Timori sui migranti al confine, la SEM prova a smorzare le polemiche
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Sedici. Fra tante parole, è forse un numero l’informazione più di spicco dell’incontro di oggi fra autorità ticinesi e lombarde sulla sistemazione di alcuni migranti – sedici, appunto: questa la capacità massima della struttura – nella ex caserma dei Carabinieri al valico di Fornasette. La prospettiva, che sta creando qualche preoccupazione fra le comunità di Tresa e di Luino, è stata al centro di un summit a Varese a cui hanno partecipato, fra gli altri, il prefetto del capoluogo lombardo Salvatore Pasquariello, il consigliere di Stato Norman Gobbi, il sindaco di Tresa Piero Marchesi e il suo omologo di Luino Enrico Bianchi.
Tra i punti sollevati durante il vertice, c’è stato anche il tema delle riammissioni. Sì, perché l’Italia, nel dicembre del 2022, ha deciso in maniera unilaterale – complice il ritmo di migranti in arrivo sulle coste della Penisola – di sospendere l’Accordo di Dublino e quindi di non accogliere più richiedenti l’asilo che rientrerebbero nella sua competenza. Eppure, come spiega Ryan Pedevilla, a capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione, la sospensione dell’Accordo di Dublino non ha bloccato del tutto i trasferimenti a cavallo del confine.
Da noi interpellata, anche la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prova a smorzare le polemiche. Nonostante sembrerebbe che le autorità italiane non abbiano preso contatti in anticipo con la SEM per avvisarla del progetto, «potrebbero aver avuto dei contatti con i Comuni confinanti».
In tutti i casi, precisa, «non è insolito gestire alloggi vicino ai confini, lo facciamo anche noi». Per quanto riguarda invece il tema delle riammissioni in Italia, la SEM fa sapere che «nonostante la sospensione da parte dell’Italia, anche nel 2024 la Svizzera ha potuto trasferire all’estero un numero nettamente superiore di persone rispetto a quelle che ha dovuto riprendere dai suoi partner europei, in un rapporto di quasi 3:1». Non poco, dunque. Finora, precisa sempre la Segreteria di Stato della migrazione, «non siamo riusciti a trasferire 1.382 persone in Italia nell'ambito della procedura di Dublino: 473 sono ancora in fase di esecuzione, 14 delle quali in Ticino».
Se il prospettato arrivo di un gruppetto di migranti a ridosso del confine ha messo in allarme cittadini e autorità, i dati della migrazione in generale raccontano di numeri in costante calo. In special modo per quanto riguarda il nostro cantone. «Nel 2024 la migrazione attraverso il Mediterraneo centrale è diminuita di circa il 60%», spiega in effetti ancora la SEM. In totale, prosegue, «sono quasi 67 mila le persone arrivate in Italia attraverso questa rotta». Rispetto al 2023, è diminuito «in modo significativo» soprattutto il numero di cittadini di diversi Paesi dell’Africa occidentale, tra cui la Costa d’Avorio, la Guinea e il Burkina Faso. «Una piccola parte di queste persone – prosegue la SEM – presenta poi una domanda di asilo in Svizzera». La migrazione dall’Italia verso il confine meridionale, ossia il Ticino, è però «diminuita significativamente già nel tardo autunno del 2024». Una tendenza confermata anche dai dati dell’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini, secondo cui i migranti irregolari entrati in Svizzera, lo scorso anno, sono stati 17.470, contro i 25.831 dell’anno precedente. Detto ciò, i numeri potrebbero forse tornare ad alzarsi con l’arrivo della bella stagione. «Nel periodo invernale – viene ricordato dalla SEM – il numero di migranti in viaggio è nettamente inferiore rispetto all’estate e all’autunno». L'aumento della migrazione irregolare verso l’Europa inizia nel bacino del Mediterraneo tra la fine di aprile e l'inizio di giugno». E, per la Svizzera, «l’aumento della migrazione irregolare verso la Svizzera e delle domande d'asilo inizia di solito qualche settimana dopo».