sicurezza sulle piste. «Ad Airolo accogliamo numerose scolaresche per le settimane bianche, un’occasione unica per avvicinare i giovani alla montagna. I ragazzi, grazie alla Scuola svizzera di sci, imparano non solo la tecnica, ma anche il rispetto delle regole e dei propri limiti».
Serve maggiore controllo
Come fare, allora, per ridurre i rischi? Secondo Pini, manca la coscienza dei pericoli. E molte piste non sono adatte a sopportare un flusso elevato di persone. «In Italia e negli Stati Uniti la polizia è presente sulle piste», osserva. «A mio avviso, vista la situazione, il tema va discusso anche in Svizzera». «Anche in Francia ci sono rappresentanti delle autorità nei comprensori sciistici», aggiunge Mona. «E questo affinché gli sciatori rispettino le regole. In Svizzera, invece, la sicurezza è affidata ai pattugliatori, figure altamente qualificate che monitorano le condizioni delle piste, offrono assistenza e collaborano con le autorità locali». Mona non è contrario di principio all’introduzione della polizia anche in Svizzera, «ma comporterebbe sfide logistiche ed economiche». Per quanto riguarda Airolo, «preferiamo puntare sulla prevenzione, rafforzando le competenze dei nostri pattugliatori e promuovendo campagne di sensibilizzazione. Crediamo che la sicurezza si costruisca con responsabilità individuale, monitoraggio attivo e una gestione attenta del comprensorio». Oltre a sensibilizzazione, formazione e rispetto reciproco.
Un tetto massimo
Un’altra possibile soluzione per diminuire i picchi di affluenza sulle piste, e quindi i rischi, potrebbe essere mettere un tetto massimo alle presenze giornaliere. «Ad Airolo-Pesciüm, usiamo il dynamic pricing, un sistema di prezzi flessibili che rende i giorni infrasettimanali più attrattivi», spiega ancora Mona. «Inoltre, quando possibile, apriamo piste e impianti in modo mirato, per distribuire meglio gli sciatori sull’intero comprensorio». Tuttavia, un limite massimo agli accessi sarebbe solo l’ultima spiaggia: «Potrebbe essere una soluzione in casi estremi, ma comporta sfide economiche per le stazioni di medie dimensioni come la nostra. In alternativa, la prenotazione online e la comunicazione in tempo reale sulla disponibilità delle piste possono aiutare a gestire i flussi in modo più efficace nei giorni di punta». In generale, soprattutto per le destinazioni di grande richiamo, secondo il direttore di Valbianca SA « la tecnologia dovrà diventare un alleato fondamentale: sistemi di segnalazione dinamica, che indicano le zone più trafficate o suggeriscono percorsi alternativi, aiutano a evitare assembramenti e a migliorare la sicurezza».
I compromessi
La sicurezza passa dunque da numerosi aspetti. Anche da una corretta preparazione delle piste. «Il manto nevoso deve essere sufficientemente spesso per coprire rocce o ghiaccio, e deve essere battuto in modo ottimale per creare una base stabile», spiega Mona. Inoltre, se il rischio valanghe è troppo elevato, la pista interessata deve rimanere chiusa. «Un altro elemento cruciale è la presenza di segnaletica e protezioni adeguate, come le reti. Un manto nevoso insufficiente può tuttavia rendere difficile la loro applicazione». È anche per questa ragione che ad Airolo non tutte le piste sono aperte. « Negli ultimi decenni, le nevicate sono diminuite in volume e si sono spostate nel tempo: nonostante queste sfide, grazie agli impianti di innevamento e a una gestione attenta, garantiamo piste sicure e di alta qualità per i nostri ospiti. Questo, purtroppo, arriva a volte con dei compromessi. Può infatti darsi che riusciamo ad aprire solo una parte delle risalite o delle piste. Anche se l’occhio vede tutto innevato non vuole dire che siamo in grado di aprire tutte le piste».