Stabio

Tra le torri del Castellett' il regno delle start-up

Villa Quisisana, l’edificio ottocentesco che svetta sul Comune momò, da anni è in stato di abbandono – All’orizzonte, però, si prospetta una nuova vita: un progetto ne prevede infatti la ristrutturazione puntando su piccoli appartamenti e aree di lavoro condiviso
©Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
17.02.2023 06:00

Passeggiando per le via di Stabio è impossibile non notarla. Malgrado il peso degli anni e qualche «acciacco» dovuto alla mancanza di cure, il fascino è immutato. A dominare sul paese, vestita di giallo, c’è Villa Quisisana, l’imponente edificio costruito nella seconda metà dell’Ottocento (verosimilmente nel 1870). È chiamato anche Castellett’ presumibilmente per la sua conformazione: un rettangolo con 4 torrette quadrate. Una villa che, stando alle ricerche effettuate da Marco Della Casa – consultabili anche nell’Archivio della memoria di Stabio – fu ralizzata dalla famiglia Ramella ma venne in seguito abitata e sistema dalla famiglia Maurer, di origine tedesca ma residente a Milano. La villa – comprendente serra, piscina, piccole vasche per i pesci, un parco e un personale acquedotto che portava l’acqua dalla zona del campo sportivo – fu in seguito abitata da un dentista di Berna. Nel 1966 il proprietario cambiò nuovamente – un impresario di Stabio – così come nel 2008. Ad oggi (o meglio da diversi anni) Villa Quisisana è però disabitata. E ne ha risentito. Chi passeggia attorno al promontorio noterà che alcune porzioni di muro non ci sono più (curioso il fatto che si possa scorgere l’interno di un bagno). La vegetazione circostante non è più curata. La villa, in sostanza, è abbandonata.

Non solo appartamenti

Ma lo sarà ancora per poco. O meglio, qualcuno ha già esercitato un diritto di compera ed è pronto a dare nuova vita al secolare edificio. «L’idea è quella di creare un centro per le start-up dove si possa sia lavorare che vivere» ci spiega il nuovo proprietario di Villa Quisisana, che lavora nel settore appena citato. Ed è proprio da questa idea che lo studio di architettura Bizzini Architetti di Chiasso dovrà sviluppare il progetto. «Da un lato verranno realizzati dei piccoli appartamenti che saranno affittati per brevi e medi periodi, dall’altro si creeranno spazi lavorativi aperti e di co-working, con la possibilità di organizzare anche eventi», racconta il proprietario. E la particolarità dell’edificio sarà un richiamo per le persone. Il progetto punta infatti sul mantenimento dell’architettura attuale, la quale verrà arricchito da alcuni nuovi elementi, oltre a ripristinare quelli già presenti nel mappale (una casetta con 3 locali, un rustico con grottino e sala superiore, un’autorimessa e una serra in legno parzialmente distrutta). E il grande parco che si estende a ridosso della villa? L’idea è quella di farlo diventare una sorta di area pubblica, accessibile a tutti. «L’ho vista in vendita – ci confida ancora il nostro interlocutore – e ho pensato che fosse un peccato vedere l’edificio in quello stato. Anche in funzione di quello che potrebbe essere. D’altro canto cercavo qualcosa di un po’ particolare e che potesse fungere anche da attrattiva».

Domanda inoltrata

Prima di vedere realizzata l’opera ci vorrà però del tempo. Ma i primi passi sono già stati effettuati. Recentemente, infatti, è stata inoltrata una domanda di costruzione informativa preliminare al Comune – «che si è rivelato essere molto disponibile» – e al Cantone. In base alle osservazioni che perverranno si potranno affinare i dettagli del progetto. Che molti, in paese, sperano possa andare in porto.

«Una ferita da curare»

La ristrutturazione della villa è stata accolta positivamente dal Municipio. Positive, commenta il sindaco Simone Castelletti, anche le intenzioni di inserire «contenuti innovativi e interessanti per il nostro Comune. Il desiderio più importante – continua – è che si riesca a trovare con le autorità cantonali e il proprietario una soluzione che possa permettere di far guarire a breve questa importante ferita nel territorio. Di ferite il nostro Comune ne ha diverse – ammette il sindaco – e il Municipio, nei suoi limiti di competenza, sta cercando di rendere il nostro paese, dal profilo architettonico e non solo, più accogliente».

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