Tassa della salute dei frontalieri, il Parlamento italiano boccia la sospensiva

La maggioranza di centrodestra ha respinto lunedì scorso, in Parlamento, un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico (primo firmatario il deputato Toni Ricciardi, eletto nel collegio europeo) con cui si chiedeva al Governo di Giorgia Meloni di «stabilire, nel prossimo provvedimento utile, il rinvio della decorrenza» della cosiddetta “tassa della salute”. Tassa che i frontalieri saranno costretti a pagare in misura proporzionale al loro reddito netto per sostenere le spese della sanità e, in particolare, l’integrazione salariale di medici e infermieri attivi nelle strutture delle province di frontiera.
L’ordine del giorno chiedeva il rinvio anche «al fine di approfondire, attraverso un confronto con la Svizzera, la compatibilità della norma con i princìpi costituzionali e la portata applicativa» della stessa.
I no alla Camera sono stati 149, i sì invece 119.
Nell’intervento pronunciato a sostegno dell’ordine del giorno, Ricciardi ha definito la “tassa della salute” «un'incomprensibile ingiustizia» e ha spiegato che l’Italia, mantenendola in vita, rischia pure di andare incontro a una figuraccia internazionale.
«Il Governo federale di Berna ha avviato un'indagine conoscitiva per capire se la tassa sia legittima», ha detto il deputato PD. L’accordo entrato in vigore a luglio, votato all’unanimità dalle forze politiche italiane prevedeva un tavolo permanente tra Governo italiano, Governo svizzero e parti sociali. La possibile introduzione di una nuova tassa sarebbe quindi dovuta necessariamente scaturire da un confronto tra le parti.